“Oggi il corpo è diventato semplicemente un manichino, qualcosa di completamente separato da noi. La gente lo tratta come se fosse un oggetto che si allestisce, che si costruisce, esattamente come se fosse una vetrina. E’ quindi diventato il luogo della nostra falsificazione. Chi siamo, probabilmente, non lo sappiamo più neanche noi. Quindi, in cambio di quel niente che è diventata la nostra faccia, esponiamo un corpo su cui lavora quasi esclusivamente il sistema della moda. Un corpo confezionato che non coincide più con noi. Rispetto agli anni ottanta, il corpo di oggi è molto abbellito, ma è falsificato, perché non ci riproduce.
(…) tempi della comunicazione si sono ridotti, la velocità temporale fà sì che un soggetto abbia solamente pochi istanti per relazionarsi all’altro e quindi non c’è possibilità di farsi conoscere, di farsi notare, se non offrendo un corpo allestito, un corpo che colpisca”.
Umberto Galimberti
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La moda e i giochi di identità (U. Galimberti, I miti del nostro tempo)
In una nota alle “Questioni di metodo”, Jean Sartre osserva che come la persona produce l’indumento, nel senso che si esprime attraverso di esso, così l’indumento produce magicamente la persona, per cui al limite, trasformando l’indumento, si trasforma il proprio essere. “Giocando” con la blusa, con la cravatta, con la cintura si partecipa a quel tema ludico ludico per eccellenza che gli antichi avevano mitizzato in Giano bifronte. Grossi problemi di identitàsi possono ludicamente risolvere componendo diversamente i tratti vestimentari, in modo da apparire contemporaneamente “dolci e fieri”, “rigidi e teneri”, “severi e disinvolti”. Questi paradossi psicologici hanno un valore nostalgico, testimoniano un sogno di totalità dove non è necessario scegliere, perchè si può essere tutto contemporaneamente.
La moda non respinge nulla. Si offre sia a chi vuole sfuggire alla ripetizione ossessiva, sia a chi la ricerca perchè da tempo insegue un sogno di identità. Per questo, scrive Barthes, “dolci, siete voi; “rigide, siete ancora voi”; “fiere, siete sempre voi”. Moltiplicando le persone in un solo essere, la moda dà un saggio della sua onnipotenza, “recupera il tema ancestrale della maschera, attributo essenziale degli dèi”, e la offre agli uomini. Giocando con le maschere senza rischio, perchè il gioco delle vesti non è il gioco dell’essere, la moda scherza con il tema più grave della coscienza umana, il tema dell’identità, incessantemente proposto dall’interrogativo: “Chi sono?”. E’ questa “la domanda della Sfinge”, la domanda dell’antica tragedia, a cui la moda risponde con la sua tastiera di segni fra cui una persona sceglie il divertimento di un giorno.
Come sempre accade, si gioca a quello che non si osa essere; e attraverso la moda, osserva Barthes, si può giocare al potere politico perchè la moda è monarca, a quello religioso perchè i suoi imperativi hanno il tocco del decalogo, si gioca alla follia perchè la moda è irresistibile, alla guerra perchè è offensiva, aggrssiva e alla fine vincitrice. I suoi decreti non hanno una causa, ma non per questo sono privi di volontà, la sua tirannia produce un “universo autartico” in cui i pantaloni scelgano da sé la propria giacca e le gonne la propria lunghezza per dei corpi ridotti a manichini.
Viene ora da chiedersi: quali sono gli effetti della moda sulla costruzione e sul mantenimento dell’identità personale? Disastrosi. Perchè là dove le cose perdono la loro consistenza, il mondo diventa evanescente e con il mondo la nostra identità. Privi di consistenza, di durata, e al limite di utilità, i prodotti della moda esistono solo per essere consumati e, dove resistono al consumo, per essere sostituiti da prodotti “nuovi e migliori” che l’innovazione tecnologica porta con sé.
In un mondo dove gli oggetti durevoli sono sostituiti da prodotti destinati all’obsolescenza immediata, l’individuo senza più punti di riferimento o luoghi di ancoraggio per la sua identità, perde la continuità della sua vita psichica, perchè quell’ordine di riferimento costanti, che è alla base della propria identità, si dissolve in una serie di riflessi fugaci, che sono le uniche risposte possibili a quel senso diffuso di irrealtà che la cultura della moda diffonde come immagine del mondo.
Là infatti dove un mondo fidato di oggetti e di sentimenti durevoli viene via via sostituito da un mondo popolato da immagini evanescenti, che si dissolvono con la stessa rapidità con cui appaiono, diventa sempre più difficile distinguere tra sogno e realtà, tra immaginazione e dati di fatto.
Declinandosi sempre più nell’apparire, l’individuo impara a vedersi con gli occhi dell’altro. Impara che l’immagine di sé è più importante della sua personalità. E dal momento che verrà giudicato da chi incontra in base a ciò che possiede e all’immagine che rinvia, e non in base al carattere o alle sue capacità, tenderà a rivestire la propria persona di teatralità, a fare della sua vita una rappresentazione, e soprattutto a percepirsi con gli occhi degli altri, fino a fare di sé uno dei tanti prodotti di consumo da immettere sul mercato.
Priva di un mondo costante, durevole e rassicurante nella sua solidità, l’identità diventa incerta e problematica, nion perchè l’individuo non appartiene più a precise categorie sociali, ma perchè non abita più un mondo stabile e dotato di esistenza indipendente…. […]
“UNA VITA VISSUTA SENZA UN SENSO COSTANTE DI SE’, CHE NAUFRAGA IN UNA SERIE DI RIFLESSI FUGACI NELLO SPECCHIO DELL’AMBIENTE CIRCOSTANTE”
CORPUS DOMINI-O.!!!!!
Gabriele, salutissimi da Paolo
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L’apparenza della caducità!
Sereno inizio di settimana, Gabriele! Ti stringo forte al mio cuore…
Siamo nel tempo del ferro più nero, del materialismo più denso, più sfrenato, più illusionista, dove dopo tantissime millenarie sagge, ma inutili parole (perché non comprese nel vero senso spirituale, ma solo nel formale, di un dogmatico pensiero ormai in decadenza, privo di ricercati valori che ha negato/alterato e che di conseguenza ha prodotto solo negazioni/riluttanza/superficialità per ogni cosa), in effetti e come effetti di cause/concause scatenanti/generatrici, sono servite solo ad innalzare la forma con tutte le sue bellezze esteriori, in superficie (quasi la stessa ciclica espressione di quella tramandata più antica politeistica/pagana civiltà Greco/Romana in cui oggi benissimo possiamo identificarci sia nella forma socio/politica/culturale come anche in un Cristianesimo o meglio in un Cattolicesimo assai intercalato in un illusorio frenato paganesimo ) dove è più importante l’apparire e non l’essere.
Ma è anche un tempo necessario di trasformazioni affinché si possano risvegliare quelle sopite/addormentate forze interiori… Affinché nel seme consapevole di quella propria caducità si possa riscoprire l’albero dell’immortalità
E’ quando si riscopre la propria immortalità allora, come si sul dire, sono anche “cavoli/cazzi amari” cavoli assai amari verso coloro o verso quel sistema (matrix) che ti ha condotto a credere o a non credere, secondo un preciso/meditato/parteggiato/voluto/indotto schema psicologico di pensiero che come effetti ha solo prodotto una vera e propria OMISSIONE DELLA TUA COME DELL’ALTRUI LIBERTA’ perché, nell’essenza ogni omissione di libertà è anche e soprattutto una VERA OMISSIONE DI AMORE che come effetti (per i non conoscitori, per gli inconsapevoli) , ha, produce e produrrà tantissimo male…
Mi creda caro Raffaele,malgrado i numerosi tentativi di velare gli occhi,c’è una vista interiore che consente di andare al di là dell’ingannevole realtà dove l’essere è spirituale e si esprime attraverso l’Amore in tutte le sue sfumature.
Ciiao Luigi. Buon inizio anche a te! Baci.
Un saluto caloroso da parte mia, Paolo! Un abbraccio.
Carissima Rossella, è proprio con quella raggiunta maggiore PROVATA VISIONE , che spesso oltre all’angelo della presenza, si risveglia anche il daimon interiore… il Guerriero, lo scudo di protezione che in questo martoriato amato mondo vorrebbe trasformare ogni male ogni ingiustizia in un meraviglioso radioso variopinto infinito prato fiorito… E’ una continua lotta fra spirito e la materia, perché lo spirito immortale, l’essenza, la divina indefinibile luce, la monade, il padre/madre celeste è già in libera simbiosi con tutti gli universi (multiversi compenetrati e non) e con tutta la creazione, mentre l’essere mortale, l’uomo, l’attore, lo spettatore vive nella sua limitata realtà (5%) di questo nostro tridimensionale universo con i suoi limitati sensi esteriori (1/10) dei veri innati, ma sopiti divini aspetti cognitivi. Il risveglio spesso comporta anche ribellione, ribellione verso chi trasforma nel dio denaro i sacrifici e persino il sangue di tanti inconsapevoli fratelli di viaggio…..
Mi è capitato di lavorare a Milano nel campo del “fashion” è così a Milano certo non qui al sud. È una valutazione erronea troppo generalista. Già le inglesi nn sono così, sono gente pratica che è capace di fare combinazioni azzardate in nome della praticità, magari un nell’abito a fiori e una giacca maschile, le tedesche amano la qualità e il giusto prezzo, le americane vogliono essere sexy, le arabe semplicemente belle pure se abbondanti per quella bellezza “haifa” di donna “piena” , nessuno agisce alla milanese se non è milanese, credo che la glacialità delle commesse milanesi abbia colpito Galimberti. Lo invito al Sud. Dove le donne tendono a vestirsi con quello che le fa sentire femmine e non manichini. Eh’ . Poi sulla moda vorrei sentire Natàlia Aspesi il mio idolo da sempre. Dai. Galimberti è pure un copione 😀 . Insomma non è femmina. Avrà aspettato troppo in negozio, a via Montenapoleone.
Gentile Raffaele,inquietudine,ribellione-risveglio e risveglio-ribellione sono ,a mio giudizio,compagni di viaggio che possono condurre lontano.Poi tanto lontano non è…per chi cerca la casa interiore..SPENDIDA GIORNATA
ODE ALLA VECCHIAIA
viva la vecchiaia
perchè se si ha la fortuna di invecchiare
vuol dire che si è potuto vivere a lungo
viva le rughe
perchè vuol dire
che ho vissuto
ho riso e pianto
e avuto
una vita piena
Sul mio volto
si possono leggere
i tratti di questa pienezza
che sfoggio con fierezza
Viva i capelli bianchi
perchè vuol dire
che tutte le caxxate che dovev fare
le ho già fatte
ho già dato,
anche se mel mio spirito fanciullo
qualcuna da dare ancora mi rimane…
Viva le macchie sulla pelle
perchè almeno
non devo più preoccuparmi
di coprire i brufoli
Viva la lentezza del movimento
almeno posso gustarmi il paesaggio
ed essere cosciente del mio tempo
E sopratutto viva gli anni che avanzano
perchè non c’è cosa migliore
di vedere il frutto
di tutti i propri sforzi
finalmente germogliare
e goderselo
(i giovani hanno molto da”zappare”
prima di vedere i frutti crescere:
lavoro e fatica…
già dato anche questo
anche se in realtà
“zappo” anch io ancora la terra
ma da qui vedo
tutti i migliaia dei miei ettari in fiore
che spettacolo…!!!!)
Viva il corso naturale delle cose
perchè mi è amico
e mi ha permesso di crescere
e di evolvermi
sai che noia rimanere
sempre fermi
a se stessi
e non andare avanti…
Grazie alla mia preziosissima
vecchiaia perchè mi ha permesso
di proseguire nel mio cammino
di credere in ciò
che avevo di caro
di essere arrivato fin dove sono ora
perchè
se per me tutti questi anni
non fossero passati,
non avrei fatto niente
ciò che ho fatto,
non avrei imparato niente
di ciò che so
e sopratutto
non sarei ciò che oggi sono..
Grazie vecchiaia mia,
un dolce bacio perchè mi sei amica
e ti voglio bene,
mi hai permesso
di percorrere tutta la mia vita
fino qua!!!
Che posso chiederti di più!?
ps: tutti dovremmo fare un ode alla vecchiaia
perchè ci porta fin dove siamo arrivati
ci fa vivere a pieno tutta la nostra vita!!!!
by Mel
La vecchiaia mi incuriosisce.Pensavo che fosse un tempo tranquillo.Gli anni dai settanta agli ottanta furono per me interessanti e abbastanza sereni,ma gli anni sopra gli ottanta sono appassionanti…Con mia grande sorpresa,sono colma di convinzioni ardenti.
Florida Scott-Maxwell
fisicità / spiritualità