Notturno a Boccheggiano

Vola per questo borgo solitario,
leggero come ali di farfalla,
un gran silenzio che i pensieri affranca
quiete regala alla mia mente stanca.
Passi felpati per non far rumore,
battenti di cotone alla mia porta,
batacchi claudicanti non ne sento,
né ansimar di vecchi o passi stanchi.
Lieve la notte il sonno m’offre lieto,
mi culla dolcemente, mi circuisce,
m’avvolge e mi carezza con affetto
i miei ricordi annebbia e diluisce.
Sull’ali della notte mi trasporta,
tutti i pensieri neri mi cancella
le pene andate e le future ancora
tutte mi offusca e pace mi regala.
Per tant’ore con la nera mia compagna
passeggio per i vicoli del borgo,
sopra i castagni volo e mi ristoro
come un gabbiano plano,
scivolo lieve tra le nebbie stanche
che affogano nel guazzo la campagna.
Dopo accarezzo ancora il sole
che da un pezzo scivola sui tetti,
che gli embricini, ancora d’acqua mézzi,
fa fumare festanti ed il calor regala.
Apatico nel letto mi rigiro,
al privilegio d’una pace cercata,
d’una serenità voluta,
ancor m’attacco
quasi a goderne i vantaggi fino in fondo,
come dal calice gustar gli ultimi sorsi d’un vino
lungamente invecchiato e ben fruttato.
Poi alle tiepide lenzuola infin rinuncio
ed al tedio d’un giorno uggioso mi abbandono.

Armando Salvatore Santoro

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Il balcone (2)

(Berthe Morisot, Donna e bimba al balcone, 1872)

Al mattino

 

Brilla di rugiada il prato; più vivace
Già corre la sorgente desta; il faggio
inclina il capo incerto e tra le foglie
mormora e brilla; e intorno a grigie nubi

Rosse fiamme si allungano, annunciando,
Senza rumore si levano in onde;
Come flutti alla riva, le cangianti,
Alte si levano, sempre più alte.

Vieni ora, sali, e non troppo presto,
Giorno dorato, al vertice del cielo!
Perchè più aperto e confidente vola
A te il mio occhio, beato! fino a quando

Giovane nella tua bellezza guardi
E troppo splendido e orgoglioso ancora
Per me non sei; sempre vorresti andare
Lo potessi io con te, viandante dio!

Ma tu sorridi del lieto spavaldo,
Che vorrebbe eguagliarti; benedici
invece il mio mortale agire e ancora
Benigno! allieta il mio muto sentiero.

Friedrich Holderlin