I luoghi del cuore: Salvatore Armando Santoro

Centopietre di Patù

Carissimi amici,

Salvatore Armando Santoro ha risposto alla mia/nostra richiesta di condividere i luoghi del cuore, con questo messaggio d’amore (le immagini che riporto sono state segnalate dal nostro stesso amico):

Il mio luogo del cuore è il Vereto di Patù, un posto che mi è stato infilato nel cuore da una mia musa ispiratrice di centinaia di poesie. Ora la musa si è dileguata ma questa località è rimasta nel mio animo non riesco più a cancellarla anzi ormai fa parte della mia vita come un luogo sacro dove rifugiarmi e trovare pace.
Il silenzio che circonda questo posto e la storia che racchiude mi ha ispirato anche alcune significative poesie.
Forse la più bella è questa:

“VERETUM”

Dall’ermo colle
ove solingo
giornate passo a rimirare il mare,
la tua casa riguardo
e tracce cerco della tua presenza.

E mentre penso,
sotto i miei piedi
orme lontane inseguo,
tratturi dell’antica via traiana
che la storia sovrastano,
al tempo perdurano
e la memoria antica,
tracce di porti e navi,
nei fondali del mare
archiviano incostanti.

L’urlo dei cavalieri ancor resiste:
nella vallata l’orda musulmana
cozza contro il Vereto
e la respinge.
E se la croce è un simbolo che dura
se quella mezza luna ancor resiste,
se nei geni della razza vinta ancor persiste
la traccia dell’antica violenza allor subita,
anche il bianco vessillo dei crociati
al sole splende tra le mura antiche
d’una rocca che protezione diede,
e riparo e conforto,
a quella gente che l’onta subì impotente
delle incursioni
degli infedeli predoni saraceni.

E questa terra,
figlia della stirpe dei cretesi, dei messapi,
dell’orgoglioso e forte popolo japigio,
le tracce ancor conserva
d’una cultura che non è finita.

Dormente giace
sotto le zolle, tra le pietre di questo suolo ingrato,
e nel tempo teschi ed ossa ridona
all’ignaro bracciante
che al sole le zolle rivolta
e sassi ammucchia ai bordi dei poderi.

Le vestigia antiche ancora custodisce
d’una storia tutta da stilare
che sempre a un popolo appartiene,
d’una storia che il tempo non cancella
e che attende, paziente,
che al sole riemerga e che sia letta.

Salvatore Armando Santoro
(Boccheggiano 23/12/2009 12.22)

Chiesa di San Giovanni Battista a Patù

Ecco questa poesia la dice lunga di quanto questa località mi sia entrata nel sangue. Addirittura ho cercato anche di acquistare qualche lembo di questa terreno, considerato di interesse archeologico e sottoposto a vincoli di ogni genere per cui non si può farle nulla se non coltivare il terreno. Ma sotto quel terreno, coperto da millenni di storia, chissà quanti tesori vi sono nascosti ed il tempo me ne darà ragione se aaranno avviati gli scavi archeologici più voltre annunciati ma che non partono mai.
La località corrisponde al vecchio municipio Romano del Veretum, diventato un castrum molto importante al tempo dei romani, servito anche da un porto (antistante la frazione di San Gregorio di Patù) di cui rimangono le tracce sommerse dal mare. Ma già anche nell’antichità i Greci vi avevano costruito una città fiorente e con una importanza commerciale e politica molto rilevante a quei tempi e di questo ne parla anche Erodoto nelle sue “Storie”.

Chiesa della Madonna del Vereto a Patù

Infatti, in questa località sorgeva un’antica città messapica situata su una collina carsica a poca distanza dal centro abitato dell’odiernà Patù (nome derivante da Pathos per il martirio subito dai suoi abitanti ad opera dei saraceni) in provincia di Lecce, dove vi era edificato anche un tempio in onore della dea Minerva che sorgeva proprio sull’area occupata oggi dalla chiesa della Madonna del Vereto, da tempo in disuso. Fu un importante centro commerciale e politico sia nei rapporti con la Grecia sia con quelli della Magna Grecia.
Intorno al 3° secolo A.c. divenne municipio romano e nel IX secolo fu rasa al suolo dai Saraceni. Di tale evento, rimangono alcune testimonianze monumentali, tra i quali quello dello Centopietre, che è un antico monumento funerario e venne edificato come mausoleo sepolcrale per raccogliere i resti del cavaliere Geminiano, messaggero di pace trucidato dai saraceni subito prima della battaglia finale tra cristiani ed infedeli di Campo Re del 24 giugno 877. Il terreno che si trova nelle adieacenze di questo monumento è stato sottoposto a vincolo archeologico.
Le Centopietre sono una singolare costruzione di forma rettangolare edificata con 100 blocchi di roccia calcarea prelevati proprio dalla vecchia fortificazione muraria elevata dai Messapi.
Le sue dimensioni sono di m. 7,20 di lunghezza, di 5,50 di larghezza e di 2,60 mt di altezza. All’interno presenta diversi strati sovrapposti di affreschi a soggetto sacro risalenti al XIV secolo che lentamente si stanno dissolvendo a causa dell’incuria e dell’umidità. Nel 1873 il governo lo dichiarò Monumento nazionale di seconda classe.
Io mi auguro solo che venga avviato al più presto il recupero per salvare almeno parte degli affreschi che interessano non solo le Centopietre ma anche l’interno della Chiesa della Madonna del Vereto.

Il nostro Salvatore, che ringrazio per questo viaggio che ci ha permesso di fare attraverso le sue parole, ci ha spedito anche un link di un portale dove è possibile trovare immagini e informazioni su questi luoghi così colmi di fascino: “Veretum e il finis-terrae”.

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6 Risposte

  1. Conosco Salvatore come Poeta e qui ne da una grande prova. Cordiali saluti

  2. Gentile Patrizia,
    grazie del cordiale intervento. Sono in accordo con lei.

    A presto!

  3. Caro Prof. colgo l’oppurtunità per inserire un luogo della storia e del cuore con una lirica dell’andriese Pasquale Cafaro che sublima il Castello federiciano.

    IL CASTELLO

    In vetta al colle solitario, sparso
    di radi pini e d’asfodeli in fiore,
    saldo solenne appare contro il cielo
    Castel del Monte.

    Or che l’accende il sole in tutta gloria,
    tempio di un nome sembra, e nel mistero
    de le muraglie una segreta fede
    pare che chiuda.

    Da la corrosa pietra anche tenace
    ecco si desta l’anima dei secoli:
    da le dischiuse bifore si affaccia
    il tempo antico.

    I biondi falchi roteando lenti
    ne la rapace maestà del volo
    fanno al regale romitaggio eccelso
    corona alata.

    Pasquale Cafaro

  4. Cara Dina,
    grazie di questa immagine rara. Amo anch’io questo luogo d’enigma.

    Un caro saluto.

    PS: condividerò questo tuo commento con una bella immagine del Corona di Federico

  5. Grazie a Lei, felice giornata!

  6. Ciao Patty,
    ben trovata. Spero tutto ok! Tu mi vizii. Un abbraccio.
    Salvatore Armando Santoro

    ..e grazie a Gabriele che mi lusinga sempre!

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