Sì, mi rotolano in bocca anche a me questi immortali versi, cara Anna. Questa con-divisione della nostra amica mi ha fatto venire in mente che sarebbe bello e buono riportare nel blog le poesie che ci ricordiamo a memoria. Vi piace l’idea?
Buon sabato, caro Prof./ Presidente della Repubblica di Abbrabaci, l’isola che c’è!
Un affettuoso saluto a tutti gli amici, nuovi e ritrovati.E’ difficile la scelta tra tante meravigliose liriche, tuttavia quella che per prima ho amato, dai tempi delle elementari, è “L’Infinito”:
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.Ma sedendo e rimirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura.E come il vento odo stormir tra queste piante,
io quello infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei.Così tra questaimmensità
s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.Giacomo Leopardi
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Ecco la mia poesia 🙂
“non destare il mio sonno
il mio amore ha per te
la forma di un bambino
a cui non puoi chiedere
di smettere d’amarti”
15 luglio 2005
N. Gelo
A Zacinto
di Ugo Foscolo
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l’inclito verso di colui che l’acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
Sonetto classico il cui metro é ABAB, ABAB, CDE, CED.
E’ una delle poesie meglio ricordate che sanciscono l’origine del mio amore per la poesia ad opera di una professoressa stupenda che ha trasmesso questa passione anche ad altri studenti dei suoi corsi. Diciamo che ha seminato bene ed ha passato in modo egregio il testimone a tanti suoi allievi che ancora oggi, a distanza di oltre 60 anni, si dilettano di poesia.
Questa lirica mi ha anche insegnato il metodo della declamazione e dell’analisi introspettiva del contenuto di una poesia.
Le tre negazioni iniziali sono difficili da declamare, ma una volta compreso il significato, e la disperazione insita in queste tre negazioni, diventa più facile immedesimarsi e comprendere lo stato d’animo del Foscolo e la nostalgia per la sua terra lontana e questa condizione diventa quanto mai viva ed attuale nel momento che ognuno di noi ripensa alle proprie origini ed alla propria terra di provenienza di cui conserva ricordi e rimpianti. Ed è così che la tristezza del poeta viene socializzata ed entra in circolo, tramettendo quelle emozioni descrittive che la poesia contiene e che vengono rafforzate nella immensa disperazione dell’epilogo finale dove la irreversibilità del ritorno è resa quanto mai definitiva e dolorosa da una ulteriore negazione di una “illacrimata sepoltura”.
Salvatore Armando Santoro
Una domenica di Luce, mio caro Gabriele e… un abbraccio traboccante d’affetto! 😀
Grazie, caro Nicola,
con-divido immediatamente!
Un abbraccio
Caro Nicola,
è la tua lirica del cuore o la lirica della tua memoria?
Una cascata di abbracci anche a te, caro Luigi!