Amici carissimi,
in questa domenica di sole vi voglio chiedere, sottovoce, quale è la lirica scritta nel vostro cuore? Quella nella quale vi riconoscete o quella che è ed è stata più importante nella vostra vita?
Potete mandarmi anche una citazione… quello che sentite di più nelle corde di psiche.
Intanto vi lascio la mia, anche se la conoscete bene:
“Indizi”
Come spostando pietre:
geme ogni giuntura! Riconosco
l’amore dal dolore
lungo tutto il corpo.Come un immenso campo aperto
alle bufere. Riconosco
l’amore dal lontano
di chi mi è accanto.Come se mi avessero scavato
dentro fino al midollo. Riconosco
l’amore dal pianto delle vene
lungo tutto il corpo.Vandalo in un’aureola
di vento! Riconosco
l’amore dallo strappo
delle più fedeli cordevocali: ruggine, crudo sale
nella strettoia della gola.
Riconosco l’amore dal boato
– dal trillo beato –
lungo tutto il corpo!Marina Cvetaeva (1892-1941)
Le liriche di tutti voi verranno, poi pubblicate nel nostro blog/temenos…
Grazie. Baci baci
Filed under: Amore, Emozione, Liriche del cuore, Poesia, Psiche | Tagged: lirica, Marina Ivanovna Cvetaeva, Poesia |
Ecco la mia, Gabrele caro. Ti abbraccio forte…
“Alla sera” (di U.Foscolo)
Forse perché della fatal quïete
Tu sei l’imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all’universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
[…] nostro caro Luigi ci ha inviato la sua lirica del cuore, che condivido con voi: “Alla sera” (di […]
Caro Luigi,
grazie! Già condivisa nel blog… Un abbraccio
Tutte le liriche che parlano d’amore sono scritte nel mio cuore. Ne riporto due nelle quali tutti ci siamo ritrovati e ci ritroviamo (…Non posso respirare senza di te… Nell’abbagliante splendore del loro primo amore)
SENZA DI TE
Non posso esistere senza di te.
Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
la mia vita sembra che si arresti lì,
non vedo più avanti.
Mi hai assorbito.
In questo momento ho la sensazione
come di dissolvermi:
sarei estremamente triste
senza la speranza di rivederti presto.
Avrei paura a staccarmi da te.
Mi hai rapito via l’anima con un potere
cui non posso resistere;
eppure potei resistere finché non ti vidi;
e anche dopo averti veduta
mi sforzai spesso di ragionare
contro le ragioni del mio amore.
Ora non ne sono più capace.
Sarebbe una pena troppo grande.
Il mio amore è egoista.
Non posso respirare senza di te.
John Keats
I RAGAZZI CHE SI AMANO
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore
Jacques Prevert
Meraviglioso come sempre; grazie, Gabriele, grazie di cuore… 🙂
Questa è la mia:
Oh me! Oh vita!
domande come queste mi perseguitano
degli infiniti cortei di infedeli, di città piene di sciocchi, di me stesso che sempre mi rimprovero,(perché chi più sciocco di me, e chi più senza fede?),
di occhi che invano bramano la luce, di meschini scopi, della battaglia sempre rinnovata, dei poveri risultati di tutto, della folla che vedo sordida camminare a fatica attorno a me,
dei vuoti ed inutili anni degli altri, io con gli altri legato in tanti nodi, la domanda, oh me, la domanda così triste che ricorre – Che cosa c’è di buono in tutto questo, oh me, oh vita?
– Risposta: Che tu sei qui, che esiste la vita e l’individuo, che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi con un tuo verso.”
Wal Whitman
…la sera ci è complice,
caro Luigi…
Grazie, di queste parole magnifiche!
Cara Elena,
che brivido, che emozione queste parole di Keats… così forti, e, pensando a lui, così drammatiche. Straordinarie!
Grazie
Caro Gabriele, era da tanto che non entravo nel tuo blog. Ho letto molti post e mi sono piaciuti. Più tardi scriverò a Raf. Non ho visto degli scritti di Rosa. Non stava bene con la salute… . Hai, per caso, sue notizie ? Grazie e un abbraccio.
Tu mi hai svelato cose
che in me tenevo segrete,
sei stato per le corde dell’anima
il sussurro notturno del vento.
Hugo von Hofmannsthal
A dire il vero non ne ho una in particolare a cui sono legato..
Tra le mie preferite… anche perchè la sento molto famigliare…
L’arte di perdere
L’arte di perdere s’impara presto;
tante le cose col segreto intento
di andare perse che non è un disastro.
Perdi una cosa al giorno. Con malestro
accetta chiavi perse, un’ora al vento.
L’arte di perdere s’impara presto.
Perdi di più, più in fretta; al peggio apprestati:
luoghi e nomi e dov’è che avevi in mente
di recarti. Non sarà mai un disastro.
L’orologio di mamma ho perso; e questa!
Che è l’ultima di tre case nel niente.
L’arte di perdere s’impara presto.
Ho perso due città, belle. E, più vasti,
altri regni, due fiumi, un continente.
Mi mancano, ma non è poi un disastro.
Anche perdere te (la voce,
il gesto amato) non mi smentirà. È evidente:
l’arte di perdere fin troppo presto
s’impara e sembra (scrivilo! ) un disastro.
— Elizabeth Bishop
SONETTO DELL’AMORE COME UN FIUME
Questo infinito amore di un anno fa
che è più grande del tempo e di ogni cosa
questo amore che è reale e che, tuttavia,
io credevo non esistesse più.
Questo amore che è sorto insospettato
e che nel dramma si è fatto pace
questo amore che è il tumulto dove giace
il mio corpo per sempre sotterrato.
Questo mio amore è come un fiume; un fiume
notturno, infinito e lento
che scivola morbido nella solitudine
e che nel suo corso siderale mi porta
illuminato di passione nell’oscurità
verso lo spazio senza fine di un mare interminabile.
Vinicius de Moraes
buona sera professore.e saluti anche a tutti i lettori del blog. ci sono molte liriche che amo,ma forse una preferita non esiste. anche perchè mi cambia a secondo dello stato d animo.questa sera mi sento di postare una veccia poesia di Garcia Lorca, poeta e ribelle dell andalusia. SERENATA. sulla riva del fiume /la notte si stà bagnando/ e nei seni di lolita/ muoiono d amore i rami/ muoiono d amore i rami/ nuda la notte canta/ sui ponti di marzo./ lolita si lava il corpo/ con acqua salmastra e nardi/ muionono d amore i rami/ la notte d anice e d argento risplende sopra i tetti/ argento di rivi e spicchi/ anice delle tue cosce bianche/ muiono d amore i rami/ muiono d amore i rami. salute tutti g.luca
Caro Rossano,
grazie! Le parole di Whitman hanno il potere della semplice visionarietà… con la sapienza più potente!
Cara Antonella Di Pietro,
le tue parole sono una “chiave”… grazie!
Dura e magnifica, Winah… me la ripeto spesso… Grazie!
Dopo “A Silvia” del Leopardi si legge, anche se non molto chiaramente, …
E sto abbracciato a te
senza chiederti nulla, per timore
che non sia vero
che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te
senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire
con domande, con carezze,
quella solitudine immensa
d’amarti solo io.
Pedro Salinas
…grazie mille. No, purtroppo no…
A presto!
Carissima Dina,
sono parole che ci immergono in Psiche con una gioia e semplicità sorprendente…
Grazie, già condivisa nel blog.
Un caro abbraccio!
…che sensualità. Una Afrodite al bagno, sotto la luna, dipinta dallo sfortunato poeta… Grazie, di cuore, caro Gianluca!
Cara Valeria,
con Salinas mi conquisti… Grazie!
Caro Prof,
e allora prestamente instauro la rivoluzionaria repubblica fondata sui baci e sugli abbracci… Prego!
Arrisentirci a presto, mio caro prof. 🙂
P.S. Dimenticavo: Baci e abbracci.
Cara Valeria,
la Repubblica degli Abbrabaci?
Una Restaurazione? Giammai, caro prof, acconsentirei all’impiego di baci e abbracci per fiaccare le forze utili al salto evolutivo… e funzionali alla risoluzione di annosi nodi.
Opterei per il Sincretismo … per dare valore di esperienza conoscitiva ad ogni bacio e abbraccio con conseguente propiziazione del dio… e attivazione della coscienza. 🙂
Tanti baci e tanti abbracci, mio caro prof.
Con tutto il mio affetto a tutti voi…….Baci
Frammenti
la sponda della solitudine
non ha confini netti
spalanca le sue braccia alla notte
come un lampione
scalfisce spigoli dentro
annebbia chiarori lontani
sa di appartenere al mondo
ma è deserto e sabbia
in questo mondo
non basterà fuoco nè acqua
vento e passione
a svelare enigmi a far scorrere
vene respiri gesti silenzi
inchiodati al tuo soffice gelo
meglio lasciare la porta socchiusa
quando l’ombra si soffermerà
non lascerà traccia alcuna
come vento nella notte
svanito all’alba
non farà male
e il silenzio non sarà solo silenzio
*
in ogni fibra di noi
abissi cunicoli scaglie involucri
innervati di umori schiusi
su campi di sterpaglie
spersi silenzi
in ogni fibra
un’assenza di varco
un fiume che non conosce
fermenti di pietà
questo rumore di perdita
possiede mille travestimenti
che negano quel centro
mille fraintendimenti
che vietano un ritorno
ma in questa terra
di antica lingua perforata
a cercare sussurri
tenace e prosciugato
il cuore sotterraneo
anela uno stesso respiro
un’alba una foglia una pietra
un’onda una soglia
vertebre di ali
emergono al più lieve tocco
non trovano parole
ma calde improvvise
straripano
*
non ha nome
nel baluginio di occhi colmi
di distanza
prima dell’alba
l’ombra non ha nome
su raffiche di gelo
oltre il dicibile evoca
cenere di nudi germi
labirinti trafitti di parole
l’ombra si allunga
e in sè si compie
passi vergini sussulti
non parole
bruma di scirocco nella sera
l’ombra non potrà fare a meno
di mondrian
fluttua su lembi di voli inerti
non ha nome
attende il brusio dell’alba
in agonia
*
un vocio attraversa
silenzi intermittenti
canti di cuculi inquieti
frammenti inediti
per un diluvio di vita rappresa
squarci infuriati su plaghe di aforismi
espoliazione di certezze
anche se un sole nasce improvviso
sempre rivoli di nebbia mai conclusa
invadono distanze irriverenti
*
mi nutro di parole inconsistenti
strali al vento senza venature
ma il cerchio non chiude
questo trambusto di pietre
sferraglia l’anima
questo seme di pianto vuoto di parole
non ha nome
geometrico perfetto irrompe
su orme di nostalgia
sordo disserra occhi bendati
non ha nome
inquieto va a minare
plausibili certezze
arriva quando meno te l’aspetti
da deserti abissali e vuoti vaganti
in silenzio con scatti improvvisi
si arresta il pensiero
quello di sempre
ha attraversato sentieri inauditi
paludi immonde labirinti
lidi inesplorati
ma quello che arriva
si inerpica per vie senza nome
non c’è certezza che tenga
arriva quando meno te l’aspetti
emerge al più lieve tocco
un fotogramma si aggira
non sai che nome dare
una realtà che fraintende
il sogno di tutti
non resta che ricomporre
il tutto trattenuto in un bicchiere
ritrovare la connessione
lasciarsi respirare
Un concerto di vita alle cinque del mattino -non ci credereste- flussi ritmati ,sapori di vita si intrecciano e scatenano un sole, una luce che la tenda attenua ,ma riflette su libri,foto, oggetti , improvvisamente nuovi per un istante.Mi torna in mente Janáček e le dicussioni con un giovane; ebbene lui l’aspettava,aspettava la notte per addentrarsi dentro suoni e note che solo la notte può dare, appagata dai bagliori lunari.La luna generosa ,fraterna trasforma gli esseri umani , viluppi e grovigli ,come uno specchio respira odori , i più vili e sa esattamente dove andare a parare.Le cime alberate ,immobili del mattino planano sentieri nascosti tra foglie che sembrano ali , espandendosi si flettono su labbra che albeggiano al divenire.A pensarci, preferisco il mattino ,non costa nulla , non promette, nulla di rilevante cambierà, ma tra i suoi orizzonti si inciampa in una lingua ignota e ogni cosa trabocca di epifania .E’ una sospensione , un fluire ondeggiante il Mattino.Sempre.
Platone dice:“Appartiene infatti all’uomo assennato il ricordare le cose dette nel sogno o nella veglia della natura divinatrice ed entusiastica, il riflettere su di esse,il discernere con il ragionamento tutte le visioni allora contemplate”
c’è che la luna si interra stasera
torna a vangare nodi perduti
niente di strano
domani in una goccia di pioggia
sarà più facile respirarti
del poco che resta non c’è da fidarsi
gramigna germoglia
inchioda tracce su giorni perduti
ombra come ombra in un’altra luce
la solitudine del mare dilaga
avrà una pelle di gelsomino
bagnata da un solo universo di pioggia
velo trasparente smemorato
*
c’è che la luna ha un margine
di appartenenza
inchiodata al labirinto di un cielo
che arde nella memoria
m.a.
Buon sabato, caro Prof./ Presidente della Repubblica di Abbrabaci, l’isola che c’è!
Un affettuoso saluto a tutti gli amici, nuovi e ritrovati.
E’ difficile la scelta tra tante meravigliose liriche, tuttavia quella che per prima ho amato, dai tempi delle elementari, è “L’Infinito”:
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e rimirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura.
E come il vento odo stormir tra queste piante,
io quello infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei.
Così tra questaimmensità
s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Giacomo Leopardi
Cara Maria,
posso pubblicare questi frammenti, queste tessere che compongono quel mosaico folgorante più di Monreale che è la tua interiorità, come la tue liriche del cuore?
Un grande abbraccio
Cara Anna,
come non poterla amare… Grazie
ti appartengono……..Grazie infinite! Baci
Grazie a te, cara Maria!
Quantistica
Il principe azzurro,
una freccia eventuale,
la direzione di un desiderio,
in coda all’ideale,
la fine retta;
in punta al reale,
in principio il rapporto, corretto.
Risultante: una linea diretta,
per se stessa,
la probabilità della principessa.
San Paolo che scrive ai Corinzi sull’Amore.
Una donna, anzi la Donna mi dedicò queste parole, me le fece scoprire. Ha voluto insegnarmi ad amare da adulto, pur rimandendo un bambino.
Queste sono le parole che ho incise nel mio cuore:
Se parlo le lingue degli uomini
e anche quelle degli angeli,
ma non ho amore,
sono un metallo che rimbomba,
uno strumento che suona a vuoto.
se ho il dono d’essere profeta
e di conoscere tutti i misteri,
se possiedo tutta la scienza
e ho tanta fede da smuovere i monti,
ma non ho amore,
io non sono niente.
Se do ai poveri tutti i miei averi,
se offro il mio corpo alle fiamme,
ma non ho amore,
non mi serve a nulla.
Chi ama
è paziente e generoso.
Chi ama
non è invidioso
non si vanta
non si gonfia di orgoglio.
Chi ama
è rispettoso
non cerca il proprio interesse
non cede alla collera
dimentica i torti.
Chi ama
non gode dell’ingiustizia,
la verità è la sua gioia.
Chi ama
è sempre comprensivo,
sempre fiducioso,
sempre paziente,
sempre aperto alla speranza.
L’amore non tramonta mai:
cesserà il dono delle lingue,
la profezia passerà,
finirà il dono della scienza.
La scienza è imperfetta,
la profezia è limitata,
ma quando verrà ciò che è perfetto,
esse svaniranno.
Quando ero bambino
parlavo da bambino,
come un bambino
pensavo e ragionavo.
Da quando sono un uomo
ho smesso di agire così.
Ora la nostra visione è confusa,
come in un antico specchio;
ma un giorno saremo a faccia a faccia
dinanzi a Dio.
Ora lo conosco solo in parte,
ma un giorno lo conoscerò pienamente
come lui conosce me.
Ora dunque ci sono tre cose che non svaniranno:
fede, speranza, amore.
Ma più grande di tutte è l’amore.
Prima Lettera ai Corinzi 13
Penso che non si possa parlare in altri termini dell’Amore vero e perfetto.
Fabrizio
Caro Fabrizio,
AMOR OMNIA VINCIT.
Queste parole sono tanto immense che ogni mia aggiunta sarebbe inopportuna. Le lascio echeggiare in interiore homine…
Grazie.
PS: condivisa sul blog