frammenti
la sponda della solitudine
non ha confini netti
spalanca le sue braccia alla notte
come un lampione
scalfisce spigoli dentro
annebbia chiarori lontani
sa di appartenere al mondo
ma è deserto e sabbia
in questo mondo
non basterà fuoco nè acqua
vento e passione
a svelare enigmi a far scorrere
vene respiri gesti silenzi
inchiodati al tuo soffice gelo
meglio lasciare la porta socchiusa
quando l’ombra si soffermerà
non lascerà traccia alcuna
come vento nella notte
svanito all’alba
non farà male
e il silenzio non sarà solo silenzio
in ogni fibra di noi
abissi cunicoli scaglie involucri
innervati di umori schiusi
su campi di sterpaglie
spersi silenzi
in ogni fibra
un’assenza di varco
un fiume che non conosce
fermenti di pietà
questo rumore di perdita
possiede mille travestimenti
che negano quel centro
mille fraintendimenti
che vietano un ritorno
ma in questa terra
di antica lingua perforata
a cercare sussurri
tenace e prosciugato
il cuore sotterraneo
anela uno stesso respiro
un’alba una foglia una pietra
un’onda una soglia
vertebre di ali
emergono al più lieve tocco
non trovano parole
ma calde improvvise
straripano
non ha nome
nel baluginio di occhi colmi
di distanza
prima dell’alba
l’ombra non ha nome
su raffiche di gelo
oltre il dicibile evoca
cenere di nudi germi
labirinti trafitte di parole
l’ombra si allunga
e in sè si compie
passi vergini sussulti
non parole
bruma di scirocco nella sera
l’ombra non potrà fare a meno
di mondrian
fluttua su lembi di voli inerti
non ha nome
attende il brusio dell’alba
in agonia
maria allo
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