Vedova, lavorò senza riposo
per la bambina sua, per quel suo bene
unico, da lo sguardo luminoso;
per essa sopportò tutte le pene,
per darle il pan si logorò la vita,
per darle il sangue si vuotò le vene. –
La bimba crebbe, come una fiorita
di rose a maggio, come una sultana,
da la materna idolatria blandita;
e così piacque a un uom quella sovrana
beltà, che al suo desio la volle avvinta,
e sposa e amante la portò lontana!…
… Batte or la pioggia dal rovaio spinta
ai vetri de la stanza solitaria
ove la madre sta, tacita, vinta:
schiude essa i labbri, quasi in cerca d’aria;
ma pensa: “La diletta ora è felice… “.
E, bianca al par di statua funeraria,
quella sparita forma benedice.
Ada Negri
Filed under: Poesia | Tagged: Ada Negri, Amante, diletta, felice, La madre, pene, pioggia, Poesia, sangue, sovrana, sposa, stanza, statua, vita |
Una madre si svuota del suo vivere per dare tutto alla propria
creatura. Creatura ingrata ed egoista che dimentica tutto.
Riflessiva e bella
Grazie mille prof. Gabriele
Un saluto di simpatia
Mistral
Madri e maternità a confronto:
“Tu? tu? tu? tu? tu? tu? tu?
piccolo Iddio! Amore, amore mio,
fior di giglio e di rosa.
Non saperlo mai per te,
pei tuoi puri occhi,
muor Butterfly…
perché tu possa andar
di là dal mare
senza che ti rimorda
ai di maturi, il materno abbandono.
O a me, sceso dal trono
dell’alto Paradiso,
guarda ben fiso, fiso di tua madre la faccia!
che ten resti una traccia, guarda ben!
Amore, addio! addio! piccolo amor!
Va, gioca, gioca!”