(Paris Bordone, Venere e Marte con Cupido, 1559)
“In materia d’amore tutti sappiamo scrivere, ma nessuno sa leggere”.
Dino Segre Pitigrilli
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…”leggere” come “raccogliere”: sentirsi in sintonia è anche “tributare” ad Amore quello che si “raccoglie”. E’ “vaticinio donativo” e non può essere interrotto.
In assonanza con Segre Pitigrilli:
“Esistono studi ponderosi che assorbon del tutto la mente
dei loro cultori – che sono infecondi sgobboni:
ma chi li ha visti, i frutti di tante pesanti fatiche?
L’amore invece, che occhi di donna han dapprima ispirato,
non vive di se stesso, murato nel nostro cervello,
ma nobile e fluido, al pari di ogni altro elemento vitale,
invade, rapido come il pensiero, le facoltà umane,
e di ciascuna raddoppia la forza e il vigore,
mentre trascende ed esalta la loro funzione.
L’amore fa dono a chi ama di un occhio sì acuto
che un occhio d’aquila n’è abbacinato, se prova a fissarlo.
[…] E quando è l’Amore a parlare, gli Dei gli rispondono in coro,
e tutto il cielo s’inebria a cotanta armonia.
Nessun poeta osa mai metter mano alla penna,
senza aver prima stemperato l’inchiostro in lacrime d’amore.
Solo così conquista il poeta le orecchie dei barbari,
solo così riesce a ammansire un crudele tiranno.
Questa teoria io l’attingo dagli occhi delle donne:
son essi a custodire, da sempre, il fuoco di Prometeo.
Son essi i libri, le arti, le scienze di un’accademia
che spiega, comprende e alimenta ogni umana realtà.
Senza di essi, nessuno avrà mai creato qualcosa di eterno.”
(William Shakespeare, Pene d’amor perdute, IV, 1 (IV, 3) vv. 323-333, 343-353, Mondadori, 1993, pagg. 133-135)
Ma anche dal Cantico di Salomone…
“(Lei) Vieni, mio diletto,
usciamo alla campagna,
dimoriamo nei casolari,
all’alba usciamo alle vigne
e vediamo se è germogliata la vite,
si sono aperte le gemme,
sono sbocciati i melograni.
Là ti darò le mie carezze.”
(Ct 7,12-13)
(Da Cantico dei Cantici e Canti d’amore egiziani, di A. Niccacci)
RISTABILIRE LE REGOLE
Le avrei regalato tutto,
tutto di me,
anche quel minuscolo seme invisibile
che fa nascere una vita.
Avrei legato la mia entità alla sua,
mischiato il mio sangue al suo,
ed avrei sregolato le regole
di una società repressa
che ratifica il decoroso e l’indecoroso
con il metro di un perbenismo bigotto
che affossa i sentimenti e l’affetto.
Non avrei avvertito i suoi primi movimenti
galleggiando nei liquidi amniotici,
non avrei sentito lo strillo
del suo primo vagito.
Avrei immaginato il suo esile corpicino,
maschio o femmina che fosse,
allineato nelle culle d’una stanza di maternità.
L’avrei seguito nel suo sonno leggero,
guardato con le candide mani aggrappate al suo seno,
osservato nelle felicità espresse ad altri.
L’avrei visto correre a quattro zampe
tra gli ulivi,
nei recinti di pietre antiche della mia civiltà
che ho lasciato.
L’avrei desiderato,
ancora una volta l’avrei desiderato,
e non l’avrei avuto tra le braccia
a cantargli una ninna nanna
e vederlo addormentare sereno.
Ancora una volta
esiliato da un amore che non conosco,
che mi è stato sempre negato,
come una condanna da scontare,
per un delitto che non ho mai commesso
e di cui non capisco ragioni ed origini.
Ancora una volta,
ancora una volta,
dover rinunciare ad un amore sincero,
sbocciato tra i virgulti d’una pianta antica,
con le nuove radici
che si confondono e s’intrecciano con quelle vigorose
che affondano da quasi cinque lustri nel terreno.
Ora la sera è scesa,
ha oscurato le emozioni,
offuscato i sentimenti,
represso l’amore,
ristabilite le regole.
Salvatore Armando Santoro
(Boccheggiano 15/12/2007 13.37)
Quanta saggezza in questa affermazione, già in amore siamo tutti semianalfabeti, occorrerebbe un corso di lettura, anche se non fosse veloce ci accontenteremmo di sillabare…
Metodo sillabico o globale?
Cara Anna, domanda interessante. Io direi globale. Baci
Non riesco a trovare uno stralcio in particolare di questo film, molto emozionante: A.A.A. Achille, di Giovanni Albanese, con Sergio Rubini.