Camminavo su sentieri infidi

Camminavo su sentieri infidi
dolorosamente incerto.

E le tue care mani mi guidarono.
pallido un debole presagio d’alba

riluceva all’orizzonte lontano:
il tuo sguardo fu il mattino.

Nessun altro rumore che il suo passo
sonoro incoraggiava il viaggiatore.

La tua voce mi disse: Vai avanti!.
Il mio cuore timoroso, oscuro,

piangeva solo sulla triste via:
l’amore, delizioso vincitore,
ci ha riuniti nella gioia.

Paul Verlaine

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4 Risposte

  1. (Un commento può essere anche un invito a ripercorrere certi sentieri… : https://gabrielelaporta.wordpress.com/2011/10/21/la-poesia-3/ )

    La Poesia…

    Io sono una lampada ch’arda
    soave!
    la lampada, forse, che guarda,
    pendendo alla fumida trave,
    la veglia che fila;
    e ascolta novelle e ragioni
    da bocche
    celate nell’ombra, ai cantoni,
    là dietro le soffici rocche
    che albeggiano in fila:
    ragioni, novelle e saluti
    d’amore, all’orecchio, confusi:
    gli assidui bisbigli perduti
    nel sibilo assiduo dei fusi;
    le vecchie parole sentite
    da presso con palpiti nuovi,
    tra il sordo rimastico mite
    dei bovi:

    la lampada, forse, che a cena
    raduna;
    che sboccia sul bianco, e serena
    su l’ampia tovaglia sta, luna
    su prato di neve;
    e arride al giocondo convito;
    poi cenna,
    d’un tratto, ad un piccolo dito,
    là, nero tuttor della penna
    che corre e che beve:
    ma lascia nell’ombra, alla mensa,
    la madre, nel tempo ch’esplora
    la figlia più grande che pensa
    guardando il mio raggio d’aurora:
    rapita nell’aurea mia fiamma
    non sente lo sguardo tuo vano;
    già fugge, è già, povera mamma,
    lontano!

    Se già non la lampada io sia,
    che oscilla
    davanti a una dolce Maria,
    vivendo dell’umile stilla
    di cento capanne:
    raccolgo l’uguale tributo
    d’ulivo
    da tutta la villa, e il saluto
    del colle sassoso e del rivo
    sonante di canne:
    e incende, il mio raggio, di sera,
    tra l’ombra di mesta viola,
    nel ciglio che prega e dispera,
    la povera lagrima sola;
    e muore, nei lucidi albori,
    tremando, il mio pallido raggio,
    tra cori di vergini e fiori
    di maggio:

    o quella, velata, che al fianco
    t’addita
    la donna più bianca del bianco
    lenzuolo, che in grembo, assopita,
    matura il tuo seme;
    o quella che irraggia una cuna
    – la barca
    che, alzando il fanal di fortuna,
    nel mare dell’essere varca,
    si dondola, e geme -;
    o quella che illumina tacita
    tombe profonde – con visi
    scarniti di vecchi; tenaci
    di vergini bionde sorrisi;
    tua madre!… nell’ombra senz’ore,
    per te, dal suo triste riposo,
    congiunge le mani al suo cuore
    già ròso! –

    Io sono la lampada ch’arde
    soave!
    nell’ore più sole e più tarde,
    nell’ombra più mesta, più grave,
    più buona, o fratello!
    Ch’io penda sul capo a fanciulla
    che pensa,
    su madre che prega, su culla
    che piange, su garrula mensa,
    su tacito avello;
    lontano risplende l’ardore
    mio casto all’errante che trita
    notturno, piangendo sul cuore,
    la pallida via della vita:
    s’arresta; ma vede il mio raggio,
    che gli arde nell’anima blando:
    riprende l’oscuro viaggio
    cantando.

    Giovanni Pascoli

  2. Buon sabato, caro Prof.!
    Auguriamoci che la Speranza, ultima dea, non fugga mai via dal vaso di Pandora e che l’Amore vinca sempre su tutto, superando la triste solitudine e riunendoci nella gioia di vivere….
    Un abbraccio con tanto affetto e gratitudine,
    Anna

  3. Tante care cose, dolce Anna 🙂

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