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Entro nel merito della questione dell’Anima come Ente che pervade la Natura. “C’è un solo rimedio” per curare questa e beneficare l’Altra:
…mettersi al servizio di un Dio che ti da le chiavi per aprire la gabbia…
Non conosco altro Dio pronto a sostenere la nostra libertà fuori dalla gabbia, a indicarci la strada e ad accompagnarci fino al raggiungimento della meta: forse è per questo motivo che si ha paura di tornare da Sè, si diventa sordi a quella voce che chiama da dentro e che da dentro scolpisce il carattere e che ci dice quando è il momento di partire …
“Acque profonde non possono estinguere l’amore
né i torrenti lo portano via.
Se uno vendesse tutta la ricchezza della sua casa per l’amore,
non riceverebbe che disprezzo.”
(Dal cantico di Salomone 8,6-7)
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(P.S. : …stavo per riportare uno stralcio tratto da “Memorie di Adriano”, che ritrae l’Imperatore nella notte che segue le celebrazioni della consacrazione del tempio di Venere a Roma, città diventata ormai “crogiolo e fornace al tempo stesso, metallo che ribolle, martello sì, ma anche incudine, prova visibile dei mutamenti e dei ricorsi della storia…”; “quegli immensi marosi” che raffirgurano Roma, quella notte sembrano infrangersi ai piedi di Adriano, ed aprirgli uno squarcio lucente verso la memoria del passato, del presente e del… futuro… Nel sogno la Felicità e la Fortuna, entità vaghe ed incerte, prendono le fattezze del suo Genio, vestito di porpora e oro, nocchiero della sua nave in balia di quei marosi, sospinta dal vento alimentato dalle grida della folla, in direzione di quella dimora ultima, che si staglia all’orizzonte… Sembra interrogarsi e nell’estasi portare su di sè, come la porpora imperiale, questa domanda: “Chi può dire qual’è la strada giusta?” Poi si è svegliato.)