Una stella sbocciò nell’aria.
Le risplendé nelle pupille.
Su la campagna solitaria
tremava il pianto delle squille.
– E` ora, o figlio, ora ch’io vada.
Sono stata con te lunghe ore.
Tra questi bussi è la mia strada;
la tua, tra quelle acacie in fiore.
Sii buono e forte, o figlio mio:
va dove t’aspettano. Addio!
… Venir con te? Ma non è dato!
Sai pure: m’han cacciata via.
Ci fu chi non mi volle allato
nel mondo, così larga via;
chi non permise che, sia pure,
stessi con le mie creature.
… Tu venir qui? Viene chi muore…
E tu vuoi dunque venir qui.
Sei stanco: è vero? Hai male al cuore.
Quel male l’ebbi anch’io, Zvanî!
E` un male che non fa dormire;
ma che alfine poi fa morire. –
Si chiudevano i casolari.
Cresceva l’ombra delle cose.
Ancor tra i lontani filari
traspariva color di rose.
– Ma dimmi, o madre, dimmi almeno,
se nel tramonto del suo giorno
tuo figlio si deve sereno
preparare per un ritorno!
se ciò che qualcuno ci prende,
v’è qualch’altro che ce lo rende!
Ricorderò quella preghiera
con quei gesti e segni soavi;
tuo figlio risarà qual era
allora che glieli insegnavi:
s’abbraccerà tutto all’altare:
ma fa che ritorni a sperare!
A sperare e ora e nell’ora
così bella se a te conduce!
O madre, fa ch’io creda ancora
in ciò ch’è amore, in ciò ch’è luce!
O madre, a me non dire, Addio,
se di là è, se teco è Dio! –
Sfioriva il crepuscolo stanco.
Cadeva dal cielo rugiada.
Non c’era avanti me, che il bianco
della silenziosa strada
Giovanni Pascoli
Filed under: Poesia | Tagged: altare, Bianco, Commiato, filari, Giovanni Pascoli, Luce, madre, Ombra, Preghiera, rose, rugiada, sperare, strada |
Dal libro XI dell’Odissea….
..”Io, pensando tra me, l’estinta madre
Volea stringermi al sen: tre volte corsi,
Quale il mio cor mi sospingea, ver lei,
E tre volte m’usci fuor delle braccia,
Come nebbia sottile, o lieve sogno.
Cura più acerba mi trafisse, e ratto,
Ahi, madre, le diss’io, perchè mi sfuggi
D’abbracciarti bramoso, onde anco a Dite,
Le man gittando l’un dell’altro al collo,
Di duol ci satolliamo ambi, e di pianto?
Fantasma vano, acciò più sempre io m’anga,
Forse l’alta Proserpina mandommi?
O degli uomini tutti il più infelice,
La veneranda genitrice aggiunse,
No, l’egregia Proserpina, di Giove
La figlia, non t’inganna. È de’ mortali
Tale il destin, dacchè non son più in vita,
Che i muscoli tra sè, l’ossa, ed i nervi
Non si congiungan più: tutto consuma
La gran possanza dell’ardente foco,
Come prima le bianche ossa abbandona,
E vagola per l’aere il nudo spirto.
Ma tu d’uscire alla superna luce
Da questo bujo affretta; e ciò, che udisti,
E porterai nell’anima scolpito,
Penelope da te risappia un giorno.”…
(Si ringrazia: http://it.wikisource.org/wiki/Odissea/Libro_XI )
Dalla vibrazione non poetica del mio cuore….
O radioso Sole, Immenso Amore Mio come hai colorato
i miei pensieri, i miei sogni e ri-tracciato il mio cammino, il mio
destino con gli ultimi riflessi della tua possente assai gioiosa
sorridente rivelata gloria.
O radioso Sole come hai trasfigurato e illuminando
la mia vita per quella prossima bellezza che è l’apparente tanto
attesa cara saggia sorella morte.
O immenso amore mio come il sole al tramonto ci hai lasciato
intravedere un angolo di cielo azzurro per poi nasconderti in
quell’apparente buio della notte, dove le assai care radiose
natie stelle si mostrano come una salvifica speranzosa luce
al nostro assai indefinibile infranto cuore.
O immenso amore mio quale celato sublime fato ti ha
nascosto per poi risorgere al nuovo giorno più radioso di prima
perché è così che hai mutato il mio indefinibile dolore in rivelata
illuminata speranzosa immensa gioia.
Ed ora, come per incanto, come per magia, come un fiore che si
mostra agli sguardi illuminati del radioso contemplativo sole;
Dolore, Gioia, Amore, Vita e Morte sono diventate per me
la stessa grande meraviglia.
Baci baci, Gabriele caro! Buon weekend… 😉
Il poeta, di fronte alla scomparsa della madre, sente vacillare la fede e quindi a lei si rivolge invocando il suo aiuto affinché la speranza continui a sostenerlo. Egli pregherà nuovamente, così come lei gli ha insegnato da bambino, e solo così non avrà più timore della morte perché avrà riconquistato la fiducia nell”oltre”:la morte non sarà vissuta come un addio ma come un arrivederci, un ritrovarsi in una luce amorevole e divina.
ma fa che ritorni a sperare!
A sperare e ora e nell’ora
così bella se a te conduce!
O madre, fa ch’io creda ancora
in ciò ch’è amore, in ciò ch’è luce!
O madre, a me non dire, Addio,
se di là è, se teco è Dio! –
Buon fine settimana a tutti ed un AUGURIO a tutte le MAMME!
Auguri di speranza per chi in questa festività potrà far rivivere la madre nei propri ricordi, un abbraccio affettuoso e solidale.
Un video divertente x tutte le mamme, anche quelle “rompi”….
Un poetico/compendio/filo conduttore/interruttore tra Tagore e il lato oscuro del cuore di “Raffaele”!
STUPENDA!
Buon fine settimana Raffaele.
Lina Sastri canta “Torna Maggio” di Russo – Di Capua
Rose! Che belli rrose!…Torna maggio!
Sentite ‘addore ‘e chisti sciure belle!
Sentite, comme cantano ll’aucielle…
e vuje durmite ancora!?…
‘I’ che curaggio!
Aprite ‘sta fenesta, oje bella fata,
ché ll’aria mo s’è fatta ‘mbarzamata:
Ma vuje durmite ancora, ‘i’ che curaggio!
Rose! Che belli rrose!…
Torna maggio!
Rose che belli rrose!… ‘A n’anno sano,
stóngo strujenno ‘e pprete ‘e chesta via!
Ma vuje nun v’affacciate…uh, mamma mia!
I’ nun mme fido ‘e stá da vuje luntano…
E si ve stó’ luntano quacche ghiuorno,
pare ca vuje mme state sempe attuorno…
ca mme parlate e mm’astrignite ‘a mano…
Rose! Che belli rrose!
E’ n’anno sano…
O’ bene e’ mamma.
Aggio guardate o’ mare, è gruoss’ assai,
aggio guardato o’ cielo …
e m’ è paruto ca’ nun fernesce mai;
guardanno o sole nunn’ appena è asciuto,
haggiu pensato: – Ma chi po di co’ sole nunn’ è putente? –
– Ma tu mare, tu cielo scunfinato e tu, sole putente,
pe ‘me, nun site niente…
o’ bene e’ mamma è chiù putente assaje ! –
E. de Filippo.
A tutte le mamme, mi sommo alla voce di Anna, con questa bellissima lirica di Maria Allo:
ANIMA MUNDI
Sommesso balsamo effondi
lungo il patio abbandonato
di mille stagioni
con palpiti nuovi
d’ azzurri sognati
fulmineamente scordati
a ritroso di venti affilati
errori di ritmo
Coefore impazzite
suoni sussurri accenti
consonanze assonanze
un concerto
in una lingua sconosciuta
anticamente nuova
fluttuano dentro
fragili e possenti
ma traducono
del vivere
il polisemico mistero
M.Allo
Grazie Carissima Valeria
ho sempre detto che in questa mia vita, non ho il dono della poesia, anche se di poesia era assai intriso il mio cuore in un mio lontano passato cammino.
Travolto dagli eventi, quelle poche parole sono sorte dal mio infranto insanguinato frantumato cuore per il mio Amato Immenso Orazio….
Anche per un padre spesso quell’indefinibile amore materno si manifesta con diverse sfumature e con tanto celato sentimento. Sono vibrazioni particolari che al di fuori dei ruoli, ci legano ai nostri immensi eterni amori….
Un Buon Fine Settimana al Tuo Erudito Bel Cuore ed al Cuore di Tutti gli Astanti di questa Preziosa Casa……. 😀