Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l’alba, da’ lampi notturni e da’ crolli d’aeree frane.
Nascondi le cose lontane, nascondimi quello ch’è morto.
Ch’io veda soltanto la siepe dell’orto, la mura ch’ha piene le crepe di valeriane.
Nascondi le cose lontane: le cose son ebbre di pianto.
Ch’io veda i due peschi, i due meli, soltanto, che dànno i soavi lor mieli pel nero mio pane.
Nascondi le cose lontane che vogliono ch’ami e che vada.
Ch’io veda là solo quel bianco di strada, che un giorno ho da fare tra stanco don don di campane…
Nascondi le cose lontane, nascondile, involale al volo del cuore.
Ch’io veda il cipresso
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REGRESSIONE…INTUIZIONE(“DEMONE IN NOTTE AMOROSA”)…INDIVIDUAZIONE…
Prima Fase:
Ulalume (Edgar Allan Poe)
I cieli erano cinerei e mesti;
le foglie, increspate e vizze –
le foglie, disseccate e vizze;
era notte in quel solitario Ottobre
del mio anno più immemorabile;
e questo fu presso al fosco lago di Auber,
nella nebbiosa media regione di Weir –
e questo fu presso all’umido stagno di Auber,
nelle selve di Weir popolati di vampiri.
Qui una volta per un titanico viale
di cipressi io vagavo con la mia Anima –
di cipressi, con Psyche, la mia Anima.
In quei giorni il mio cuore era vulcanico
come i fiumi rotolanti di scorie –
come le lave rotolanti senza posa
in sulfuree correnti giù per lo Yaanek,
nelle regioni ultime del Polo –
gementi e rotolanti giù per il monte Yaanek
nei reami del regno Boreale.
Tra noi scambiammo parole austere, sommesse,
ma i pensieri, erano torpidi e vizzi –
i ricordi, erano infidi e vizzi –
giacchè neanche sapevamo che era di ottobre,
né considerammo quale notte fosse dell’anno –
(Ah, notte fra tutte le notti dell’anno!)
né ponemmo mente al fosco lago di Auber –
(benchè già un tempo qui fossimo venuti) –
né più ricordavamo l’umido stagno di Auber,
né le selve di Weir popolate di vampiri. […]
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Seconda Fase:
[…] E, come la notte, già senescente, si sfaceva,
e i quadranti delle stelle indicavano il giorno –
e i quadranti delle stelle segnavano il giorno –
in fondo al nostro viale apparve d’un tratto
un liquescente e nebuloso chiarore,
e un prodigioso arco di luna
s’innalzò da esso con duplice corno –
l’arco di Astarte, tutto di diamanti,
sfavillante nel suo duplice corno.
Ed io dissi: “E’ più ardente di Diana:
e va roteando per un etere di sospiri –
esulta in una regione di sospiri:
ha veduto che non s’è disseccato il pianto
su queste guance, dove mai non muore il verme,
ed è venuta, sfidando le stelle del Leone,
a indicarci il sentiero dai cieli –
alla letèa pace dei cieli –
è venuta, a dispetto del Leone,
per brillar su di noi coi suoi occhi fulgenti,
portando amore negli occhi lucenti”.
Ma Psyche, levando il suo dito,
disse: “Di quella stella io molto diffido –
del suo strano pallore diffido –
Oh, affrettati! Non indugiamo di più!
Oh, fuggi via! Fuggiamo! Così dobbiamo!”
Parlava atterrita; e le ali pendenti
lasciava che strisciassero nella polvere –
che strisciassero tristemente nella polvere.[…]
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Terza fase:
[…]
Io replicai: “Questo non è che un sogno:
procediamo lungo quel tremulo chiarore!
Immergiamoci in questa vitrea luce!
Il suo sibillino splendore s’irraggia
di speranza e beltà nella notte –
E ora guarda! Nella notte nel cielo s’eleva!
Ah, del suo bagliore potremo fidarci:
ché non può che guidarci al giusto cammino,
se al cielo s’eleva attraverso la notte”.
Così consolai Psyche e la baciai,
e fuori l’indussi dai suoi cupi pensieri –
così vinsi i suoi timori e i cupi pensieri;
e giungemmo nel fondo di quel viale –
ma ci arrestò la porta di un sepolcro –
la porta di un sepolcro e il nome che lì era;
e io dissi: ” Che è scritto, dolce sorella,
sulla porta di questo sepolcro?”
Essa rispose: “Ulalume – Ulalume! –
questa è la tomba della tua perduta Ulalume!”
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Quarta fase:
Allora il mio cuore diventò cinereo e mesto
come le foglie che erano increspate e vizze –
come le foglie che erano disseccate e vizze –
Ed io gridai: “Certamente fu d’Ottobre,
in questa stessa notte di un anno svanito
che io venni – che io venni già qui –
in questa notte fra tutte le notti dell’anno;
ah, quale demone mi ha ricondotto fin qui?
Ben riconosco ora il fosco lago di Auber –
questa nebbiosa media regione di Weir –
ben riconosco ora quest’umido lago di Auber –
queste selve di Weir popolate di vampiri”
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Quinta fase:
Allora dicemmo – dicemmo noi due: “Ah, forse
quei vampiri delle selve di Weir –
quei pietosi, benevoli vampiri,
per sbarrare a noi il cammino e deviarlo
dal segreto che si cela in queste selve –
da ciò che in queste selve è riposto e nascosto -hanno lassù tratto lo spettro d’un pianeta,
dal limbo evocato delle anime lunari –
questo pianeta che cupamente scintilla,
dall’Inferno evocato delle anime planetarie.
Allora dicemmo