Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
un giorno qualunque ti ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
e tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d’amore
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
venuto dal sole o da spiagge gelate
perduto in novembre o col vento d’estate
io t’ ho amato sempre , non t’ ho amato mai
amore che vieni , amore che vai
io t’ ho amato sempre , non t’ ho amato mai
amore che vieni , amore che vai.
Fabrizio De Andrè
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Every Step you make..
Every Breath you take…
Nothing compares to you..
My favourite
Amore che và …amore satellitare…
Infanzia in salute.
Sei una scintilla fredda
Su di un vetro opaco
un suono che ascolti
ma non è questo il luogo
di notte
di giorno
di mattina
e di sera
il suono che sai
non smette mai
ma non è questo il luogo dei sogni,
quel che doveva essere
non potrà mai più essere
ciò che ripugna
è la vergogna
di un’innocente
ma molto cosciente.
Traggo dal libro “La Magia” di Gabriele La Porta:
Un qualsiasi giornale di moda è sufficiente per capire quanto gli uomini abbiano paura della sessualità delle donne. Una folla di anoressiche malate irrompe da ogni pagina, squassate per astinenza coatta da cibo. Cancellati tutti i segni dell’essere donna, le mutanti mostrano bocche tumefatte da silicone su incavi facciali di lageriana memoria, ossa costipate al bianco escono da gonne cancellanti ogni rotondità di fianchi mentre spalle da uomo sovrastano un torace ossuto privo di seno. E’ l’imago di un ragazzo quella a cui è costretta la donna di ogni età. E’ quella dei giovani rappresentati sui vasi attici, trionfalmente portati ad un impossibile discolpa dai pedofili della high class, che dovrebbe congelare in un’improbabile adolescenza signore fino a 45 anni. Dopo non contano più, non esistono semplicemente. Non troverete nessuna foto sui necrologi del femminile corporeo nelle riviste patinate. Neppure mammelle nel pieno della maturità sessuale o gambe tornite. Tutto cancellato in nome di modelli imposti da uomini profondamente disturbati nella sfera erotica. Le donne non debbono più esistere da un punto di vista sessuale. Non sono libere di ingrassare neppure durante la gravidanza, che infatti viene celata e copressa fino al trionfante: “sono al settimo mese e sono ingrassata solo sei chili”. Ovvero molto al di sotto di quanto, sanamente, è previsto dalla natura. Anzi, tutto deve essere innaturale. Castrati i segni della donna ci si è poi accaniti contro i capelli. Guai se si portano lunghi e peggio che mai se sono ondulati. I riccioli sono considerati poi sempre e comunque Cheap. Ovvero out, fuori dal consenso della borghesia fattiva e ricca, quella della mondializzazione e della globalizzazione passando per flessibilità e precariato (condanna inflitta a tutti i giovani, tranne ovviamente che ai figli del gruppo sociale egemone). Non è certo un caso se Jeanne de Agnes, quella dei diavoli di Loudun, per intenderci, si affretta a confessare che il primo sintomo del risveglio del demonio in sè lo avverte quando trascura di tagliarsi un ricciolo che le è spuntato sulla fronte. Dunque le donne-persone non devono essere più tali e per essere riconosciute come umane debbono tradire il proprio corpo e violentarlo come le cinesi che, fino al secolo scorso, si imponevano ai piedi strumenti di tortura per evitare che si allungassero troppo. Per annichilire seni, fianchi e gambe basta molto meno, è sufficiente non mangiare. Ed ecco l’anoressia, tanto iprocritamente condannata nel pubblico quanto vezzeggiata nei fatti. Perché infatti si dovrebbero imporre taglie da bambina a delle donne adulte se non fosse per la proterva crudeltà di umiliare il Femminile e la sua splendente sessualità? Gli uomini, tutti gli uomini, senza eccezione alcuna, sono terrorizzati dalla libertà sessuale delle donne. In loro, anche in me, c’è il ricordo atavico delle baccanti che giustamente straziarono il nemico di Dioniso, Penteo. C’è un antico timore che affonda nei secoli mortalmente connesso con l’odio verso la magia. Sapienza delle donne, appunto . Per questo condannata e perseguitata.
Affonda nella radice melmosa dei secoli dominati dal maschile il tremore verso il sesso raggiante delle nostre compagne, mogli, madri e figlie che pure di ciamo di amare. Per ricordare la galleria dei soprusi non c’è che l’imbarazzo della scelta. “Nel linguaggio del Malleus (il testo cardine contro le streghe) non soltanto donne, diavolo e lussuria vengono usati come sinonimi”, dice Paola Lupo in Lo specchio incrinato, ma costituiscono, anche all’interno di uno stesso passo, entità interscambiabili con le streghe. Infatti secondo quei sadici repressi che scrissero il Malleus la donna è “più amara della morte perché la morte corporea é un nemico manifesto e terribile, mentre la donna è un nemico blando e occulto. E per questo la trappola più amara e pericolosa non è quella dei cacciatori, ma quella dei diavoli; gli uomini non sono solo catturati per i loro desideri carnali vedendole e udendole, perchè il loro vero volto è un vento che brucia e la loro voce è un sibilo di un serpente. Inoltre atirano innumerevoli uomini e animali con stregonerie. Il loro cuore è una rete, cioè è imperscrutabile la malvagità che regna ne loro cuore. E le mani sono vincoli che imprigionano perché dove mettono la mano per stregare una creatura, con la complicità del diavolo ottengono quello che vogliono”. Gli autori depravati da fantasie malefiche adoperano non a caso due volte la parola cuore. Leggerla fa dolore in un contesto così aberrante. E pensare che anche noi purtroppo usiamo questo termine impropriamente. E’ l’organo che pulsa il sangue con i suoi battiti. Il riduzionismo l’ha ridotto a questo. Una pura funzione organica. C’è voluta tutta la forza ostruente del positivismo per convincerci a tanto. Invece per secoli è stato il centro degli affetti e della vista. Ecco vi chiedo di quardare e leggere con il cuore per avere la facoltà dell’amore e dell’indignazione. Torniamo alla donna con capielli, riccioli, fianchi e seni. Bandita dal maschilismo e dagli ossessionati del politically correct questo tipo di signora rientra dalla finestra della pornografia. Proprio chi la giudica malevolmente nel lavoro e nel pubblico la sogna come oggetto da umiliare e dasottomettere. Riane Eisler ha marchiato a fuoco tale atteggiamento:
Sebbene le immagini pornografiche di cui ai nostri giorni rigurgitano libri, riviste, film e videocassette si concentrino su vagine, falli e rapporti sessuali, i genitali femminili non sono affatto venerati in quanto sacri ma piuttosto considerati osceni. E invece di essere associato con una divinità femminile, il sesso pornografico è spesso legato alla violenza e alla coercizione dominatrice del maschio e alla sottomissione e alla degradazione della femmina. Per la verità il modo in cui il sesso viene di solito rappresentato nella pornografia non è nemmeno erotico (nel senso di eros come dio dell’amore sessuale). Perchè nella pornografia il sesso non è affatto associato all’amore, e neppure all’attenzione. Al contrario le immagini e le storie pornografiche esprimono spesso disprezzo per le donne, e talvolta persino un odio feroce. Per esempio la copertina della rivista pornografica a forte tiratura “Hustler” presentava l’immagine di un uomo che infilava un coltello a serramanico nella vagina di una donna con questa “divertente” didascalia: i preliminari. Un servizio “artistico” su “Penthouse” mostrava donne nude penzolanti da alberi cui erano state assicurate con ganci, come pezzi di carne in macelleria Sullo stesso filone, un altro numero di “Hustler” usava per la copertina un’immagine che ora è diventata un classico: una donna nuda a testa in giù, con le gambe e la parte inferiore del busto intatti, mentre il resto del corpo usciva come un hamburger da un tritacarne… Ma la pornografia è l’espressione più esplicita… ed anche il modo più esplicito per espirmere le convinzioni e le pratiche culturali in cui il sesso è più un fare la guerra che fare l’amore. Perchè vi troviamo, accanto al tema generale delle donne (talvolta delle ragazzine) ridotti a meri oggetti sessuali per il maschio, donne in catene, donne umiliate, degradate, picchiate, torturate e perfino uccise. Inoltre, come dimostrano i famigerati film snuff durante la cui lavorazione si è venuto a sapere che alcune donne furono uccise per davvero, non è soltanto nelle riviste, nei film, nei video visti da milioni di uomini e ragazzi che la nostra società collega il sesso alla degradazione, all’umiliazione, alla dominazione, alla tortura e perfino all’uccisione delle donne.
Da rabbrividire. Tutto il passo citato mostra ancora come la libertà sessuale della donna spaventi l’uomo. Così la signora nel pieno della sua bellezza e maturità è relegata a cosa da stuprare e violare. Per questo non la si accetta nel quotidiano. Una signora con gonne corte e bei seni è marchiata e si dice di lei “che se la cerca” e ogni cosa e diceria è consentita contro di lei. […] Non esiste simile atteggiamento in natura. Non esistono specie animali che degradino, storpino e torturino le femmine della prorpia specie.[…] L’adulterio è tuttora punito in Iran con la Lapidazione. Un eccesso di violenza che Hillman ha spiegato nel suo Saggio su Pan. Perchè l’amore presuppone in sé la liberta di propensione, scelta e immaginazione. Estasi che rimanda al signore delle donne, quel Dioniso che abbiamo già visto. Lui è il supremo anelito della danza bacchica e del canto interiore conducente alla visione suprema dove l’io si polverizza e si esalta nel collettivo amore universale. Annullarsi per riconquistarsi. Morte e resurrezione. Questi sono i misteri più alti della concezione filosofica e pratica della magia. Il patriarcato ordinato vuole sottomissione e parla di libertà soltanto in modo teorico Basti pensare alle centinaia di persone che vivono distenti e muoiono di privazioni, la cui unica libertà è quella di morire di fame.[…]
La Trovo stupenda, Canta “Banco, del mutuo soccorso” tetès …! Omaggio a Leo Ferrè