Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,
Ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo
T’acqueta omai. Dispera
L’ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera
E l’infinita vanità del tutto.
Giacomo Leopardi
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Nut è la Dea Egizia della nascita e Colei che accoglie nella morte. Inizialmente Dea del cielo diurno, come luogo in cui si formano le nuvole, ha poi rappresentato il cielo in generale. Come Madre-Notte il suo corpo punteggiato di stelle occupa il cielo, con le gambe e le braccia che raggiungono la terra sotto di Lei. Al tramonto fa scomparire il sole, e ogni mattina gli dà nuovamente nascita.
Ella abbraccia tutte le cose. È l’inconscio da cui sorgono tutte le immagini.
Veniva anche spesso raffigurata come una donna con un vaso di acqua sul capo.
Nut azzurra e alata
Il colore della sua pelle, le sue ali, e le stell sul suo corpo sono tutti elementi simbolici. Come per Iside, il colore blu della pelle rappresenta la vita e la rinascita e le ali spiegate rappresentano la protezione nella morte. Le stelle simbolizzano due cose: in primo luogo rappresentano Nut come Cielo, Cosmo e Via Lattea. In secondo luogo, le stelle per gli antichi Egizi rappresentavano la morte nel senso che le anime potevano dopo la morte divenire stelle.
Nut in forma umana
Con la pelle gialla, nuda. La pelle gialla rappresenta la sua immortalità. È una delle poche dee egizie ad essere rappresentate nude e la nudità di Nut ha a che vedere con il suo dare nascita al sole, per cui la nudità sta per il suo essere madre. In tal senso è la Madre che dà origine a tutte le cose. Quando viene rappresentata ad arco sulla terra, viene sottolineato il suo potere sul sole e sulla luna. Spesso è rappresentata in questa posizione sopra i sarcofagi, che rappresentano a loro volta il ventre di Nut. Il defunto sarebbe passato attraverso il corpo di Nut per rinascere.
Nut albero Sicomoro
Talvolta Nut è rappresentata come albero, come Sicomoro, albero che nell’arte egizia simboleggiava il cosmo ‘opposto al caos’), l’universo. Spesso in queste raffigurazioni ella viene rappresentata mentre emerge dall’albero e offre al defunto cibo e acqua (come protezione).
L’archetipo
Nut è acqua ‘sopra’ e ‘sotto’, vòlta ‘sopra’ e ‘sotto’, vita e morte, oriente e occidente, genera e uccide al tempo stesso.
La Grande Dea è l’unità che scorre dall’acqua primordiale sotterranea e celeste, il amre celeste, l’oceano circolare che genera la vita sopra e sotto la terra. tutte le acque, le correnti, le fontane, le sorgenti, così come la pioggia, appartengono a lei. Essa è l’oceano della vota, con le sue stagioni che portano vita e morte. E la vita è nata da lei, come un figlio; nuota eternamente in lei come un pesce.
Prima del mondo patriarcale, nell’antico mondo matriarcale, il cielo è lo spazio in cui il sole nasce e muore, e non quello su cui domina, e il tempo della nascita è quello dell’inizio della notte e il matttino, col dileguarsi delle stelle, è il tempo della morte.. Il cielo, notturno e diurno, è femminile e i suoi figli, sole luna e stelle, ciò che sorge e tramonta, sono ciò che passa e declina nella Grande Dea.
Il mito
Assai prima che la nostra terra esistesse,la grande dea del cielo Nut giaceva lungo il corpo di suo fratello minore, la terra, in un perpetuo rapporto sessuale. Nel mondo regnava il caos del loro amplesso.. Ma il sommo dio Ra disapprovava il loro incessante incesto e ordinò al dio Shu di separare i due. Shu issò Nut in modo che formasse un grande arco, e nel mondo ebbe inizio il cosmo. Ma tanto forte era il desiderio della dea per il fratellino Geb che Shu fu obbligato a restare per sempre in quella posizione per tenerli separati, sostenendo il ventre cosparso di stelle della regina del cielo. Ed è così che noi vediamo raffigurata Nut nell’arte egizia: una donna che poggia sulle dita dei piedi e si protende in un arco perfetto, mentre le dita delle mani toccano la terra dalla parte opposta ai piedi e i capelli cadono in basso sotto forma di pioggia.Così essa appare all’interno dei sarcofagi, dove, come madre dei morti, sovrasta con il suo corpo santo la mummia, per proteggerla.
Ra maledì Nut per il suo amore, condannandola a non poter generare in alcun mese dell’anno, ma il dio Toth ebbe compassione del dolore di Nut per i suoi figli non nati, e trovò il modo di aggirare l’ostacolo, giocando a dadi con la luna e vincendo da lui cinque giorni da intercalare, giorni che non vanno aggiunti in un dato mese, ma fluttuano nel corso degli anni. E in questi cinque giorni Nut, dal seme di suo fratello che già conteneva entro di sé, partorì cinque figli: le dee sorelle Iside e Nefti, i loro compagni Osiride e Seth e il dio-sole Horus. Qualche volta Nut prendeva la forma di un’enorme mucca e aveva proprio questa forma quando il dio Ra decise di abbandonare la terra; essa allora si inginocchiò per consentirgli di montare sul suo dorso, poi si stirò verso l’alto, più che poteva, sempre tenendo sul dorso il dio, finché non ne poté più per il peso. Quattro dei immediatamente accorsero a sostenere l’enorme corpo di Nut e da allora sono rimasti come i quattro pilastri del mondo.
Il momento dell’invocazione
Ci sono momenti in cui la nostra natura critica si apre ad una prospettiva più ampia. Generalmente, se siamo critiche verso gli altri, lo siamo ancora di più verso noi stesse. Nut ci permette di volare al di sopra del momento attuale per entrare in un contesto più vasto. Dall’oscurità nascono tutte le cose. Ciò che oggi ci sembra bloccare il nostro cammino, può diventare una porta verso il nuovo. Come Nut, possiamo estendere il nostro essere ed accogliere l’intero spettro di piacere, dolore, nascita, vita e morte.
Nei momenti di trasformazione, quando il vecchio è stato lasciato andare, Nut rappresenta lo spazio interiore finalmente infinito, il silenzio notturno, il vuoto fertile da cui sorge il nuovo. Come il dio sole possiamo tornare ad essere protette nel ventre di Nut, per essere ripartorite di nuovo. Nut è lo spazio ampio in cui possiamo rinascere.
Un rito per Nut
Scegliamo una notte stellata, magari in corrispondenza della luna nuova o poco prima, quando il cielo è più nero, le stelle sono più luminose e dentro di noi ciò che deve andarsene è pronto a farlo. L’ideale è naturalmente un luogo aperto, dove il cielo sia il più ampio possibile, ma anche un’ampia finestra o un balcone possono bastare. Portate con voi una ciotola ampia e dell’acqua.
Cominciate semplicemente ad occhi chiusi in piedi, respirando e lasciando andare le tensioni fisiche. Permettete al vostro petto di allargarsi ad ogni respiro, all’addome di gonfiarsi, al respiro di farsi più ampio e profondo, aprendo lo spazio dentro di Voi. Poi aprite gli occhi e restate qualche minuto a contemplare la volta stellata. Se il luogo è adatto, potete sdraiarvi e lasciarvi ‘coprire’ dalla volta del cielo. Chiedendo a Nut la sua protezione e il suo dono di apertura, potete concentrarvi sulle zone della vostra vita che hanno bisogno di più spazio o in cui manca una prospettiva più ampia. Se avete dentro di voi progetti non nati per mancanza di spazio/tempo, potete chiedere a Nut dell’extra-tempo perché possano venire alla luce. Quando sentite che il momento è quello giusto, versate l’acqua nella ciotola per Nut.
Infine, lasciate che semplicemente sia il vuoto, senza più riempirlo di pensieri o desideri.
Lasciate l’acqua nella ciotola a raccogliere l’energia delle stelle. Al mattino offritene una parte alla terra e bevetene il resto o conservatelo in una boccettina da tenere accanto al letto.
Ringraziate Nut e non abbiate fretta: i tempi di Nut possono anche essere… cosmologici!
Anna Pirera
Leopardi e la considerazione sulla natura…..quella natura che con lui è stata avara. Quanto mi ha fatto palpitare! Ciao, amici.