Voglio un amore doloroso, lento,
che lento sia come una lenta morte,
e senza fine (voglio che più forte
sia de la morte) e senza mutamento.
Voglio che senza tregua in un tormento
occulto sien le nostre anime assorte;
e un mare sia presso a le nostre porte,
solo che pianga in un silenzio intento.
Voglio che sia la torre alta granito,
ed alta sia così che nel sereno
sembri attingere il grande astro polare.
Voglio un letto di porpora, e trovare
in quell’ombra giacendo su quel seno,
come in fondo a un sepolcro l’Infinito.
Gabriele D’Annunzio
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Gabriele, grazie di esistere. Prima eri un dono per pochi amici e ora sei un DONO per tante persone. Quello che ha perso l’amico che ti adorava lo ritrova nel tuo quotidiano impegno e nelle cose che dai con dovizia tutti i giorni.
NON POSSO STARE UN GIORNO SENZA DIALOGARE MUTA CON TE SPESSO IN ENTANGLEMENT NELL’ASCOLTARE IL TUO BLOG.
Magari mi dispiace che tu non veda, come, nel mio piccolo, io ti risponda oppure qualche volta possa duettare con te perche il mio unico strumento per ora è il mio profilo FB.
Ancora grazie . Gabriella
Cara Gabriella, sono unito a voi dal filo invisibile dell’emozione. L’emozione che mi prende ogni volta che leggo parole come le tue. Baci baci
Buona serata e buona notte, caro prof. Gabriele.
grazie Gabriele, ogni volta che passo da qui mi sento a casa. è la seconda volta che proponi la mia lirica di D’Annunzio preferita. Grazie.
Cristina
A volte, infatti, ripropongo poesie e testi che vi sono piaciuti. Baci baci