L’odore vitale di certe case

“Tutta la casa, i muri stessi, era impregnata di un odore vitale a cui non era abituato. Pensò al proprio appartamento, dove era così facile decidere semplicemente di non essere”.

Paolo Giordano, “La solitudine dei numeri primi”, Mondadori

Maria Allo : “Riflessi di rugiada”

Uno strano bagliore cerca di squarciare la quotidianità, che ci avvolge con tutte le sue inaspettate composizioni, così le nubi che scorrono, le onde del mare che ritornano irrequiete, il candore di una illusione che ripete , l’intima partecipazione che racconta incertezze e riflessi, sono qui il gioco instancabile del ritmo e dei versi. La poesia sottilmente sveste l’orizzonte per sospendere il canto che si annida tra i pensieri che non riescono a cambiare i colori, se non con la voce ripetutamente urlante della poetessa. Un tragitto trasparente snoda i coni d’ombra, che gli attimi effimeri sottolineano per i silenzi tra l’infinito e le stelle. “Quando mi coglie il buio/ una soffocata luna/ dietro il cancello/ solleva misteriosi grovigli/ e sul sagrato d’abissi/ mi fiacca l’anima.” – Allora il sogno diventa emozione, in una attesa che non è più solitaria e si offre pagina dopo pagina per diventare parola. Una percezione tangibile nella candida espressione dell’ammiccamento.

Antonio Spagnuolo

 

C’è un silenzio

c’è un silenzio antico nelle cose
sui crinali dei colli
nei limoneti
in fondo alle valli
intrecciate d’ortiche
grovigli di rami disseminati
erbe aromatiche
finocchi selvatici
menta e rucola
c’è un silenzio antico nelle cose
aspetta da sempre
sorregge radici di ulivi
nidifica nel forno sconnesso
tendo l’orecchio
a inseguire voci
che invadono segni
consonanze di parole lievi
librate nelle crepe
dei muri sconnessi
tra ciottoli e spini
dietro ogni siepe
c’è un silenzio antico nelle cose
estenuato da parole di sempre
in ogni angolo
della vecchia casa
nella speranza che tende la mano
inseguo tenacemente l’azzurro
con occhi spalancati
ma respirare cieli è un’altra cosa
E c’è un silenzio dentro le parole
che rimbalza distrattamente
mai al tempo giusto
muto nel dolore
un silenzio non ancora sfiorato
da venti lievi
come le mie ciglia
c’è un silenzio che nessuna parola
può penetrare senza fiatare
con mille nodi i suoni
ne infittiscono gli echi
segnati da erba calpestata
e rami che annaspano
al fruscio dei pioppi ansimanti
ma poi senti l’acqua del torrente
borbottare prima piano
poi sempre più incessante
parole e parole
c’è silenzio nel nido
di quei passerotti implumi
c’è silenzio nel buio che trasmigra certezze
nel rumore incessante dei dubbi
nelle pagine bianche
nei luoghi di frontiera
in questo tempo che se ne va
c’è silenzio anche nel fuoco
che divampa e zampilla
empiti di poesia
arde seguendo tracce
di odori suoni e colori
ma quante parole non dette
nel silenzio di tante parole

S’aprono in ogni mia fibra-

S’ aprono in ogni fibra gesti aguzzi
abissi e cunicoli scaglie involucri
innervati d’umori schiusi
a cercare sussurri
d’una antica lingua che perfori
come in un campo di sterpaglie
invisibile
su spazi imprevisti e buche
ma silenzioso tenace
mi fai semina di mare
spersa avvinghiata
e tu nascosto tenace
parli di partenze di ritorni
prosciughi tutti i respiri
dietro davanti e oltre
mi attraversi
non trovi un alibi razionale
si aprono in ogni mia fibra
respiri nel corpo viola
che vuole fermenti di pietà
per noi in questo settembre
s’aprono in ogni mia fibra
scaglie di purezza tremiti cari
e non trovo parole

Maria Allo

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Sopra un erotik

Voglio un amore doloroso, lento,
che lento sia come una lenta morte,
e senza fine (voglio che più forte
sia de la morte) e senza mutamento.

Voglio che senza tregua in un tormento
occulto sien le nostre anime assorte;
e un mare sia presso a le nostre porte,
solo che pianga in un silenzio intento.

Voglio che sia la torre alta granito,
ed alta sia così che nel sereno
sembri attingere il grande astro polare.

Voglio un letto di porpora, e trovare
in quell’ombra giacendo su quel seno,
come in fondo a un sepolcro l’Infinito.

Gabriele D’Annunzio