Strani giorni

Sabato Santo

Che giovinezza nova, che lucidi giorni di gioia
per la cerula effusa chiarità de l’aprile
cantano le campane con onde e volate di suoni
da la città su’ poggi lontanamente verdi! 
Da i superati inferni, redimito il crin di vittoria,
candido, radïante, Cristo risorge al cielo:
svolgesi da l’inverno il novello anno, e al suo fiore
già in presagio la messe già la vendemmia ride. 
Ospite nova al mondo, son oggi vent’anni, Maria,
tu t’affacciasti; e i primi tuoi vagiti coverse
doppio il suon de le sciolte campane sonanti a la gloria:
ora e tu ne la gloria de l’età bella stai,
stai com’uno di questi arboscelli schietti d’aprile
che a l’aura dolce dànno il bianco roseo fiore.
Volgasi intorno al capo tuo giovin, deh, I’augure suono
de le campane anch’oggi di primavera e pasqua!
cacci il verno ed il freddo, cacci l’odio tristo e I’accidia, 
cacci tutte le forme de la discorde vita! 

Giosué Carducci

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L’albero e il cielo

Un albero vaga nella pioggia,
ci passa in fretta davanti nel
grigio scrosciante.
Ha un affare da sbrigare.
Prende vita dalla pioggia
come un merlo in un frutteto.
Appena smette di piovere
l’albero si ferma.
S’intavede dritto e fermo
nelle notti chiare,
come noi in attesa dell’istante
in cui i fiocchi di neve si
rovesciano nello spazio.

Tomas Tranströmer
(Premio Nobel 2011)