« Non basta disprezzare la guerra, la tecnica, la febbre del denaro, il nazionalismo. Bisogna sostituire agli idoli del nostro tempo un credo. È quel che ho sempre fatto: nel “Lupo della steppa” sono Mozart, gli immortali e il teatro magico; nel “Demian” e in “Siddharta” gli stessi valori, solo con nomi diversi. »
Herman Hesse
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Da “Il lupo della steppa”
[…]
MODO MERAVIGLIOSO DI ADDOMESTICARE IL LUPO DELLA STEPPA
Queste parole suscitarono in me una folla di sentimenti; mi sentii stringere il cuore da ogni sorta di angosce e imposizioni della mia vita passata, della realtà abbandonata. Con mano tremante aprii la porta e mi trovai in un baraccone da fiera nel quale c’era una cancellata di ferro che mi divideva dal misero palcoscenico. Su questo vidi un domatore, un uomo dall’aspetto di ciarlatano che si dava molte arie e nonostante i lunghi mustacchi, il braccio gonfio di muscoli e il vestito azzimato da circo, somigliava a me in modo perfido e disgustoso. Egli teneva al guinzaglio come un cane (quadro miserando!) un grosso lupo, bello ma orribilmente magro, che mandava occhiate timide, da schiavo. Ed era uno spettacolo schifoso ma allettante, orrendo e tuttavia segretamente piacevole, vedere quel domatore brutale che presentava in una serie di scene e trucchi la belva nobile e pur così vergognosamente disciplinata.
Certo quell’uomo, quel mio maledetto gemello in caricatura, aveva domato magnificamente il suo lupo. Questo obbediva a tutti gli ordini, reagiva come un cane servile ad ogni richiamo ed ad ogni schiocco di frusta, si metteva in ginocchio, faceva il morto, si rizzava sulle zampe posteriori, portava per benino tra le fauci una pagnotta, un uovo, un pezzo di carne, un cestello, sollevava persino la frusta che il domatore lasciava cadere e gliela portava dietro dimenando la coda con servilità strisciante e odiosa. Si presentarono al lupo prima un coniglio, poi un agnello bianco ed egli digrignò i denti bensì, mentre la saliva gli colava dalla bocca tremante dal desiderio, ma non toccò gli animali, passò anzi sopra a loro con un salto elegante mentre quelli si rannicchiavano tremanti, si distese persino tra il coniglio e l’agnello, li abbracciò con le zampe anteriori formando un commovente gruppo familiare. E intanto prendeva dalla mano dell’uomo una tavoletta di cioccolata.
Era una pena vedere fino a qual punto fantastico il lupo avesse imparato a rinnegare la syua natura: mi sentivo rizzare i capelli sulla testa. […]
Come corpo ognuno è singolo, come anima mai.
~ Hermann Hesse – Il lupo della steppa ~
La nostra meta non è di trasformarci l’un l’altro,
ma di conoscerci l’un l’altro e d’imparar a vedere e a rispettare nell’altro ciò che egli è: il nostro opposto e il nostro completamento.
~ Hermann Hesse – Narciso e Boccadoro ~
Io ero un parto della natura lanciato verso l’ignoto,
forse verso qualcosa di nuovo o forse anche verso il nulla,
lasciare che si sviluppasse dal profondo, obbedire al mio destino
e far mia la sua volontà, questo era il mio compito.
Herman Hesse – Demian ~
Come corpo ognuno è singolo, come anima mai.
~ Hermann Hesse – Il lupo della steppa ~
La nostra meta non è di trasformarci l’un l’altro,
ma di conoscerci l’un l’altro e d’imparar a vedere e a rispettare nell’altro ciò che egli è: il nostro opposto e il nostro completamento.
~ Hermann Hesse – Narciso e Boccadoro ~
Io ero un parto della natura lanciato verso l’ignoto,
forse verso qualcosa di nuovo o forse anche verso il nulla,
lasciare che si sviluppasse dal profondo, obbedire al mio destino
e far mia la sua volontà, questo era il mio compito.
Herman Hesse – Demian ~
La vita di ogni uomo è una via verso se stesso,
il tentativo di una via, l’accenno di un sentiero.
~ Herman Hesse – Demian
Per gli uomini non esiste nessunissimo dovere, tranne uno:
cercare se stessi, consolidarsi in sé, procedere a
tentativi per la propria via ovunque essa conduca.
~ Herman Hesse – Demian ~
Solo lentamente, tra le sue crescenti ricchezze, Siddharta aveva preso qualcosa delle maniere degli uomini-bambini, qualcosa della loro puerilità e della loro timidità. Eppure li invidiava, li invidiava tanto più quanto diventava simile a loro. Li invidiava per l’unica cosa che a lui mancava e che loro possedevano, per l’importanza che essi riuscivano ad attribuire alla loro vita, per la passionalità delle loro gioie e delle loro paure, per l’angoscia ma dolce felicità del loro stato di innamorati eterni. Di sé, di donne, dei loro bambini, di onori e di ricchezze, di progetti e speranze, sempre questi uomini sono innamorati. Ma appunto questo egli non riusciva ad imparare da loro, questa gioia infantile e questa infantile follia.
— Hermann Hesse – “Siddharta”
ANCH’IO CREDO …. 😎
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I MET A DEVIL WOMAN
….ma non avevo ancora visto niente 😉 !!
. 😈
……ROCK’n’Roll !!!!! 😎
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A PROPOSITO DI LUPI ….MANNARI
LORO CI CREDONO
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Werewolf
…werewolf ?
THERE ….there wolf
There, castle !
(…citazione 😛 AUHHHHHH 😉 !! 😎
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Leggendo Siddharta ho deciso di diventare scrittore!
Non sono ancora uno scrittore di successo, ma ho già scritto alcuni lavori in cui cerco di incarnare i valori tanto cari ad Hesse.
http://www.feedbooks.com/userbook/12705/bonsai
Manu,
lupi a parte, demoni e simboli gnostici, questa song che ti propongo è rock quanto la Cerbottana che fu forgiata per me dalla Maga BIC-nick…
Pensa che lo stesso H. Hesse cita il ritornello nel suo “Klein e Wagner”… Ci credo!
😀
Vale,
m’avevi quasi convinto…. 😛 😛 😛
AuhhhH 😉
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