E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Salvatore Quasimodo
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Eppure nutro ancora segretamente la profonda convinzione – io la chiamo Fede – che niente potrà Ybris, mai, contro il Ricordo sul quale si fonda l’identità di un popolo …