Sopra: Paul Cézanne, “Baccanale”, 1875-80
Beato colui che ha un buon demone e conoscendo le iniziazioni degli dei vive santamente e introduce la sua anima nella schiera dionisiaca, infuriando sulle montagne.
(Euripide, “Baccanti”)
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Quando si segue il proprio “daimon” anche le tempeste più burrascose si affrontano con speranza e ottimismo, perchè si è consapevoli che anche il dolore e le sofferenze, oltre ai momenti più lieti e gioiosi, sono indispensabili per la realizzazione completa del proprio “destino”…quel destino che con il mito di Er il grande Platone ha sapientemente spiegato a noi poveri mortali.
E poi credo che avere la consapevolezza del proprio “daimon” e lottare ogni giorno per la sua realizzazione,ì sia una missione a cui non è lecito per alcun motivo tirarsi indietro, perchè sottrarsi al proprio “daimon” è sottrarsi al proprio vivere.
La meraviglia è anche nel modo assolutamente unico a cui ognuno di noi giunge la “chiamata” del proprio daimon….
anni luce avanti rispetto alla psicologia positivista
graditissimo post… grande Prof. grazie tantissime…. a volte per ritrovare la continuità del senso del proprio esistere …
Cara Tea, per così poco? Mi rendi felice
🙂