La Luce Oltre La Porta – in onda su Radio Manà Manà 89.3

Carissimi, vi ricordo che dal lunedì al venerdì , dalle 8.30 alle 9.30, sono in onda, insieme a Roberto Arduini, con il programma radiofonico d’informazione dal titolo: “La Luce Oltre La Porta” su Radio Manà Manà 89.3. Come sempre, sui temi trattati in studio, sono “aperte” le dirette telefoniche, chiamando al numero 0694539481-82.  SMS 334 9229505

Vi aspetto!

Gabriele

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Blade Runner

“Io ho visto cose che voi umani non potreste immaginare. Navi da combattimento in fiamme al largo di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come le lacrime nella pioggia. E’ tempo di morire”.

Secondo voi, cosa pensate volesse dire veramente il  replicante Roy Batty?

“Il nostro pensiero comprende il visibile e l’invisibile”. René Magritte

“Importante nella mia pittura è ciò che essa mostra“.
Questa semplice affermazione riassume le evidenti diversità che contraddistinguevano la sua opera da quella degli altri esponenti del surrealismo.
L’opera ha vita propria, svelarne l’invisibilità equivale a coglierne il senso. Per Magritte il mondo delle idee vive nelle visioni e il suo stile pittorico, riporta nelle immagini, la naturalità della magia, del pensiero, dell’invisibile, eludendo ogni artificio, dalla teatralità della metafora e della metamorfosi di Dalì, alla prolificazione dei fantasmi desertici di Tanguy. Come il soffio del vento solleva il pulviscolo, la pittura solleva il sapere. Quindi non più gesto pittorico inteso esclusivamente come abilità tecnica, ma trasmissione del pensiero attraverso un piano estetico. Il pittore, oltre a saper pensare deve far pensare. Ne risulta un’immagine strettamente collegata al pensiero, un’immagine che è pensiero. La sensibilità all’interno della materia, le cose fisiche divengono, quindi, il tramite dell’invisibile e di conseguenza il pensiero divine visibile grazie al pittore.
Nel pensiero visibile gli oggetti sono denudati dal nostro significato intrasoggettivo e si scopre la magia, intesa come volere, potere, entrare in tutte le forme, in tutte le identità senza dimorare in nessuna, dal termine “mogen”. L’universo si schiude sotto i nostri occhi è l’impossibile, l’inspiegabile, l’assurdo, l’ipotetica visione onirica appare con la più disarmante naturalità nel mistero del surreale. Davanti a opere come La grande famiglia, allora è logico chiedersi: sono le nuvole a farsi colomba o viceversa? Ma per un’altra grande opera La firma in bianco è lo stesso Magritte a risponderci: “Le cose visibili possono essere invisibili. Se qualcuno va a cavallo nel bosco, prima lo si vede, poi no, ma si sa che c’è, nella Firma in bianco, la cavallerizza nasconde gli alberi e gli alberi la nascondono a loro volta: Tuttavia il nostro pensiero comprende tutte e due, il visibile e l’invisibile. E io utilizzo la pittura per rendere il pensiero visibile.”
Il pensiero visibile in immagini attraverso le quali l’artista intravede il possibile, il tangibile, il non senso. Composizioni che rimandano oltre l’apparenza delle cose e racchiudono, nella loro solenne integrità surreale, le poetiche sfumature del mistero e del canto del cigno come ultimo avamposto della mente. Ma anche la magia, l’appartenenza alla non forma, evocatrice di atemporalità e di spazialità sovrapposte. Incredibili visioni, traslate da ragionamenti filosofici, che semplificano il senso e trascinano la realtà esterna dentro il pensiero visibile.
Lo spostamento del senso avanza e l’opera Golconde diviene esistenza surreale sospesa nell’infinito. In un ipotetico non luogo della mente, avanzano solidi palazzi dall’architettura belga, la realtà è più vicina di quanto si pensi ma si frantuma all’orizzonte quando, la trasmigrazione del reale tocca le vette del pensiero visibile e il mistero sfugge a ogni regola e a ogni certezza cognitiva. Fedele alla sua natura enigmatica induce a riflessioni sulla profondità interiore celata dietro le inquietudini dell’ignoto, i turbamenti del ricordo e le sensazioni del sogno. Il pensiero tesse la sua tela su una superficie dove il vero e il reale hanno lo stesso spessore delle cose della realtà.
Su questo bordline l’artista intreccia i tasselli di vari stimoli creativi scolpendo nella più fluida e nitida poetica dell’inconscio figure svuotato di anima e di spirito fermate in un tempo indefinito.
Appaiano così gli omini in soprabito e bombetta rivolti tutti verso lo spettatore. Giochi d’ombre improbabili, di uomini che avanzano come la pioggia nella sua nella perenne stabilità di movimento, tutto nella sospensione assoluta di uno spazio metafisico per una visione surreale al limite dell’astrazione.
Fonte: http://www.akkuaria.com

Vi segnalo: “Sogno d’amore” e il Quattrocento

“Noi e la terra”

Sopra: Vincent Van Gogh, “Notte stellata sul Rodano”, 1888

Gentili amici,
vi propongo questa lirica sorprendente di Lucian Blaga (1895-1961), filosofo e poeta romeno, nato a Lancram, in Transilvania, nel 1895, e morto a Cluj nel 1961. Tra le sue opere più note ricordiamo “Poemi di luce” (da cui è tratta “Noi e la terra”) e “Gradini insospettati”:

“Noi e la terra”

Quante stelle che cadono stanotte.
Tien fra le mani il dèmone della notte il pianeta,
soffia scintille come contro un’esca
furiosamente, ché divampi il fuoco.
Stanotte, che precipitano
tante stelle, il tuo corpo
di strega adolescente fra le braccia
m’arde come in un rogo.
Folle,
come lingue di fuoco alzo le braccia
per sciogliere la neve dalle tue spalle nude,
per succhiarti, famelico, e rubarti
potenza, sangue, vanto, primavera, tutto.

Lucian Blaga, in “LA POESIA DEL MONDO. Lirica d’Occidente e d’Oriente”, a cura di Giuseppe Conte, Parma, Ugo Guanda Editore, 2003.