Non capirsi è terribile –
non capirsi e abbracciarsi,
ma benché sembri strano,
è altrettanto terribile
capirsi totalmente.
In un modo o nell’altro ci feriamo.
Ed io, precocemente illuminato,
la tenera tua anima non voglio
mortificare con l’incomprensione,
né con la comprensione uccidere.
Evgenij A. Evtušenko
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i tuoi occhi pungenti
mi osservano senza guardare
conosco la tua mente in ogni dettaglio
sei riuscito nel tempo a costruire
attorno
un vasto mondo , è la tua anima,
questa vastità apparentemente
accogliente è fredda, indagatrice,
è un peccato per te vivere solo
di te e dei tuoi pensieri,
non cogli che con difficoltà
l’umano, sbadigliando ( tu ) annoiato.
Và bene giriamo la pagina,
ma in questa io non ci sarò
sarò io creatura creatrice;
e tu solo ? No, non credo,
ti è difficile separarti da chi
potrai giudicare amabilmente
giocando con l’intero cosmo
tuo
solo tuo
e di nessun’altro.Creatore
senza creatura ti auguro
quel che tu non capiresti,
un’amore che ti sfugga
perchè inciamperesti
finalmente nei tuoi piedi
arrotolati
che non sanno correre
Ma l’amore come sai è sempre
altrove ed il suo tempio
non esiste in realtà che
nelle menti dei biologi
che lo scambiano
per malanno stagionale.
Deliziosa, Map…. trovo bellissimi questi tuoi Versi!!!
AFORISMI.
NON HO DUBBI,BISOGNA CHE MI ABITUI AD AVERLI.
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DA ORA CERCHERO’ DI ESSERE AVARO,SEMPRE CHE LA FORTUNA MI SIA FAVOREVOLE.DISSE UN BARBONE,ROVISTANDO TRA I RIFIUTI.
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SARO’ SERIO,DISSE IL PAGLIACCIO,APPENA FINIRO’ DI TRUCCARMI.
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MI PIACCIONO GLI UOMINI GENIALI.MA DOVE LI TROVO?.
————
CON UNA VERDE MONETA
DI CARTA,MOLTI INCARTANO
I LORO CUORI,PER SFUGGIRE
DA UN LUNGO SOGNO DI PIETRA.
E,PENSARE,CHE CON TRENTA
DENARI,UNO,TRADI’ LA VERITA’.
E DA ALLORA,LA SUA ANIMA,
VAGA IN OGNUNO DI NOI..
—————————–GINA TOTA 10-10-1998.
TITOLO CON UNA VERDE MONETA.POESIA PUBBLICATA. CIAO
grazieeeeeeeee. Eh….Mayor.
la comprensione non uccide mai!!!!
Ciao Gina,
ma dove eri finita 🙂 ora dopo i tuoi aforismi posso andare a dormire.
Buonanotte e buona mattina.
Da SIMBOLI DELLA TRASFORMAZIONE – Parte seconda, Cap. V, “La madre e la rinascita” – C.G.Jung
[…]
Albero malvagio, sarai conosciuto,
Matrigna di mio figlio ti chiamo:
Croce, tu l’hai sospeso così in alto,
Che io non posso baciare i piedi del mio frutto;
Croce, vedo che sei la mia nemica,
tu porti il mio uccellino, livido dai colpi…
La Santa Croce risponde:
Donna, a te devo onore,
Le tue palme lucenti ora io porto,
Il tuo frutto fiorisce per me nel color del sangue…
Quel fiore sbocciò nel tuo pergolato.
E non per te sola,
ma per vincere tutto questo mondo.
Quanto al rapporto tra le due ,madri la Santa Croce dice:
Tu sei incoronata regina del cielo,
per via del peso che portasti.
Io sono una reliquia che risplende luminosa;
Gli uomini desiderano sapere dove sono.
Al parlamento del giorno del Giudizio sarò,
Quel giorno apparirò improvvisa;
Al parlamento leverò il mio lamento,
Come un frutto di Vergine su di me cominciò a morire.
[ Segue il commento di Jung al lamento di Maria anglosassone tratto da “Dispute between Mary and the Cross”, in Morris ]
“Così la Madre di morte (in Grecia il palo della tortura era chiamato l’Hekate – la dea Ecate) si unisce con la madre di vita nel lamento del dio morente e come segno manifesto della loro unione Maria bacia la croce e si riconcilia con essa. Nell’antico Egitto questa unione tra tendenze in contrasto fu conservata nella sua ingenuità nella figura di Iside. La separazione del figlio dalla madre significa il commiato dell’uomo dallo stato d’ incoscienza animale. Solo l’intervento del “divieto di incesto” potè creare l’individuo autocosciente al posto dell’esere sprovvisto d’idee, confuso nella tribù, e solo in tal modo divenne possibile l’idea di una morte individuale e definitiva.
Così, mercè il peccato di Adamo che consistette precisamente nella presa di coscienza, la morte fece la sua comparsa nel mondo.
Il nevrotico che non vuole lasciare sua madre ha buone ragioni per non farlo: in ultima analisi è la paura della morte a trattenerlo presso di lei. Sembra che non esista concetto o parola tanto possente per esprimere tanto adeguatamente il concetto di questo conflitto.Questa lotta protrattasi per millenni alla ricerca di un’espressione non può di certo attingere la sua forza dal dato di fatto angustamente circoscritto, dal triviale concetto di incesto. Dovremmo al contrario concepire la legge che in ultima analisi e originariamente si esprime attraverso il “divieto di incesto” come una costrizione all'”addomesticamento”; dovremmo considerare i sistemi religiosi come istituzioni che captano le forze istintuali di natura animale come suscettibili di impiego ai fini di civiltà, le organizzano e le rendono gradualmente capaci di un’utilizzazione più elevata.” […]