E una donna che reggeva un bambino al seno disse:
Parlaci dei Figli:
Ed egli disse:
I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie dell’ardore che la Vita ha per se
stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,
Poiché essi hanno i loro propri pensieri.
Potete dar ricetto ai loro corpi ma non alle loro anime,
Poiché le loro anime dimorano nella casa del domani,
che neppure in sogno vi è concesso di visitare.
Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercate di
rendere essi simili a voi.
Poiché la vita non va mai indietro né indugia con l’ieri.
Voi siete gli archi da cui i vostri figli come frecce vive
sono scoccate.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi
piega e vi flette con la sua forza perché le sue frecce
vadano veloci e lontane.
Fate che sia gioioso e lieto questo vostro esser piegati
dalla mano dell’Arciere:
Poiché come ama la freccia che scaglia, così Egli ama
anche l’arco che è saldo.
Gibran Kahlil Gibran
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E’ una poesia bellissima, che amo molto e che condivido nei concetti. Però non è per tutti così: molti anni fa l’ho fatta leggere a due giovani mamme che l’hanno trovata “crudele”. E’ stata una delle volte in cui maggiormente mi sono resa conto di quanto noi diamo per scontato il nostro pensiero, mentre “altri” vedono le cose in modo completamente diverso!
“Essere ‘piegati’ ed essere ‘saldi’..:” Sì, occorre essere ironici e irenici (anche …’uranici’). Insomma, ‘flessibili’ e ‘aperti’ (vulcanici quanto basta…). “Cedi e sarai intero. Piegati e vincerai. Vuotati e sarai colmo. Il duro e l’inflessibile vengono infranti dal mutamento; il flessibile e il cedevole si piegano e prevalgono.” (Ray Grigg, Il Tao delle relazioni tra uomo e donna – citato in Terapia breve strategica di Paul Watzlawick e Giorgio Nardone.).
By the way, a proposito di Gibran (suo è il quanto mai veritiero aforisma, un po’ gurdjieffiano: “L’uomo è due uomini contemporaneamente: solo che uno è sveglio nelle tenebre e l’altro dorme nella luce.”), il suo ritratto di Maria Maddalena è a dir poco unico…
Nicola Perchiazzi
I figli non ci appartengono… tuttavia il sentimento del possesso è molto forte in noi… fino a somigliare all’amore! E invero il nostro attaccamento viscerale sembra essere uno dei meccanismi che concorrono – nel progetto filogenetico – a preservare la prole per se stessa, per il mondo e per l’ultimità… in tutto ciò appare essere escluso l’uomo che deve orientarsi alla rinuncia … e che ne è della sua sofferezza, della privazione e del lutto?!
E’ intensa l’Immagine di Dio che tende l’arco…
I genitori sono quell’arco che è strumento con il quale l’Arciere scaglia la freccia, sono “ministero” che si tende, accumula energia e dal quale il figlio sottrae energia e desiderio di… staccarsi dall’arco per colpire l’obiettivo!
Arco e freccia fanno un tuttUNO con l’Arciere, un atto unico: I figli sono le parole vive e le azioni del domani, pensiero, idea che diventa volontà per mezzo di quella forza che è Amore che da se stessi si proietta verso l’altro.
FANCIULLO
Sono pensieri soavi che volano a prendere un piccolo dono dalle mani di chi guida i loro passi e non riescono a capire lo svolgere di quegli intrecci di umori che ammantano temuti silenzi aggiunti alle loro piccole memorie.
Dove c’è amore esiste la spinta che assolve l’azione di un portarsi al di sopra della ragionevole risposta di uguale valore intriso nel cuore.
E’ bello pensare che giunga un messaggio chiaro che trasmetta le emozioni e le lasci andare per porgerle sul cuore di chi si ama.
Nei suoi occhi vedo l’azzurro del cielo e il bagliore del sole che accende l’orizzonte lontano colmo di speranze afferrate!
Fiorella
Baci! 🙂
ps rinviato perché non apparso
La poesia di Gibran rispecchia ciò che è giusto. Ognuni persona che nasce è un essere a sé e ognuno deve vivere la sua vita, una madre può solo guidare i propri figli, ma le scelte devono essere solo ed unicamente le loro. Un figlio può seguire i consigli di un genitore, come può non seguirli. Un genitore è solo un donatore di vita e i figli sono il frutto della sua vita che si ripete in loro.
Posto un piccolo racconto che qualche anno fa scrissi per una ragazza resa succube dall’amore di una madre troppo possessiva…Egoista per amore.
Un anziano signore passeggiava lungo il bosco, quando vide cadere da un nido situato su di un albero poco distante da lui, un piccolo uccellino. Si chinò e lo raccolse, aveva giusto qualche piuma e non potendolo rimettere nel nido, poiché situato troppo in alto, decise di prenderlo con sé per evitargli una sicura morte.
Pensò subito che avrebbe potuto allietare le sue giornate grigie e solitarie con il suo canto.
L’uccellino fu curato e la sua dimora fu una gabbia. Egli cantava per il suo padrone da quando il sole nasceva fino al tramonto, solo per allietare i giorni a chi gli aveva dimostrato amore, col dargli da mangiare, proteggendolo contro il freddo durante l’inverno, aiutandolo ad apprendere a volare nell’esigua stanzetta del soggiorno; diventò così, confidente dell’anziano signore che, preso dalla malinconia e la solitudine, gli parlava raccontandogli le sue pene.
L’uccellino era un bel usignolo, ed era diventato come un figlio per l’anziano signore, egli riversava su di lui tutto il suo affetto ed amore, non avendo nessun’altra persona a chi far dono del suo sentimento.
L’inverno volgeva alla fine ed arrivò il giorno in cui fiorirono i mandorli, i ciliegi e tutta la natura che si vestì di tanti colori. Si respirava aria di primavera, la vita s’era risvegliata dal triste inverno che già era alle spalle.
L’usignolo ormai adulto, continuava a cantare per il suo amico padrone, ma in cuor suo, aveva voglia di volare via e non sapeva come farlo capire al suo benefattore. L’anziano signore gli aveva detto tante volte che aveva bisogno del suo canto per sopportare la solitudine….
Passarono alcuni giorni, e l’usignolo continuava a cantare, sì, ma non metteva più tanta armonia in quello che cantava; l’allegria era latitante e c’era una nota di tristezza nel suo canto, l’anziano che lo conosceva bene, si domandò perché quella nota fosse così malinconica, tanto, da toccargli il cuore… Così, si accostò alla gabbia e vide che l’usignolo non mangiava più ed il suo occhio piccolo e vispo era chiuso per metà, allora domandò lui cosa mai l’angosciasse, ma purtroppo non ebbe risposta.
L’usignolo man mano che i giorni passavano continuava a deperire, e il suo benefattore, pensò: “Forse non è contento, chissà… o forse il cibo non gli piace più?” Cambiò mangime, ma l’usignolo deperiva sempre più e la sua tristezza divenne palpabile.
Un giorno, mentre l’anziano signore stava alla finestra, guardò fuori e vide che gli uccelli riempivano gli spazi azzurri con i loro voli e i loro canti, colmavano l’aria d’allegria viva.
Si girò e guardò il piccolo usignolo triste che si teneva appena aggrappato alla sua altalena, avvicinò la sua mano alla gabbia, e con il dispiacere che gli serrava in cuore, aprì la porticina, dicendogli:
“Vai ! Sei cresciuto e la tua vita è là, fra il cielo e la terra negli spazi che ti sono stati riservati per allietare tutti con il tuo canto e non solo me, povero egoista.
Vola e vivi la tua vita! Quando vuoi, vienimi a trovare, qui per te ci sarà sempre da magiare e dormire.”
L’usignolo volò sulla sua spalla, e con l’occhietto vispo dalla contentezza,
lo guardò fino a farlo sentire felice per il suo gesto d’amore.
Da quel giorno, l’usignolo cantò per tutti compreso il suo amico anziano. Iniziò a vivere la sua vita, come tutti gli uccelli della terra fanno, dopo avere appreso a volare…
Anna
Il racconto di Anna mi fa pensare a questa sequenza…
Ciao, Fiorella!
Concordo con la necessità di usare un linguaggio e il tempo appropriati all’età del bambino, perchè non rimanga fuori da “quegli intrecci di umori che ammantano temuti silenzi aggiunti alle sue piccole memorie”. Per non privarlo della sua leggerezza e capacità di trasformare ogni situazione in un’opportunità di progettare il suo spazio intorno – e dentro di sè – con quello che ha a disposizione e andare oltre… Nessuno deve toccare i sogni che riuscirà a fare ad occhi aperti!