Assenza

Ti interroghi sul mio stato? Eccomi dunque:
son disperso ormai nell’intimo, ubriaco e tremante.

Sotto le multicolori vesti che agghindano le forme,
resto come un’illusione d’acqua modellata dal vento.

La Tua assenza mi carica del gravame dell’esistenza
porto sulle spalle un mondo privato di senso.
Qual è la vanità di uno specchio senza immagine?
Privo della Luce Amata ormai qual bagliore vi splende?

Jalaluddin Rumi

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15 Risposte

  1. L’ASSENZA

    Con le spalle riflesse sulle mie pupille lucide
    ti incamminasti verso le ore scure.

    Ai tuoi primi passi
    gridavamo per dirci le ultime parole…
    ma non ci sentivamo.

    Eppure i nostri corpi erano vicini.

    Giungesti al ponte.
    Era buio.
    Stringevo gli occhi
    in cerca della tua figura,
    ma non la trovavo.

    La tua materia era lontana dalla mia
    eppure bastava alitare per sentirci, ora.

    Fu allora che
    nell’assenza di noi
    ci ritrovammo.

  2. Cara Teresa complimenti per questi versi…..
    …e soprattutto per l’ultima strofa.
    Un grande abbraccio cara e dolce poetessa.

  3. Sottofondo alla poesia:

    Arrivederci

    Può essere poesia una musica muta?
    Può essere il mio canto soffocato
    melodia dei cieli
    e l ‘urlo di dolore può
    essere la nota del cuore
    Può essere che tu mi completi
    o che io completo te
    e nei tuoi occhi
    la scintilla divina
    mi fa tremare come una foglia infreddolita
    caduta
    sullo specchio di lago
    Allora mi sporgo dalla
    mia barca per coglierla
    e di nuovo tu
    tu nel riflesso del lago
    che mi afferri e mi affondi con te
    negli abissi dell’ acqua
    Oh quanto avrei voluto seguirti
    Ma io sono qui su questa barca
    a raccogliere
    la foglia infreddolita
    perchè

    perchè
    voglio scaldare quella foglia
    con la mia anima

    Arrivederci
    amore mio

    by Melusina 8)

  4. Arrivederci è il titolo 😛

  5. Quando manca Entusiasmo: nell’uomo, nella donna (fatti) di Dio…
    Mancanza di Ispirazione, di Gioia, di Armonia che soltanto in Anima

  6. …che è possibile soltanto in Anima.
    (Prosit al copia e incolla

  7. A quattro anni concepii un profondo pensiero mistico: se Dio è là che ci faccio io qua? E provai una rabbia terribile,il senso di una profonda,cattiva ingiustizia.Mi sentii un po’ come la vecchia Eva cacciata via dal Paradiso,con il musetto incollato alla finestra del Paradiso..e non poter entrare,non poter tornare mai più indietro.E’ stata l’impronta..quando lessi il Castello interiore di Teresa d’Avila,per la prima volta in vita mia provai una tale rabbia da scagliare il libro per terra..mi sentivo come una che spia dal buco della serratura la fede..di un cuore..Là dove lei vedeva amore io avevo visto delusione..Non mi dispiace,era il mio destino e doveva compiersi in questo modo.

  8. titolo: il profumo di una stella cadente

    C’era una volta e forse c’è ancora Pepita ,una gatta bellissima e nera.

    Aveva sposato il re Tartaruga e viveva in un regno incantato,dove tutto era perfetto.
    Dove tutto sembrava perfetto.
    Mille bachi da seta erano i suoi sarti.
    Un folto gruppo di orsetti lavatori tenevano in ordine le stanze.
    Un porcellino rosa cucinava i piatti più buoni e stappava con la codina i vini migliori.
    Farfalle le facevano vento muovendo le alucce come ventagli multicolori.
    Aveva proprio tutto. O almeno così credeva.
    Nel suo giardino l’erba era polvere di smeraldi, i papaveri avevano petali di rubini e fiorivano ametiste sul glicine.
    Un giorno, era luglio forse, se ne stava a crogiolarsi sotto il sole e sentì un miao.
    Un gatto era appollaiato sull’alta recinzione di cristallo e la guardava.
    Era tutto nero ma aveva gli occhi più blu che avesse mai visto.
    “Che fai?” le chiese.
    “Sto qui” miagolò lei.
    “Da quanto tempo sei qui?”
    “Non lo so più.” disse Pepita “So che vedo lune e soli. So che mangio. So che bevo. So che sono bella. Sto qui da sempre. Non vedi che splendore la mia casa? E tu chi sei?”

    “Sono Fiomisò,un randagio curiosone e vengo da molto lontano. Non ho denari, ma conosco gli odori e i sapori del mondo.”
    “Odori? Che sono? Credi di essere più ricco di me? E’ impossibile” sfrigolò lei stizzita.
    “Domani tornerò e ti porterò un fiore vero. Ne sentirai il profumo e poi decideremo chi possiede di più tra noi due.”
    Fiomisò tornò il giorno dopo col bocciolo più odoroso che riuscì a trovare.
    Il giorno dopo ancora. E ancora, e ancora. E ogni giorno quel micio impertinente le portava un fiore nuovo.
    Pepita sognava di giorno e la notte, mentre tutti dormivano, scivolava furtiva nel giardino ad attenderlo.
    L’estate passò e Fiomisò doveva ripartire.
    “Scappa con me” le disse” o almeno per una notte fa onore alla tua razza felina e supera questo recinto. Ti porterò ad annusare le stelle.”
    Per una sola notte.

    Per una notte sola.
    Pepita aveva paura, ma la voglia di sentire ebbe la meglio.
    Si preparò con cura e con un balzò fu nel mondo.
    Lui le diede la zampina e lei provò l’ebbrezza di una stella che cade.
    All’alba Pepita tornò nel suo mondo di vetro e Fiomisò ripartì sul suo triciclo giallo.
    Nessuno sa se un giorno si rivedranno ma, insieme, quella notte sotto la luna, erano più belli del sole. E forse la libertà ha lo stesso profumo di una stella cadente in una notte di luglio.

    BY Anna

  9. Ma perchè il micio se me và su un TRICICLO GIALLO? ❓
    🙄

  10. Melusina, vuoi sapere da noi perchè ti è venuto in mente di chiudere il sipario con un micio che si chiama Fiomisò e che se ne va sul suo triciclo giallo come sulla scia di una stella cometa…? Pepita non percepisce la luce… Il micio usa il triciclo per rappresentarla alla sua coscienza…Genialata!
    Penso ad altro…
    Il mondo di Pepita è fatto di trasparenze di vetro colorato, dove il senso del gusto e dell’olfatto sono sconosciuti, intorpiditi, assenti: il senso dell’equilibrio viene risvegliato dal tatto con la zampetta di Fiomisò…
    Noto questo nel tuo racconto: l’assenza di quel qualcosa che è strettamente legato al mezzo con cui da bambini cominciamo a conoscere la realtà che ci circonda: la bocca…
    La gattina si chiede perchè deve mangiare e sentire… Lo fa di nascosto. Fiomisò soffre di anoressia? 🙂
    Un abbraccio

  11. Mi correggo:
    Pepita soffre di anoressia?

  12. IL racconto non l ho scrittto io min è stato inviato via mail da una mia amica e l ha scritto Anna, ” by Anna” rappresenta l’ autrice del racconto se no l’ avrei firmato by Melusina…
    …però è molto interessante l’ interpretazione che dai del triciclo giallo, mi piace è una genialità 🙂 questa tua intuizione, penso possa essere proprio così…per quanto riguarda Pepita nn mi da la sensazione di essere anoressica, ma penso che “quel suo non sentire possa riferirsi, al risveglio di uno stato di torpore, perche prima di Fiomisò non avesse mai amato e avesse mai scoperto prima questo sentimento è come un risveglio alla vita…

  13. Mi chiaro adesso che Anna non è un tuo pseudonimo, Melusina.
    L’Amore che “in-segna” la parte istintuale, che la nutre… dei colori, dei sapori della vita, che la apre alla vita!
    Pepita è davvero una gattina fortunata!

  14. A Beatrice: Un immenso e caro abbbraccio

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