Rievocando un pianto di fondo possiamo evocare il bambino nella patologia: è come se un pianto di fondo desse voce diretta al contenuto abbandonato… E il pianto dice quanto un individuo sia incapace di soddisfare da solo i propri bisogni, incapace di aiutarsi, di restare solo… Sappiamo bene che certe cose non le impariamo mai, non riusciamo ad evitarle, ci ricadiamo, ci faranno piangere ogni volta. Questi luoghi inaccessibili nei quali siamo sempre esposti e timorosi, dove non possiamo apprendere, amare, sottracci traformando, rinnovando o accettando, sono i deserti, le caverne dove il bambino abbandonato gioce nascosto… Restano il complesso e le lacune; ciò che si diversifica sono le nostre connessioni con questi luoghi e le nostre riflessioni attraverso di essi.
James Hillman
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veramente un ragionamento impressionante, sarebbe a dire che il luogo del dolore, ha connessioni diverse e che queste connessioni bisogna andare a “vedere” e non il luogo del dolore?
Sarebbe a dire che il luogo del dolore esiste grazie alle connessioni che noi abbiamo “creato”?
Soffrire tuttavia è reale o immaginario?
Senz’altro è necessario a definiri i limiti, la delimitazione del luogo del (nostro) dolore.
ci serve un luogo del dolore a conoscere ciò che in estremo noi siamo?Ne abbiamo evidentemente bisogno, quindi è un luogo buono e non cattivo , un luogo dove siamo noi da soli e difficilmente arrivano gli altri.
ma il luogo più inaccessibile di tutti, su cui cadono le nostre lacrime, resta …. IL CIELO
.
Quando Eric Clapton scrisse questa struggente canzone, aveva da poco perso il proprio figlioletto di 4 anni in un tragico incidente .
Sono d’accordo con Map pina, il luogo del dolore ci serve per osservarci e conoscerci. Per questo motivo sono contro gli psicofarmaci che, vorrebbero aiutare, ma creano soltanto danni irriparabili! Penso che ricorrere agli psicofarmaci sia davvero una fuga estrema di viltà! Da se stessi, dalla vita…
purtroppo oggi “non abbiamo tempo per stare male”,
credo che il lusso più grande sia il tempo non i soldi, oltre che uno spazio per il dolore, ci occorre tempo , invece così si fa alla svelta e si và avanti sempre di corsa…non c’è tempo per stare male e di conseguenza noi non abbiamo “spazio” per stare male.
In effetti crediamo di essere ma in realtà siamo solo delle scie ad alta velocità finchè non andiamo a sbattere contro un muro, ci prendiamo una pillolina e continuiamo la nostra folle corsa contro un tempo che non è più nostro.Ma chi ha rubato il tempo?
Amiche e amici,
anche io penso che, tolti alcuni casi particolari, sia un grande errore ricorrere agli psicofarmaci. Oltre all’assuefazione, credo che la loro costante assunzione ci faccia perdere ogni attinenza con la realtà e con il dolore, sia fisico che psichico. Apparentemente e momentaneamente restuiscono la vita, ma è soltanto una banale illusione: terminato il loro effetto si sta come prima o addirittura peggio.
Map cara, credo che nessuno ci abbia rubato il tempo: siamo noi che in una società che corre abbiamo perso di vista i veri valori della vita. La frenesia del quotidiano, le imposizione che la società ci impone (e a cui chi più, chi meno comuqnue ci sottomettiamo, sbagliando ovviamnete!), la scomparsa dei veri rapporti umani credo questo faccia sembrare che qualcuno ci abbia rubato il tempo. In realtà siamo noi che abbiamo perso il vero senso del tempo e della vita: dovremmo dare più spazio alle nostre esigenze interiori e ai nostri affetti….ed ascoltare/percepire anche di più le necessità umane-morali-materiali ed i bisogni più intimi di chi amiamo.
Tanti baci bacii
Ho collegato questa riflessione di Hillman sul “Bambino abbandonato, nascosto nella caverna”, ad una lirica di Leonardo Sinisgalli, che abbiamo condiviso tempo fa in questo territorio intermedio tra conscio e inconscio… E’ tempo di diversificare le connessioni con queste zone della nostra mente… seguendo echi lontanissimi…
“Si fatica per anni
a sciogliere i nodi
a dare un’immagine
favolosa e una ciocca
illegibile di segni perduti”
Un abbraccio
Interessanti, Mirco e Mappina, i vostri discorsi sulle pilloline … Sono dalla vostra
Purtroppo però lavoro in un posto, in cui di pilloline se ne consigliano e prescrivono parecchie … io scuoto la testa, avverto che il lavoro deve essere fatto dentro sè stessi, non….uscendo da sè stessi
Poi, gli stessi pazienti ritornano a distanza di mesi … Sorridono e, grati, baciano le mani a chi ha prescritto loro quelle pillole … che gli han cambiato la vita
E questo è vero.
Come è vero che continueranno e continueranno a tornare. E a tornare. E a tornare.
La vita è cambiata, sì…
e ha il nome e il colore di una pillola
P.S. mi dissocio da Mirco soltanto laddove parla di fuga estrema di viltà. Non è viltà….
E’ debolezza
Hai ragione Emanuele, purtroppo mi lascio sempre prendere troppo dal momento e ho parlato di viltà. Penso anch’io che sia debolezza ma ho voluto essere eccessivo e ho sbagliato. E’ che provo molta rabbia per questi modi di fare che oggi si diffondono come epidemie; come se oramai gli uomini avessero imparato che per affrontare certe situazioni si debba ricorrere a quel tipo di farmaci (non tutti ovviamente, ma sembra che la tendenza sia quella). E io non la capisco proprio. Penso che così facendo si proceda per debolezza e si vada inconsapevolmente ad accrescere quella debolezza.
Oggi non si parla mai di forza, non so perchè, ma non se ne parla mai! Magari è come dice Map pina e come non abbiamo più tempo per concederci il lusso del dolore non abbiamo più neanche il tempo di concederci la forza! Però secondo me non è così… la forza d’animo è molto importante e sta a noi trovarla in noi stessi, come sta a noi trovare la volontà di prenderci il nostro tempo.
caro Emanuele, certo che non è debolezza, debolezza è non chiedere aiuto o non darne.Chi è che nella vita non ha mai preso dei farmaci? Meno male che esistono. Però bisogna che dietro ci siano delle persone come te.Eppure talvolta il medico ti dà quello che vuoi e non scuote neanche più la testa.
Chi ha rubato “L’ARTE medica” ?
In favore della Buro-scienza medica?!?
E al di là di tutte le sciocchezze…e battute che posso inventarmi…troviamo il tempo per noi.Altrimenti siamo fritti.
La mia sola esperienza con un farmaco risale agli anni dell’università,quando presi un calmante potente per affrontare la tensione di un esame..Mi sentivo ovattata,non intontita ma era come se ci fosse un velo tra le mie emozioni e la mia testa..Gettai tutto nel wc..preferivo la mia ansia,la mia emotività,preferivo “sentirmi..ma è sfiancante! Hillman ha ragione:per quanto si faccia,certe cose non si dismettono mai,e ogni volta mi sento scoraggiata,ho l’impressione di girare a vuoto,come uno scoiattolo in gabbia..Mirco,io credo che non si parli di forza perchè ci manca un contesto in cui inserirla:tra i miei amici quelli che riescono a lavorare su queste cose,sono quelli che hanno una filosofia di vita,più ampia e che vivono queste situazioni o come prove,o come mezzi per una trasformazione interiore.Non importa il nome della via scelta ,quel che conta è che sanno dare un senso a questi disturbi,e così trovano la volontà per affrontarli..
Emanule,quanto hai ragione..ma non solo non si guarisce,ma si ricorre al farmaco alla minima avvisaglia del sintomo,la soglia si abbassa..Una mia amica soffre di depressione..ed ora ricorre alla pillola anche solo se si sveglia di umore malinconico..ha paura che ritorni,lo capisco,ma è entrata in un circolo vizioso..Ma questi farmaci creano assuefazione,cioè c’è la possibilità che uno debba aumentare le dosi nel tampo?
Caro Mirco … va benissimo anche lasciarci prendere dal Momento, e che sia questo a parlare per noi.
E’ sempre utile ascoltarlo … ci dice tante cose
Ci dice per esempio della tua rabbia (che a volte è anche la mia) … Vorresti che si scuotessero, che riprendessero in mano la loro vita …. Vorresti che fossero forti, forti…in Anima
Sembrerà strano, però …. ma per diventare forti in Anima, serve proprio … Debolezza
Fragilità,
Vulnerabilità.
Ci ritornerò tra un attimo, soltanto ancora una considerazione sulla rabbia.
(so che lo sai, permettimi solo di dirlo)
Non è della nostra rabbia che queste persone hanno bisogno. Ma di comprensione .
Non compassione…
COMPRENSIONE.
Noi, di loro.
Loro, di sè stessi…
e delle proprie Trame Nascoste
Che rimangono Perdute – come dice Hillman – almeno finchè non si vanno a cercare. O almeno ci si provi.
(ma ci vuole tempo)
Ecco…
ecco l’ effetto deleterio del farmaco (specie se prolungato) : interrompe, impedisce il processo di comprensione.
Impedisce la comprensione di chi deve essere aiutato.
Ma anche quella di chi deve aiutarlo.
. .
Ma torniamo alla Forza …e alla Debolezza
Perchè, ho detto che per diventare forti in Anima serve la Debolezza …?
La Forza, istintivamente, ci fa rivolgere verso l’ esterno …come a dire ” Eccomi mondo, guardami …prendi coscienza tu, che ci sono io ”
La Debolezza, la Fragilità, la Vulnerabilità… ci fanno istintivamente rivolgere verso l’interno ….
Ora lo sguardo, non della coscienza del Mondo ma della nostra…Coscienza è rivolto non più verso il nostro IO, ma verso ANIMA e, necessariamente, verso quel Mare indefinito e in eterno movimento che si muove sotto, cioè l’ Inconscio.
E noi sappiamo… che, per ogni scintilla di coscienza che si accende nell’ Inconscio, Anima trae forze ed energie straordinarie … immense
Ma mi fermerei qui …
perchè ci sono molti qui nel nostro amato Temenos che potrebbero parlare (e parlarmi) di Anima e delle forze straordinarie che la alimentano e che la muovono, molto meglio di me ….
(ma guarda quanto ho scritto, e devo ancora andare a giocare con Valeria Amalia e Mappina in altri post … Ma tanto ci vado lo stesso ! 😉 )
Paura che ritorni …
PAURA CHE RITORNI ….
Centro!
cara Amalia
Mappina
puoi trovare “L’ARTE medica”, entrando in qualunque studio medico
….Appesa su un muro, dentro una bella cornice….
GIURAMENTO DI IPPOCRATE
(purtroppo per molti, troppi medici …inizia e finisce lì… )
Ma io Amalia mi riferivo a quello che hai detto tu. Solo che credo che per affrontare quei disturbi, lavorarci e dargli un senso occorre la forza e la volontà di farlo. Sono gli input iniziali per la trasformazione interiore, per affrontare le prove.
Osservo la diversa reazione dei compagni di viaggio “davanti” alla parola COMPASSIONE.
Io percepisco: patire con, insieme…Sentire il dolore Altrui come se fosse proprio. Condividerlo.
E voi?
Ma..Emanuele!! Accidenti che perle che custodisci in te..mi hai lasciato senza fiato..e mi è dispiaciuto che tu concludessi il tuo ragionamento..Lo sai qual’è il punto,anche con Hillman,che le trame nascoste sono tante,e non arrivi mai a chiudere quel capitolo..non hai certezze..e spesso è proprio questa la causa della paura..se imparassimo a vivere la nostra debolezza come viviamo la nostra forza,con lo stesso orgoglio invece che vergognarci per la paura di non essere all’altezza delle aspettative,forse smetterebbe di “pungere”..Che ne dici? Sarà utopia?
Mirco,il mio dubbio è che le prove,veramente non finiscano mai..insomma anche leggendo Hillman,qua e là serpeggia questa idea..non ci si deve liberare dalle ansie,dalle paure,il bimbo interiore sarà sempre abbandonato,Persefone verrà sempre rapita da Ade..Certo ogni “giro” è diverso,scavi più a fondo,alcune cose le vedi in trasparenza..ma non si arriva mai alla conclusione..o almeno così sospetto..Tu credi che sia possibile che le cose stiano diversamente,Mirco?
Valeria..tu percepisci nel modo etimologicamente corretto,ed anche umanamente..sentire più diffuso è questo: compassione= poveraccio!
..però ridere a volte è qualcosa che oltrepassa il dolore individuale ed è quello che poi fanno i dottori “patch adam” quando vanno negli ospedali.
Un pensiero a tutti noi, ai nostri cari, ai nostri amici, ai nostri nemici, salute a tutti noi e a tutti .
(il video è una parodia del dott. House).
Emanuele il tuo ragionamento è bellissimo e giusto. Non avevo considerato che, come dici tu, la forza ci fa rivolgere verso l’esterno e la debolezza verso l’interno!
Invece pensando a quanto dici sulla comprensione vi viene in mente la fratellanza; sarebbe lo spirito giusto per avere comprensione del prossimo e del suo dolore.
No cara Amalia, penso sia esattamente come dici tu. Non penso si arriverà mai alla conclusione e nemmeno che sia possibile rimuovere ansie e paure… questo lo posso testimoniare. Possiamo cambiare, forse migliorare o peggiorare, il rapporto con loro ma resteranno sempre.
L’esempio più semplice che mi viene in mente ora è quello della timidezza. Un timido, per quanto possa impegnarsi, resterà timido. Non so se corrisponde esattamente alla verità, però mi sembra sia così…
Valeria … condivido il tuo concetto di COM-passione (e sono felice che tu l’ abbia espresso: è essenziale )
Se vuoi aiutare persone bloccate, ferme, ripiegate completamente dentro sè stesse, la compassione va bene ( la compassione va …sempre bene)
E’ utile per “sentire ” dove ” Anima si trova …
Per individuare il “posticino nascosto” in cui si è rifugiata.
Ma da sola non basta.
Da sola, la compassione rischia di tenere fermi entrambi .
Se vuoi aiutarla, devi anche andare a prenderla …..a COM-prenderla ……per mano
Emanuele (linguaccia,blutto) non mi hai risposto..allora mi sono riletta il vecchio post..scrivi che non hanno bisogno della nostra rabbia ma della nostra comprensione..Vero,ma comprensione sarebbe capire che non esiste un noi e loro,e che loro in realtà siamo noi..è questo che ci spaventa,è questo che,secondo me,ci fa allontanare con forza da loro..Tra me ed un paranoico che differenza c’è?Entrambi crediamo che le cose non siano quel che appaiono,cogliamo segni che rinviano a qualcosa che va al di là ;è differente l’intensità del messaggio.Il paranoico lo prende alla lettera.E lo schizofrenico? Lui è multiplo..in quanti vivono la medesima esperienza? E se l’argine della nostra “sanità”non tenesse?Il Prof in “Vana fuga dagli dei”mi ha risposto che se è destino hai poco da fare..così se è destino che giunga l’inondazione,l’argine potrebbe non tenere..se vuoi aiutarla,allora devi capire che non è poi tanto lontana da te..e non è diversa..si è solo persa..
Amalia… non ti avevo risposto perchè, come spesso succede, mi sentivo d’accordo con te. Hai la capacità non comune di cogliere sempre il punto, anche quando poni domande .
Quanto alla paura che l’ argine possa non tenere ….
L’ Inconscio è un Mare difficile e pericoloso per chi non ha dimestichezza con le sue correnti e i suoi gorghi .
Ma è sbagliato averne paura tanto quanto non averne…. Rispetto sì, ma non paura
Se impari a nuotare, e imparare a nuotare va di pari passo con la conoscenza di Te Stesso e di Anima (sempre per gradi, ovviamente), impari a non avere paura ma rispetto .
Puoi addirittura scoprire che a quel Mare ti ci puoi anche avvicinare ….
… che ci sono punti ( dove il fondo è più basso e le correnti meno forti), in cui puoi persino fare il bagno, o vere e proprie immersioni. Con straordinari effetti e benefici .
O che ce ne sono altri …in cui le acque diventano impovvisamente molto agitate, e in cui è meglio non avventurarsi .
Rispetto e conoscenza, non paura .
E se l’ argine dovesse non tenere ?
Chissà…. potresti persino scoprire che hai imparato a nuotare
Rispetto e conoscenza
😉
Emanuele,cerco di rispondere al tuo post da trenta minuti..ma una invicibile timidezza,riservatezza non mi fa trovare la via giusta..E’ un argomento troppo importante per me..dovrei scendere nei dettagli..e non voglio annoiarti con le mie vicende.Ma non posso non rispondere al tuo post..dunque grazie per quello che hai scritto e per la dolcezza con cui l’hai descritto.Rispetto e conoscenza le ho imparate,ma anche riconoscenza,e tanta.Senza di lui non sarei quel che sono.Non è di lui che ho paura,ma di quel che si dice attorno a lui. E’ complicato,lo so.Leggo,ascolto ma non trovo ciò che ho vissuto io..E’ come se mi avesse fatta uscire dal guscio delle paure,insegnandomi a stare al mondo..con tanta,tanta ironia,vedendolo come un gioco..anche nei momenti più brutti..sono io ,tra i due,quella inconscia…quella che se si ferma e ragiona prende la decisione più scema..E’ imbarazzante,confessarlo,ma è dimostrato da prove..Ti stimo( è un modo nuovo di salutare…
” .non è di lui che ho paura ,ma di quel che si dice attorno a lui ”
Amalia ….carissima Amalia
(bisogna avere FEDE )
Te lo dissi una volta, in un post dove stavamo giocando.
E te lo dico ora, molto seriamente.
(e come vedi ….non c’è molta differenza )
Hai mai visto i bambini mentre giocano ? prendono molto sul serio ciò che fanno… come se fosse molto importante.
E lo è … perchè nel gioco puoi essere quel che senti di essere . E cosa c’è di più importante ?
Loro lo sanno, senza nemmeno bisogno di saperlo : semplicemente ….ci si dedicano con tutte le loro forze
Perchè è importante.
Noi adulti lo dimentichiamo.
Impegnati con tutte le nostre forze ad essere ciò che DOBBIAMO diventare, dimentichiamo quant’è importante diventare ciò che SENTIAMO di essere .
Diventa ciò che senti, cara Anima …
DIVENTA CIO’ CHE SEI
(ricordi il video?)
diventa ciò che sei … GIA’ . …
. .
FIDATI DI TE STESSA .
Questa sera ho acceso il computer solo per te
( E’ un nuovo modo di salutare….. )
Che meravigliosa “espressione”, caro Emanuele
Beh,beh..quando si nasce emotivi,ci si sente dire”sei troppo,troppo emotiva”come se esistesse una misura giusta.Quel che la frega,è l’emotività-dicono i professori a scuola..ed uno pensa oh se incontrassi un diavolo ad un angolo della strada,gli direi prenditi l’anima ma dammi la freddezza che serve per farmi strada nella vita..che me ne faccio di questa anima che sente tutto,sente troppo e forse pure,male.. A cosa serve..emozionarsi..? Serve a sentire le parole di Emanuele una dopo l’altra,sentire il cuore gonfiarsi di calore,sentire che no..non saprai mai trovare una risposta al suo post,ma che non lo devi dimenticare mai,e sai che non lo dimenticherai..
Serve a sentire che ci sono parole che brillano come delle notti stellate,e non puoi fare altro che tacere e spalancare i tuoi occhi. e ringraziare .Dio che bello è esistere!
Cara Map pina, contrariamente ad Hillman, penso che si possa raggiungere quel bambino e, quindi, quella trama nascosta (a volte ne abbiamo più d’uno). Ma anche se non riusciamo a risolvere, il solo averlo affrontato giustifica, in parte, la nostra esistenza.
gentile La Porta, nostro ospite, bellissima definizione, anzi fantastica.Le voglio molto bene per quello che dice.Essere qui ospitati è proprio un onore.
grazie.Le porgo le mie armi.
L’onore, credimi, è il mio. E’ principalmente il mio…. Un grande abbraccio, cara Map pina
Amalia, il tuo commento sull’emotività è giustissimo e verissimo. A volte essendo molto emotivi si può pensare che la vita sia una condanna triste e dolorosa ma poi si pensa: quante emozioni trasmette questo mondo? La natura, gli uomini, l’arte, il sapere…. allora quasi ti penti di averlo pensato e tirando un sospiro di sollievo: quanto è bello esistere!
Amalia, non avere paura
FIDATI DI TE STESSA
. . .
(questo video è per te)
😉
. . .
look at the stars
look how they shine for you ,
and all the things you do
Emanuele..ho abitato questo film..e,perdonami,ma non riesco ad aggiungere altro..
Mirco e Professore: io credo che il bambino in noi sia proprio quello che sente,che vibra di più..è per questo che crescendo ci fa tanta paura,ci fa sentire vulnerabili..E’quello che ricorda le ferite,ma è anche quello che ricorda le promesse..forse abbiamo paura di confrontarci..con quello che pensavano che sarebbe stato e quello che è..ma la bambina non giudicava in termini di carriera..ma solo in termini di felicità..Emanuele..è stato facile,sai? Ho pensato che non sarei felice se non mi fidassi di lei..e il sacchetto delle chiacchiere mentali si è svuotato..Ora ricordo delle cose..e fa un po’ di male,ma ora so che oltre quella spiaggia la bambina è libera,ed io devo liberare quella spiaggia dalle immondizie altrui..E che non si lascia Pollon tra i rifuti!!!!
Amalia, sai …? Non avevo dubbi
😉
MA CHI LA FERMA UNA COSI’ ! ! ! !! ! !
. . .
bello il tuo comm. Amalia..molto bello!
che simpatico il nostro Eros Emanuele con queste freccie coglie sempre nel segno!!
pardon..frecce !
Amalia, io credo che sia un nostro dovere andare in contro al nostro bambino interiore. Penso sia la parte pura di noi stessi che esiste dalla nascita e che ci rappresenta meglio ancora di quello che siamo diventati con gli anni. E non dico pura perchè credo sia soltanto amore; io credo sia semplicemente la nostra pura esenza, nel bene e nel male. Un po’ come se, esistendo da sempre, conosca e abbia vissuto ogni attimo della nostra storia. Perciò se vogliamo procedere verso l’unione del nostro corpo con la nostra anima non possiamo trascurarlo, ma dobbiamo ritrovarlo, liberarlo dalle catene cui è stato costretto dal mondo, e ascoltarlo, dialogarci… dobbiamo ascoltare tutto ciò che ha da dirci, i suoi dolori, le lacrime, le gioie, i segreti…
Ho pensato di riportare un video di un manga giapponese che vedevo su mtv qualche anno fa.
Sarò scemo, ma io mi commuovevo guardandolo e ripensando alla storia mi commuovo ancora. Il video in questione parla in particolare di due personaggi: Sanzo (un bonzo che in una vita precedente aveva incarnato il dio del sole); e Goku (una creatura eretica che in quanto tale era stata imprigionata in una grotta, sulla vetta di una montagna deserta).
Credo che gli autori abbiano voluto riferirsi alla vicenda del bambino interiore. Infatti Goku è un ariete, nato il 6 aprile e Sanzo del sagittario. Nello zodiaco rappresentano rispettivamente l’individuo e la spiritualità, e l’ariete è anche quello con una mentalità quasi infantile, semplice e spensierata, un po’ come il bambino interiore! E qui si vede che dopo tanta solitudine, la spiritualità va incontro al bambino e lo salva dalla prigione. Vista così, la spiritualità è anche la sola cosa che riesce a domare questo bambino che, infatti, senza i suoi sigilli perde il controllo e diventando un essere selvaggio e invincibile, distrugge ogni cosa.
Mirco,mentre vedevo il tuo video,come farfalle,i miei figli sono accorsi attirati dalla musica dei manga..e il più grande ha esclamato “Salvami dal nulla che ho creato!” con aria misteriosa da piccolo ierofante..da quel che ho potuto intuire sarebbe la traduzione di una delle frasi della canzone..La coincidenza vuole che io sia una ariete nata l’otto di aprile..E non sei affatto scemo,perchè le trame dei cartoni animati spesso ripropongono temi importanti,e solo le persone superficiali li sottovalutano.
Emanuele…sempre il più grande dei miei figli mi ha spiegato che Pollon sarebbe la figlia di Apollo..il che ha aumentato la mia autostima… 🙂
Maapp… 🙂
Grazie Amalia…
sai, io sono nato l’11 aprile e qualche anno fa mi sentivo imprigionato come il ragazzino del manga. E aspettavo che qualcuno fosse venuto in mio soccorso! Solo oggi incomincio a capire che siamo noi (per primi) a doverci venire incontro.
Ascoltando il componimento musicale “Il mondo piange”, ho ricordato questo post…
Ho riletto tutti gli interventi e sono morta di nostalgia…
Spero che riaprendo “la discussione” riesca a riprendere per mano qualcuno, come Emanuele consigliava di fare.
Io ci sono Vale.io ci sono..e provo la stessa nostalgia..anche perchè questa discussione è stata una delle più importanti,una di quelle che hanno cambiato qualcosa dentro di me..
Emanuele scriveva anche : “Noi adulti lo dimentichiamo.
Impegnati con tutte le nostre forze ad essere ciò che DOBBIAMO diventare, dimentichiamo quant’è importante diventare ciò che SENTIAMO di essere ”
Ecco,è una frase che dobbiamo imparare a ripetercela più spesso..