Nella iconografia cristiana la rosa è sia la coppa che raccoglie il sangue di Cristo, sia la trasfigurazione delle gocce di questo simbolo, sia il simbolo delle piaghe di Cristo. Un simbolo rosacrociano raffigura cinque rose, una al centro ed una ad ogni braccio della Croce. Queste immagini evocano sia il Graal, sia la rugiada celeste della Redenzione. Come è rappresentato in una allegoria della Rosa-Croce, la rosa è situata al centro della Croce, cioè al posto del cuore di Cristo, del sacro Cuore.
E’ lo stesso simbolo della “Rosa candida” della Divina Commedia, che evoca la “Rosa mistica” cristiana, simbolo della Vergine. La rosa, per il suo rapporto con il sangue versato, appare spesso come il simbolo della rinascita mistica.
Scrive Mircea Eliade: “E’ necessario che la vita umana si consumi completamente per esaudire tutte le possibilità di creazione o di manifestazione; se essa è interrotta bruscamente da una morte violenta, tenta di prolungarsi sotto un’altra forma: pianta, fiore, frutto”.
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E’ vero che…
So che…il dolore che si prova a seguito della perdita di una persona cara è grande. Così grande da farci fuggire dalla nostra vita e spingerci in un’altra, una qualsiasi, purchè sia lontano da quel dolore…
So anche che… quel dolore comunque si prolunga e trova pace soltanto nel Perdono: “ritornare” in Sè per affrontarlo ed in qualunque altra vita, sotto qualsiasi altra forma, ritrovare il senso di quell’esistenza.
stamattina ho “parlato” con una persona “che non c’è più”, mi ha portato in un giardino, poi mi ha portato dove lavora , ed ora fa ciò per il quale era portato, era un grande nello scrivere dei sentimenti, lo scoperto solo dopo, invece si è dovuto occupare di tante persone, allora osservando una sua opera, ho capito di lui tanto, un opera molto bella, che attiene alla preziosità delle parole, potrei anche descriverla, ma è il suo significato ad essere importante,verso la fine del nostro dialogo/esperienza gli ho detto , ma sai che mi consigli su questa cosa…allora lui se ne è scappato via..non prima di farmi vedere le sue mani che assomigliano alle mie, le sue erano un pò nodose ma morbide, aveva un carattere nodoso ma era dolce, comprensivo, forse ora si è liberato di tutti coloro che facevano conto su di lui, e che ora in fondo se la cavano benissimo, ora, che cosa curiosa questa a pensarci bene e che insegnamento .Intanto mi veniva pure da ridere, perchè se ne è scappato, ora ha tutto il tempo di dedicarsi a sè e quello che ha di profondo nell’anima e non ha più tempo per i problemi degli altri!
Professore,mi è venuto in mente un passo dell’inferno di Dante..quando stacca un ramo e la pianta sanguina e parla..Eliade scrive “tenta di prolungarsi”..è terribile! Io non riesco a vedere la consolazione in questo,ma rimpianto..
Valeria D.A. piantala di leggermi nell’anima,soprattutto di farlo non intenzionalmente..Confermo,si scappa.E quello ti insegue e non ti molla sino a quando non trovi il coraggio di affrontarlo.E lo sai che c’è dentro? Un amore così grande,che hai paura di essere annientata..e penso all’Amore ,quello di cui scrivevano le mistiche,quello del Sacro Cuore di Cristo..Non c’è più la distinzione tra amor sacro e amore profano..
Lo so, Amalia.
Cara Amalia, il rimpianto, con il tempo, diventa consolazione e rinnovamento totale
Margherita Porete fu arsa viva per aver scritto un libro “Specchio delle anime semplici”,un libro che rifiutò di abiurare.Sacrificio d’Amore. Da questo libro:”“ Oh! Dolcissimo puro divino Amore,dice quest’ Anima,che dolce trasformazione è questa,per cui sono trasformata nella cosa che amo più di me stessa! E sono tanto mutata che ho perso il mio nome,amando chi così poco posso amare:l’ho perso in amore,perché non amo se non Amore”
Professore,dovrei accettarlo,vero? Smettere di contrastarlo e lasciarlo agire..avere il coraggio di amare..quella spina..e piantarla di cercare qualcuno che me ne liberi..
Amalia… l’Amore porta sofferenza e, le spine, vanno accettate. Ma senza amore, credo, (non sono mai stato senza amore) sia molto peggio
Professore,le dedico questa poesia che ho trovato in una antologia sui poeti greci:
Eros un giorno
non vide un’ape
fra le rose, e fu punto
al dito. Strillò,
sbatté le mani,
volò di corsa
dalla bella Citerea
e disse:”Ahi ,mamma!
Io sto per morire !
Un piccolo drago con le ali
mi ha ferito: lo chiamano ape,
i contadini!”.
E lei rispose: “Se il pungiglione
di un’ape ti fa tanto male,
quanto pensi che soffrano,
Eros, quelli che tu ferisci
… non c’è altro da aggiungere, cara Amalia… E, ovviamente, grazie per la dedica. Baci, Gabriele
Amalia,
mooolto carina!
Cao Gabriele,
a proposito di rosa mistica vorrei inviarti una mia poesia scritta nel periodo in cui seguivo le meditazioni dettate da R.Steiner. La rosa rossa è il sangue delle nostre passioni, emozioni più basse trasformato. Vi sono sette rose rosse che abbracciano la croce di cristo.
Nella vita quotidiana tale trasformazione avviene attraverso il dolore che, vissuto sino all’ultima goccia, genera la catarsi.
A me è capitato più volte fino ad interiorizzare la consapevolezza che anche davanti al dolore più grande la nostra anima se trasformata riesce a rimanere ben salda e non si lascia travolgere, piuttosto riesce a vedere la luce anche quando intorno ad essa c’è solo buio.
Il dolore perfetto
Come lama lucente
preziosa ai guerrieri di un tempo
il dolore è entrato nel cuore
è un dolore perfetto
che non brucia e non mi divora
esso è lì a raccontarmi
l’amore che provo per te
al mattino quando mi sveglio
e in ogni mia azione fino a giungere a sera.
No quella lama è consacrata al dolore
e non c’è medicina per me
nella ferita che versa il suo sangue
nell’ombra
c’è tutta una vita ricolma d’amore
per l’unico uomo che ho amato
e perduto.
Tutto appare normale al giorno che scorre
parlo con gli altri
e partecipo dei loro pensieri
ascolto
e alla sera ritorno
alle mie cose
e nulla è più caro di quella lama
conficcata nel petto
che accompagna le notti
e gli anni futuri
rinnovando ogni momento
la ferita di un amore
più grande del bene profondo
più grande persino del gesto
più grande d’amore
c’è in quella lesione del corpo la linfa di te
e pur dopo la morte
vorrei conservare
questo Dolore sublime che m’innalza
sino al Ben Supremo.
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Rosa
Vestita di manto purpureo
accogli nel tuo seno
il sangue versato nel sacro
offrirsi dell’Uno
alla terra
trasformando la pianta più verde
della natura dell’uomo
nella rosa del Cristo
che avvolge la croce.
Rosa
dalla coppa divina
beviamo i tuoi doni
offerti a noi
con semplice regalità.
Grazie.
Anna Rita Armati.
Carissima Anna Rita, ti ringrazio per gli insegnamenti. I tuoi discorsi sul dolore sono “giusti” e la tua prima lirica l’ho “sentita” moltissimo