Inconscio e Magia – Psiche: “Fede in te”

Amiche e Amici cari, entriamo nell’animo di  Antonia Pozzi (1912-1938) ed ascoltiamone in silenzio la voce più intima… Questa sua lirica aprirà la mia trasmissione Inconscio e Magia – Psiche in onda questa notte su Rai 2 verso le 2:45 circa. Qual è la vostra fede d’Amore? Un affettuoso saluto a tutti voi!

Confidare

Ho tanta fede in te. Mi sembra
che saprei aspettare la tua voce
in silenzio, per secoli
di oscurità.

Tu sai tutti i segreti,
come il sole:
potresti far fiorire
i gerani e la zagara selvaggia
sul fondo delle cave
di pietra, delle prigioni
leggendarie.

Ho tanta fede in te. Son quieta
come l’arabo avvolto
nel barracano bianco,
che ascolta Dio maturargli
l’orzo intorno alla casa.

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35 Risposte

  1. Adoro Antonia Pozzi , aspetto con ansia ……grazie ,baci baci Maria

    «E vivo della poesia come le vene vivono del sangue». Antonia giovane vivrà altri amori che subito ricadono nel passato. Scriveva a 17 anni: «Oh, le parole / prigioniere / che battono battono / furiosamente / alla porta dell’anima / che a palmo a palmo / spietatamente / si chiude» («La porta che si chiude»). Ad un certo punto della sua vita è convinta di aver avuto vicino un angelo, e l’esperienza si ripete. Ipersensibile com’era, e critica, ne viene turbata e insieme rassicurata.

  2. La fede d’Amore è sapere che l’altro conosce tutto di te, e così facendo porre ogni fibra del tuo essere, ogni cellula del tuo corpo nelle sue mani. Ma se ogni uomo non potrà mai essere conosciuto nella sua totalità, allora la fede d’Amore è un’utopia? Si, l’utopia dell’Eterno Amore.

  3. I termini platonici, le parole, di cui si serve il “pittore” Thomas Moore (nel post precedente) per rappresentare le radici dell’amore umano, sembrano trasmutarsi nella quiete musicale di questa lirica; per mezzo di questo “movimento”, la compositrice porta se stessa dritta… “dentro”, nel silenzio della sua anima, dove abita “il dio di cui serba nostalgia”. Che aspetta da sempre.
    E lei è nel cuore di quel dio personale che, come il sole, mette a… nudo, in chiaro-scuro, i suoi segreti più riposti.
    E’ il Dio-padre che può affondare le sue radici nelle “cave di pietra delle prigioni leggendarie” dell’Anima e farla germogliare.
    E’ il Dio-madre che attende paziente che maturi l’orzo.

    E’ il Dio geloso che sa vedere “oltre” noi, che ci da le radici e ci da un paio di ali per poter vedere, oltre il nostro dolore, quelle persone che potremmo diventare… ma che invidiamo poichè non le riconosciamo in noi stessi.
    E’ quel Dio che, chi non è capace di guardarsi dentro – figuriamoci oltre il proprio naso! – apostrofa come il Dio che fa proseliti tra gli stolti e arruola gli sconfitti per compiacersi della propria grandezza; quell’illuso di un dio-Altro dai miserabili ai quali affida la vita perchè diventino il trastullo dei potenti!
    E’ quel Dio che insegna cosa è la libertà e al quale gliela riportiamo indietro, poichè non sappiamo come si usa, cosa farcene e come si trasmette…

    Un abbraccio!

  4. Egregio Direttore, cari amici del forum, vorrei sottoporvi il racconto che segue e che si intitola “Love is a fallacy” , di M. Schulman.

    Il protagonista è uno studente pronto, calcolatore, perspicace, acuto e astuto. Abile e logico com’era, fu per lui un gioco convincere Peter, il suo condizionabile compagno di camera, a cedergli la sua ragazza, di cui si era invaghito, proponendogli uno scambio con un sontuoso pellicciotto tornato di gran moda.
    I primi appuntamenti con Polly, la ex morosa di Peter -bella e deliziosa; intelligente no -furono di studio: voleva capire quanto doveva impegnarsi per portarla ad un accettabile livello culturale.

    Sentiamo come andò dalla viva voce del nostro giovane, ma logicamente superdotato, spasimante.

    (Leggete fino alla fine, non ve ne pentirete!)

    «Stasera vorrei parlarti, Polly»
    «Parlare di che?»
    «Di logica».
    «Magnifico», disse Polly dopo averci pensato un minuto.
    «La logica – dissi schiarendomi la voce – è la scienza del pensare. Per pensare correttamente, dobbiamo prima imparare a riconoscere le comuni fallacie logiche. Cominciamo con quella che va sotto il nome di dictio simpliciter. Per esempio: allenarsi fa bene; quindi tutti dovrebbero allenarsi».
    «Sono d’accordo, fa senz’altro bene».
    «Polly – le dissi gentilmente – l’argomento è una fallacia. Allenarsi fa bene è una generalizzazione assoluta. Se sei malato di cuore, allenarsi non fa bene. A molti il medico prescrive infatti di non fare sforzi. Bisogna precisare le condizioni alle quali l’allenarsi fa bene. Si deve dire che allenarsi di norma fa bene oppure che fa bene alla maggior parte delle persone. Altrimenti si commette una fallacia di dicto simpliciter. E’ chiaro?»
    «No, ma è affascinante. Continua, continua».
    «Prendiamo allora la generalizzazione indebita. Io non so parlare francese, tu non sai parlare francese, Peter non sa parlare francese. Se ne deve concludere che nessuno del nostro campus universitario sa parlare francese».
    «Nessuno, davvero?»
    «Polly, è una fallacia! Sono troppo pochi i casi per giustificare la conclusione».
    «Conosci altre fallacie? E’ addirittura più divertente che andare a ballare».
    «Prendiamo la post hoc. Senti un po’: non invitare Bill alla gita. Ogni volta che viene con noi, piove».
    «Ah, ne conosco anch’io una tale e quale. Si chiama Eulalia. Ogni volta che la invitiamo, infallibilmente…»
    «Polly, Eulalia non causa la pioggia. Lei non ha nessuna relazione con la pioggia. Pecchi di post hoc ogni volta che la accusi di questo».
    «Non lo farò più, te lo giuro. Sei arrabbiato con me? Dimmene ancora di queste fallacie».
    «Vediamo le premesse contraddittorie. Eccone un caso. Se Dio è onnipotente, può creare un masso così pesante da non riuscire a sollevarlo?»
    «Certo».
    «Ma se può fare tutto, può anche sollevarlo, o no?»
    «Sono confusa».
    «E’ naturale. Quando le premesse di un argomento si contraddicono, non ci può essere argomento. Se c’è una forza irresistibile, non ci può essere un oggetto inamovibile. Se c’è un oggetto inamovibile, non ci può essere una forza irresistibile. Capisci?»
    Consultai l’orologio; si era fatto tardi e lei sembrava una testa a prova di logica. Il progetto pareva destinato al fallimento. Ma valutai che se avevo perso una sera, potevo sprecarne un’altra. Chi sa mai? Può darsi che nel fondo del cratere estinto del suo animo qualche brace covasse ancora.
    La sera seguente, seduti sotto una quercia, la intrattenni sulla fallacia chiamata ad misericordiam, quella che commette un aspirante ad un posto di lavoro, il quale, alla domanda circa le sue qualifiche, risponde che ha moglie, sei bambini a casa, senza niente da mangiare, senza vestiti, senza scarpe, privi di letto per dormire, finito il gas per scaldarsi e l’inverno è alle porte.
    «Oh, è terribile, davvero terribile. Mi viene da piangere. Hai un fazzoletto?»
    «Sì è tragico, ma non è un argomento. Ha fatto solo appello al buon cuore, non ha dato nessuna risposta a quanto gli si chiedeva. Questa di chiama fallacia ad misericordiam».
    «Asciugati le lacrime e senti quest’altra. Ti parlerò della falsa analogia. Eccone un esempio. Agli studenti dovrebbe essere consentito usare i libri di testo durante gli esami. In fondo i medici, gli avvocati, i muratori non hanno tutti i loro testi, i loro codici o i loro progetti che possono consultare durante il lavoro?»
    «Questa è, credo, l’idea più brillante che abbia mai sentito», esclamò entusiasta Polly.
    «Polly, il ragionamento è tutto sballato. I medici, gli avvocati e i carpentieri non consultano i testi per vedere quanto hanno imparato. Le situazioni sono completamente diverse e non si può fare una analogia tra la prima e le seconde».
    «Resto cmq convinta che sarebbe una buona idea» disse Polly.
    Esasperato, le proposi tuttavia il caso dell’ ipotesi dell’irrealtà, illustrandola con questo esempio: se madame Curie non avesse lasciato una lastra fotografica in un cassetto con un pezzo di pechblenda, il mondo non avrebbe conosciuto il radio.
    «E’ vero, ho visto anche un film che raccontava la storia».
    «Ti faccio notare che madame Curie avrebbe potuto scoprirlo in seguito. Avrebbe potuto scoprirlo qualcun altro. Chissà quante cose avrebbero potuto succedere. Non si può partire da un’ipotesi che non è vera e ricavarne qualche conclusione che sia giustificata».
    «E vediamo l’ultima, proprio l’ultima, perché c’è un limite alla capacità di tolleranza. Si chiama avvelenare la sorgente. Due individui cominciano una discussione. Il primo esordisce dicendo: “Il mio avversario è notoriamente un mentitore. Non si creda ad una parola di quello che dirà…” Ora, Polly, pensa, pensa intensamente, che cosa non va bene in questo discorso?»
    «Non è bello. Non è per niente bello. Che possibilità ha il secondo se il primo lo chiama bugiardo prima ancora che inizi a parlare?»
    «Giusto. Il primo individuo ha avvelenato la sorgente prima che qualcuno vi potesse bere. Ha tagliato le gambe al suo concorrente prima della partenza. Sono fiero di te Polly. Vedi che non è poi così tanto difficile. Basta concentrarsi: pensare, esaminare, valutare».
    Finalmente vedevo uno sprazzo di luce, un bagliore di intelligenza. Mi occorsero notti, ma ne valse la pena. Avevo fatto di Polly una donna logica. Le avevo insegnato a pensare. Il mio compito era stato assolto. E lei era pronta a diventare una moglie giusta per me, una signora perfetta per la mia casa e una madre per i miei figli. Era giunto il momento di passare dalla fase accademica a quella romantica. L’amavo come Pigmalione ama la donna perfetta che aveva forgiato. Decisi di dichiararmi.
    «Polly, stasera non discuteremo di fallacie».
    «Ah, no?» disse lei, amareggiata.
    «Mia cara, abbiamo trascorso cinque sere assieme. Siamo stati splendidamente bene. E’ chiaro che siamo fatti l’uno per l’altra».
    «Generalizzazione affrettata» disse Polly raggiante.
    «Chiedo scusa» dissi io.
    «Generalizzazione affrettata e indebita» ripetè. «Come fai a dire che siamo fatti l’uno per l’altra sulla base di soli cinque incontri?»
    Annuii divertito. La cara ragazza aveva assimilato bene le lezioni. «Mia cara, cinque volte son più che sufficienti. Sel resto, non devi mangiare tutta la torta per sapere se è buona».
    «Falsa analogia» replicò prontamente. «Io non sono una torta; sono una ragazza».
    Annuii un po’ meno divertito. Anche troppo bene aveva imparato la lezione, la ragazza. Decidi di cambiare tattica. Ovviamente il migliore approccio era una semplice, netta, diretta dichiarazione d’amore. Mi fermai un istante mentre la mia massa cerebrale elaborava le parole giuste.
    «Polly, ti amo. Tu per me sei tutto il mondo, e la luna e le stelle e le costellazioni. Ti prego, dimmi che vuoi stare con me, perché se mi dici che non mi vuoi, la vita per me non avrà più senso. Vagherò sulla faccia della terra, come un derelitto, vuoto e senza meta».
    «Ad misericordiam» disse Polly.
    Strinsi mani e denti. Non ero Pigmalione; ero Frankenstein, e il mostro mi teneva per la gola. Dovevo controllare il panico, mantenermi calmo a tutti i costi.
    «Bene, Polly» dissi forzando un sorriso. «Hai certamente imparato bene le fallacie. Ma chi te le ha insegnate le fallacie, Polly?»
    «Tu me le hai insegnate».
    «Brava. Quindi tu mi devi qualcosa, vero? Se non fossi venuto con te non avresti mai imparato tutte queste cose».
    «Ipotesi dell’irrealtà» disse lei prontamente.
    Feci un bel respiro profondo. «Polly, non devi prendere tutto ciò troppo alla lettera. Queste sono cose da scuola. Sai che le cose che si imparano in classe non hanno niente a che fare con la vita».
    «Dictio simpliciter» disse lei, agitando il suo ditino davanti a me.
    Proprio così fece. Andai su tutte le furie. «Ma insomma, vuoi o non vuoi metterti con me?»
    «No, non voglio».
    «Perché no?» chiesi.
    «Perché oggi ho promesso a Peter che mi sarei messa con lui».
    Questa era davvero troppo. Dopo che lui me l’aveva promesso, dopo che aveva fatto un affare, dopo che mi aveva stretto la mano!
    «Canaglia!» esplosi. «Non puoi andare con lui. E’ un bugiardo. E’ un imbroglione. E’ un verme».
    «Avvelenare la sorgente» disse Polly «E piantala di urlare. Penso che anche urlare sia fallace».
    Con uno sforzo enorme di volontà cercai di modulare la mia voce. «Bene» dissi. «Tu sei una persona logica. Guardiamo allora logicamente alla faccenda. Come fai a scegliere Peter al posto mio? Guarda me: uno studente brillante, un fantastico intellettuale, un uomo con un futuro assicurato. Guarda Peter: uno senza arte né parte, che non si sa dove mangerà domani. Puoi darmi una sola ragione logica per stare con lui?»
    «Certo che posso» dichiarò Polly. «…Possiede una magnifica pelliccia!».

  5. Cose l’amore? Lo possiamo misurare? Chi lo puo sentire davvero? Ogni persone ama diversamente degli altri oppure l’amore e uguali per tutti? Tutti siamo in gradi di amare? L’amore e un solo sentimento o esistono diversi tipi di amore? Chi ama uccide? Chi ama puo fa sofrire gli altri? L’amore e buono o male? Come sarebe il mondo si non esistesse l’amore? Ma, l’amore esiste? Cose e l’amore?

  6. La mia fede d’amore,io l’ho persa molti anni fa.La mia fede d’amore,caro professore,non è che la ricerca di qualcosa che un tempo esisteva.La mia fede d’amore è la caparbia ostinazione con cui la vado cercando.Il mio viaggio incomincia dalla nostalgia.E’ poco lo so,ma non ho che questo.

  7. Gentile professore,
    in primo luogo: grazie di esistere…
    In secondo luogo: ho scoperto il suo programma solo da pochi giorni (e considerando la fascia oraria nella quale viene trasmesso è già una fortuna che io lo abbia scoperto) e avendo duqnue un gran desiderio di guardare tutte le puntate fatte finora, ho cercato i video sul sito della della RAI (www.rai.tv).

    Ebbene: il suo programma sembra proprio l’unico a mancare! Manca qualunque puntata di qualunque periodo! Sinceramente spero che grazie ad un suo diretto interessamento venga al più presto inserito, già l’orario di messa in onda è scandaloso per un’azienda che fa servizio pubblico e che di conseguenza dovrebbe dare il massimo spazio alla cultura, il fatto poi che sia assente anche dal sito e che per vederlo l’utente debba andare su youtube (sì lì qualche buona anima ha inserito molte puntate) è a dir poco illogico.

    Magari grazie al motore di ricerca presente nel sito della Rai, quando qualcuno digiterà la parola “filosofia” scoprirà che in tv c’è ancora qualcuno che parla di anima, di etica, di amore, di poesia, e di tutto ciò che, nonostante tutto, è ancora capace di innalzare l’uomo a più consone altezze.

    Con stima.

  8. A proposito di Antonia Pozzi, ho scoperto soltanto di recente la sua breve, inquieta esistenza e mi è subito entrata nel cuore per quel suo vivere oltre la sua epoca e quindi un vivere di sofferenza per non potersi esprimere come la sua anima invece le dettava. Anche oggi esiste questa sofferenza pur attenuata da una maggiore libertà della donna, ma quanta lotta ancora e quante fratture nell’animo umano femminile quando sorgono impetuosi comandi e richieste da parte di una società finora tanto maschilista! Richieste che a volte cozzano con i desideri della donna, che ricordiamocelo sempre, sono desideri soprattutto dettati dall’amore.

  9. Caro Giovanni,
    grazie per le sue parole che in questo momento, mi creda, mi sono veramente di sostegno. Purtroppo per questioni di budget non siamo presenti sul sito della RAI… pero’ mi hanno detto che molte mie trasmissioni sono presenti sul web (su un noto sito di video).

    A presto!

  10. L’Amore esiste, anche se lo stesso Jung (uno dei Sapienti dei tempi moderni) ha dichiarato di non averci capito nulla

  11. Grazie, cara Sarah!

  12. Io avevo inteso la poesia di Antonia Pozzi come una fede in un Amore di tipo non umano..ho frainteso?Beh comunque il mio precedente intervento è da intendersi in quella prospettiva..Io me lo ricordo quando mi sentivo protetta dal cielo,una sensazione di essere come un orsacchiotto tra le mani di Dio..e l’ho persa,e sono più che determinata a ritrovarla..anche se mi ripetono che è “regredire “e regrediamo allora..

  13. Cara Amalia,
    l’Amore è una porta d’accesso al Divino… in Antonia Pozzi esiste, all’apparenza, un incanto di bellezza, di leggerezza, di diafana grazia, ma se si ascolta bene, sotto, nel profondo, soggiace un’infinita, per quanto impalpabile, tristezza…

  14. Tristezza come nostalgia?

  15. Tu come la percepisci, cara Amalia?

  16. Come nostalgia,professore,una tenera profonda nostalgia. Nostalgia E’ la sua attesa lungo “quei secoli di oscurità”,ma lo conosce,sa cosa o chi attende,per questo sento la nostalgia,lui o lei comunque ritornerà

  17. La poesia di Antonia Pozzi è poesia del senso dell’esistenza una poesia che esalta l’emozione e che sento irrompe improvvisa e travolgente ..Hai ragione , caro Gabriele , è triste accettazione , inizio del cammino interiore

    e se nessuna porta
    s’apre alla tua fatica,
    ……………… ora accetti
    d’esser poeta.

    baci infiniti

  18. Grazie Maria,
    baci anche a te!

  19. Certamente, la tristezza di Antonia Pozzi è profonda e traspare da tutta la sua opera. E’ una tristezza infinita, alle soglie di uno stato patologico che oggi probabilmente sarebbe definito “depressione ansiogena con elementi ossessivi” ed è questa tristezza illimitata che poi l’ha condotta al suicidio nella “Chiaravalle” di Milano. Non ci dobbiamo meravigliare del travaglio della Pozzi: poteva finire soltanto così una giovane ragazza del suo calibro, vissuta nella polvere caliginosa e ipocrita di quegli anni, un fiore meravigliosamente colorato e dritto che viene calpestato senza riguardo, una intelligenza viva e creativa continuamente frustrata fin dall’infanzia. Povera ragazza!!! Mi sta veramente nel cuore. Vorrei averla conosciuta. Pina Violet

  20. Cara Amalia,
    sempre meglio che avere un doppio oscuro che ti ossesiona. Molto meglio.

  21. Ci sto lavorando,professore ci sto lavorando…

  22. Cara Valeria,
    cosa vuoi DAVVERO dirci?

  23. Ho tradotto la fede d’Amore della poetessa attraverso la mia fede, che si esprime attraverso una voce assordante. Forse troppo. Una fede che attraversa i pregiudizi. Cosa devo mettere in… “chiaro”, professore?
    (Non sento il silenzio in questa lirica, ma l’urlo… E sbaglierò!)

  24. Quello che “senti” in ANIMA non è uno sbaglio, ti assicuro, cara Valeria. Baci baci

  25. Le parole di Valeria D.A.mi hanno riportato alla mente ciò che lessi in un libro sugli gnostici,in cui Dio è spesso rappresentato come una entità duale,comprendente sia elementi maschili che femminili..credo lo chiamassero “Matropater”(ma potrei ricordare male il nome..)

  26. Parli di Abraxas, Amalia? Parlo di Abraxas, così come l’ho appreso attraverso H.Hesse nel “Demian”.

  27. No,ho guardato in Wikipedia e Abraxas dagli gnostici era considerato il dio supremo…ma Wikipedia non è la bocca della verità..comunque Quello a cui mi riferivo era un dio che aveva in sè entrambi gli elementi femminili e maschili,era madre-padre..E’ stato quel tuo riferirsi al Dio -padre e Dio madre che me lo ha suggerito..

  28. Questo è un Dio che voi non avete conosciuto, perché gli uomini lo
    hanno dimenticato. Noi lo chiamiamo col nome di ABRAXAS. Esso è
    più indistinto ancora di Dio e del demonio. Per distinguere Dio da lui,
    chiamiamo Dio Helios o sole. Abraxas è effetto. Niente gli sta opposto
    se non l’ineffettivo; perciò la sua natura effettiva si dispiega liberamente.
    L’ineffettivo non è, e non resiste. Abraxas sta al di sopra del sole
    e al di sopra del demonio. È probabilità improbabile, realtà irreale.
    Se il pleroma avesse un essere, Abraxas sarebbe la sua manifestazione.
    È l’effettivo stesso, non un effetto particolare, ma effetto in generale. È
    realtà irreale perché non ha effetto definito. È anche creatura perché
    è distinto dal pleroma. Il sole ha un effetto definito, e così pure il demonio.
    E quindi ci appaiono molto più effettivi di Abraxas ch’è indefinito.
    È forza, durata, mutamento.

    (Carl Gustav Jung, Ricordi Sogni Riflessioni)

  29. Grazie,Professore. Non penso che si riferissero ad Abraxas,perchè da quel che mi è parso di capire Abraxas non è nè maschile nè femminile,è al di là di qualsiasi concetto..quasi un archetipo dell’idea di una divinità celeste o infera

  30. Gabriele,
    non sai quanto io mi senta vicina “psicologicamente” a Jung. Quando in Ricordi Sogni Riflessioni lui si descrive io do le parole giusre a sentire e vissuti interiori miei.
    Baci e grazie.

  31. L’ amore oscuro e cieco
    filtra su ali dorate
    diretto nel mio cuore
    e piange
    al sentire
    vive quelle voci
    quei sentieri
    nidi intricati e corrosi
    chissà da quali mani
    ma
    nel cavò
    del mio cuore
    Un volto d’ angelo
    urla

    Vola

  32. Cara Marina,
    lettere come questa mi riempiono di GIOIA!

    Baci baci!

  33. Cara Anna,
    i tuoi versi volano sulle frecce di Eros. Grazie per questo dono. A presto!

  34. Caro Gabriele,
    spero ti paiccia…

    Saluti
    NIcola

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