Cari, ecco una storia terribile. Moralismi e perbenismi sono i protagonisti. Ha coinvolto Pietro, e come al solito, la sessualità “divergente” viene colpita appunto perché “colpa”. Che strazio!
Carissimo Prof. Gabriele La Porta,
Riguardo ai cavalli rappresentanti l’uno la nostra parte razionale e l’altro la nostra parte passionale che devono essere guidati da Sophia affinché si venga a creare un’armonia le racconto una storia vera e dolorosa per me.
Una donna di 34 anni, molto vicina a me sentimentalmente, nei suoi ultimi anni ha faticato molto per controllare la sua parte passionale, che se da una parte la stimolava a perseguire la bellezza della vita, dall’altra le creava un disagio sempre più insostenibile. Il suo conscio reprimeva la sua passione, impedendo ogni manifestazione normale, fino a quando l’inconscio si esprimeva in una esplosione comportamentale giudicata indecente dalle persone. Inevitabilmente a tal punto veniva ricoverata per mesi in psichiatria.
Alla fine, la scorsa estate, si è tolta la vita. Lei sapeva di questo suo comportamento e delle paure che aveva nel rapportarsi con gli altri soprattutto quando era presente il desiderio erotico. La manifestazione di questa sua passione non era gestita bene da Sophia, ma anche l’altra passione, quella dell’amore nel più ampio significato del termine, non si armonizzava con la parte razionale. Soltanto che la parte più manifesta, quella erotica, nascondeva agli occhi della gente (genitori inclusi) la sua grande capacità di amare.
Dopo tanti tentativi di suicidio la scorsa estate ci è riuscita. Forse aveva capito che nessuno era in grado di aiutarla a superare il suo vero problema, classificandola soltanto come malata sessuale.
Aveva capito che Sophia non riusciva ad armonizzare passione e razionale ed ha preso questa difficile decisione.
La sua parte cosciente ha capito che la sua anima non riusciva a trovare un equilibrio oppure l’ha capito la sua anima.
A me sembra un segno di una grande intelligenza e di sensibilità dell’anima.
Cosa è stato scritto, in filosofia, riguardo questo aspetto, questa coscienza di sé che prende una tale decisione estrema?Cordiali saluti.
Pietro
Caro Pietro, la storia che ci hai raccontato è la cronaca di una sconfitta. Il perbenismo è, questo sì, una iattura. Povera creatura… povera Ninfa.
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Gentile amico Pietro,
a livello filusofico, bisognerebbe dare una letta circa lo stoicismo e i suoi personaggi.
Oltre a Marco Aurelio, facevano parte di questa corrente filosofica altri importanti pensatori come Seneca e Afranio Burro,
Riportoo qui di seguito un brano ripreso dal link:
della Enciclopedia libera WikiPedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Anneo_Seneca
La congiura dei Pisoni e la seconda condanna a morte
Nerone, tuttavia, continuava a nutrire una crescente insofferenza verso Seneca e Afranio Burro, Prefetto del Pretorio, morto nel 62. Egli non aspettava che un pretesto per eliminarlo. L’occasione venne col fallimento della congiura dei Pisoni (aprile 65) contro la sua persona, della quale Seneca forse era solamente informato, ma di cui non si sa se sia stato partecipe. Ricevette quindi l’ordine di togliersi la vita. Si tagliò le vene, ma poiché il sangue, lento per la vecchiaia e la denutrizione, non defluiva, dovette ricorrere alla cicuta, veleno usato anche da Socrate. Tuttavia la lenta emorragia non gli permise di deglutire; così, secondo la testimonianza di Tacito, si immerse in una vasca di acqua calda per favorire la perdita di sangue e raggiungere una morte lenta e straziante, che arrivò per soffocamento. Il togliersi la vita, d’altronde, fu in perfetta armonia con i principi professati dallo stoicismo di età imperiale, di cui Seneca fu uno dei maggiori esponenti: il saggio deve giovare allo stato, res publica minor, ma, piuttosto che compromettere la propria integrità morale, deve essere pronto all’extrema ratio del suicidio.
La vita non è, infatti, uno di quei beni di cui nessuno ci può privare, rientrando quindi nella categoria degli indifferenti, quelli sono solo la saggezza e la virtù; la vita è piuttosto come la ricchezza, gli onori, gli affetti: uno di quei beni, dunque, che il saggio deve essere pronto a restituire quando la sorte li chiede indietro. Seneca, perciò, affrontò l’ora fatale con la serena consapevolezza del filosofo: egli, come racconta Tacito (Annales, LXII), non potendo fare testamento, lasciò in eredità ai discepoli l’immagine della sua vita, richiamandoli alla fermezza per le loro lacrime, dato che esse erano in contrasto con gli insegnamenti che lui aveva sempre dato loro. Il vero saggio deve raggiungere infatti l’apatheia, ovvero l’imperturbabilità che lo rende impassibile di fronte ai casi della sorte. La morte di Seneca, per di più, così eccelsa nella sua esemplarità, accomuna Seneca ad altri filosofi che hanno segnato la classicità. La morte di Socrate, ad esempio, narrata nel Fedone di Platone. Ma anche quella di Tràsea Peto, morto proprio per il taglio delle vene.
N.B.
Note biografiche tratte (e riassunte) da WikiPedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Anneo_Seneca.
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Sono a tua disposizione per altre delucidazioni.
Ricerca di Alessandro D’Angelo
Tempo fa mi ero comprata il libro “L’arte di amare di Ovidio”, e leggendo percaso una recensione da un altra parte, il testo lo faceva sembrare di carattere erotico o scandaloso, quasi lo volevo buttare il libro. All’inizio mi lasciai prendere da dubbi dovuti alla solita educazione prefabbricata con cui tutti crescono. Alla fine leggendo il libro, trovandolo bello, non vi ho trovato niente di osceno.
Nella società perbenista non si ha un idea di cosa sia veramente la sessualità e le sue manifestazioni, le considerano solo da un punto di vista, alla fine poi tutti davanti sono perbene e moralisti e da dietro le vere oscenità.
Mi dispiace per la donna che è morta, è già difficile nella nostra società capire i problemi di ogni individuo quelli razionali, figuriamoci se capiscono (chi dovrebbe curare) le cose che nascono dall’anima o dalla Sofhia.
La tensione della sublimazione è un processo in cui energia , libido o aggressività , si scaricano in determinati comportamenti, lavoro, interesse, ecc.
Tutte cose accettabili dalla società, perché ci preoccupiamo die ssere accettati dalla società, cosi se quasta energia non viene liberata o non viene accettata dalla società, allora evolve negativamente.
Posso chiederti, Pietro, se porti, porvi il problema di quale corrente filosofica giustifichi il suicidio sia stato tutto quello che si è potuto fare per la tua amica? E 2 versi 2 per lei? Nessuno li ha espressi?
Penso che non sia stata la cinica indifferenza, o un più pratico fatalismo, ad accompagnare la tua Ninfa fin sull’uscio del suo Inferno; quanto quel fiume di parole inutili con cui siamo soliti forbire i nostri discorsi per fronteggiare qualcosa che non conosciamo affatto o che ci fa paura: la morte, dopo tutto, si può soltanto osservare dall’esterno…fino al giorno in cui di quel segreto si diventa custodi!
Quanto all’erotismo è dono del Sè, è dialogo con l’Altro… Che il Logos si manifesti sotto forma di monologo, di salmo o di polemica corale credo non debba interessare a nessuno, purchè discutere su cosa sia meglio con-cedere “ora” e cosa trans-mettere “dopo”, cosa sia sottraibile e cosa imponibile, non diventi avallare le ragioni di chi “mercanteggia” un dono che non sa gestire. Allora è la Speculazione, non certo la Sophia, il Requiem più intonato ad una morte annunciata.
Vergogna: basterebbe, sarebbe l’auspicio per qualcosa che sarebbe dovuta andare e finire diversamente…
Asserire che sia stato un gesto nobile, togliersi la vita, è in contrasto con il desiderio della nostra Ninfa di comunicare la propria passionalità. Non scomodiamo per questo Wikipedia, per favore!
Buon Giorno Carissimo Prof. Gabriele,
scusandomi con tanti per queste mie parole, vorrei rimarcare che anche oltre questa nostra necessaria/illusoria vita è già stato detto tutto, basta entrare dentro il proprio cuore, con quel giusto bagaglio conoscitivo per approdare ai mondi dell’anima. L’intelletto è il sentiero, l’amore è la chiave, il cuore è il portale interdimensionale.
Sul tema del suicidio è stato già detto quasi tutto, in ogni tempo, ma per quella legge di causa ed effetto, della semimina e della raccolta, che nulla lascia al caso, per quelle coincidenze legate alla legge dell’attrazione; spesso è risolutiva per contemplare dai mondi spirituali come elevarsi oltre ai propri errori per rinascere con più giusti capiti ideali.
Ricordando le ultime parole del Grandioso Socrate, penso che ci vuole anche coraggio per morire.
« E dovete sperare bene anche voi, o giudici, dinanzi alla morte e credere fermamente che a colui che è buono non può accadere nulla di male, né da vivo né da morto, e che gli Dei si prenderanno cura della sua sorte. Quel che a me è avvenuto ora non è stato così per caso, poiché vedo che il morire e l’essere liberato dalle angustie del mondo era per me il meglio. Per questo non mi ha contrariato l’avvertimento divino ed io non sono affatto in collera con quelli che mi hanno votato contro e con i miei accusatori, sebbene costoro non mi avessero votato contro con questa intenzione, ma credendo invece di farmi del male. E in questo essi sono da biasimare.
Tuttavia io li prego ancora di questo: quando i miei figlioli saranno grandi, castigateli, o Ateniesi, tormentateli come io ho tormentato voi se vi sembrano di avere più cura del denaro o d’altro piuttosto che della virtù; e se mostrano di essere qualche cosa senza valere nulla, svergognateli come ho fatto io con voi per ciò che non curano quello che conviene curare e credono di valere quando non valgono nulla. Se farete ciò, avremo avuto da voi ciò che era giusto avere, io e i miei figli. Ma vedo che è tempo ormai di andar via, io a morire, voi a vivere. Chi di noi avrà sorte migliore, occulto è a ognuno, tranne che a Dio. » ma lui già sapeva cosa lo attendeva oltre quella porta.
Rispondendo a Valeria D.A.:
riporto una breve silloge sulla morte:
E adesso,
nella calma dell’aurora…
Nuvole rosate
annunciano la tua ora.
—
Alessandro D’Angelo
(dal libro Parole di Luce, edizioni. I Templari, 1985)
Buona Serata
No Valeria, e diamoci pure del tu, una qualche corrente filosofica potrebbe soltanto farmi trovare la forza per superare od almeno lenire il doloroso tormento che mi assale tutte le volte che si presenta nella mia mente il ricordo della sua dolcezza e della sua fragilità.
I versi per lei li ho scritti e li ha letti per me il prete, nostro amico comune, che ha celebrato l’ultima messa per lei; due versi che sottolineavano la sua capacità d’amare che gli stessi suoi genitori non conoscevano, ovvero la loro paura delle dicerie del mondo gl’impedivano di rendersene conto.
Era laureata in storia e filosofia e avrebbe avuto la possibilità di una brillante carriera all’estero se solo i genitori non gliel’avessero impedito. Questo soltanto per dare un’idea di come si sentiva oppressa anche semplicemente sugli aspetti più normali, non sessuali, della vita.
E sì, si poteva fare molto di più per lei, ma io non potevo neanche andarla a trovare in clinica, perché i suoi genitori avevano dato istruzioni di non lasciarmi entrare ed essendo una struttura privata potevano farlo.
Lei non voleva fare male a nessuno anche se avrebbe voluto allontanare da se l’incubo dei suoi genitori, ma questo naturalmente lo diceva soltanto a me. Per questo dico che il suo gesto è stato di grande intelligenza, perché rifiutando la violenza per imporre la sua personalità e non volendo far male ai suoi ha preferito porre fine alla sua vita. In quella situazione in cui l’avevano spinta era un gesto di grande intelligenza, non c’era cinica indifferenza, no, c’era proprio un’azione crudele verso di lei dettata sì dal perbenismo, credo anch’io.
Scusi Prof. La Porta se mi sono permesso di rivolgermi a lei con un confidenziale “Carissimo”, ma accingendomi a scrivere di tale storia ero in un momento di grande emozione, la stessa che anche ora mi ha indotto a scrivere con gli occhi pieni di lacrime. Per questo ora smetto e vi saluto, ma vi leggo…
“…Per questo dico che il suo gesto è stato di grande intelligenza, perché rifiutando la violenza per imporre la sua personalità e non volendo far male ai suoi ha preferito porre fine alla sua vita. In quella situazione in cui l’avevano spinta era un gesto di grande intelligenza,…”
Ti riprendo da quì per riprendermi… una storia che potrebbe essere stata anche la mia.
Caro Pietro, urlavo “Vergogna!” contro quei perversi mascherati da perbenisti, ma ribadisco la mia contrarietà ad affidare ad alcuna corrente… un caso che rientra nella sfera della Coscienza di tutti. Ma tutti vogliamo fermarci a quella della Logica. Anche se non dovesse consolare nessuno, credo che la tua amica abbia voluto dirci questo con il suo gesto estremo, che abbia voluto “volare alto”, oltre, sollevando soprattutto i suoi genitori dalla responsabilità, difficilissima secondo me, di proteggerla da se stessa e non certo di proteggersi da lei.
Non difendere, Pietro, le ragioni dell’ “assassino” che cerca “a tutti i costi” una giustificazione a se stesso, cercando anche la morte; prova ad accettare invece le ragioni del Cuore della tua amica, anche se sembreranno fuori da ogni logica perchè lontane dal tuo sentire. Piangere, lasciarti finalmente andare, può farti meglio di ogni stupido tentativo di ragionamento.
Vorrei abbracciarti, se me lo permetti.
Credo tu abbia ragione… Fa male affrontare certe emozioni dell’anima forse perché manifestano la realtà della fine di una vita. Oltre tutto è stata cremata, secondo il suo volere, e questo aspetto mi ha dato la stessa sensazione di quando ti manca la terra sotto i piedi. Non c’è più nulla di lei, neanche una tomba su cui raccogliersi. Quello che ho sentito nel momento della sua dipartita, anche se ero in un’altra città, è stata la netta sensazione di vedere, ero a letto in quel momento, la sua essenza (ectoplasma forse, non so) che entrava dentro di me.
Io non so se questa dimensione esiste, probabilmente è stata una mia suggestione, ma se è stata una mia suggestione è stata creata da lei, dal rapporto che c’era tra noi.
Quel sentirla dentro di me mi ha consolato e dato forza, però quando parlo o scrivo di lei piango ancora. Io ho cercato di fuggire le ragioni del cuore perché l’argomentazione logica porta ad una conclusione che pare essere unica ed allontana dal dolore. Ma questa è una di quelle volte che il mio rapporto col dolore non è ancora finito ed ogni volta che si manifesta mi dimostra della sua capacità di amare e di amare anche me.
Lo prendo tutto il tuo abbraccio, è reciproco. Ed ancora piango.
Cara Valeria nel mio commento precedente non ti ho nominato, ma penso che fosse chiaro che stavo dandoti ragione e che accettavo col cuore il tuo abbraccio.
Ho la sensazione che questo dolore sia uno di quelli che mi accompagneranno tutta la vita.
Il pianto aiuta ed aiuta, per me, sapere che anche altre persone hanno avuto queste emozioni, perché con loro c’è un’intesa particolare e non ci si sente soli.
Grazie davvero, caro Raffarle!
fiumi di parole..
ed aggiungo anche le mie..
apatheia?ma stiamo scherzando?
L’imperturbabilita’ dei sensi è una chimera lontana anni luce dalla vita umana.
Quando una persona ha un vortice interiore che non gli mostra la strada da percorrere,la logicita’ se ne va a …
In quei momenti la sola cosa da fare è mettere in pratica quell’atto eroico,egoistico,dipende sempre dai punti di vista..
O aspettare che qualcosa o qualcuno possa incidere sulla nostra pelle un significato reale e profondo..
Non ci sono altre vie.
Cosa aggiungere…??? in altri contesti lo avrei fatto, qui lascio tutto al Silenzio! non mutismo! L’ ho appena letto! ciao Pietro!
Anche io ci sono passato, con un’ Amico mio, il quale ha tentato anni fa di andarsene, buttandosi dal balcone di casa sua. Non riuscendoci, l’ha fatto comunque piano piano lo stesso, lasciandosi andare, Totalmente, in più distruggendosi di proposito con la droga! È morto da qualche mese. ci si frequentava sin da bambini!!! Posso capire…!
la morte è la paura della vita, quel nulla che ci si presenta d’inanzi non è tanto,la paura di quel momento.Quanto quel momento sia presente più in quella che chiamiamo vita! cioè se il nulla ci si presenta, ci avvolge, ci convince, ecco che giunge la paura della morte. In quanto….si apre a noi in modo…Lampante….il non senso…che c’ induce….! ma il non senso è in vita, la morte la paura anche! giungendo al culmine dove si cerca riparo in essa, x alcuni la tragedia continua…credendo di portarsi il tutto anche dopo!! tutto arriva quando il nulla arriva, si giunge al nulla dopo tante sofferenze,…quando non si crede più in questa vita, dal dolore lancinante! il dolore la sua composizione, cosa è, alla fine…??? Possiamo, guardarlo in viso!!! la morte nasce prima della vita, almeno in questa che conosciamo!!!