Per Rita…

Rita ha bisogno di Rita nascosta. Oggi vi propongo questa lettera di Rita. Vediamo di cosa siamo capaci di fare per lei, noi tutti insieme.

Gentile direttore, professore, dottore,
la domanda è per il dottore, per capire come mi sento chiamo il Sapiente, che cosa voglio gli chiedo, sarai mai contenta?ma io sono contenta è che non sò cosa ho…navigo i mari continuamente e non ci sono tempeste che mi fanno riapparire diversa…caro dottore, il dolore è profondo, l’angoscia è secolare, il pianto non è liberatorio…a chi chiedere aiuto se non al Sapiente…
un attimo e Lei parla della Sapienza che è nelle cose, che è disgiunta dalle cose, che è…per me è ,,,cerco nel mio …
…la sapienza..la dottoressa che mi cura..la dottoressa che mi appaga…sono sempre stata inquieta, sempre insoddisfatta, sempre felice…che contraddizione sono!…sempre bastian contrario, quasi a trovare La risposta….si può arrivare a farsi del male solo per rispondere a se stessi? caro dottore, nella mia sapienza immune alla conoscenza rivolgo un grido…chi può aiutarmi…cerco una medicina che sostituisca la cura sintetica che da anni mi ha assuefatta e improgionata al piacere della gioia, al volere la pace, ad essere messaggera di comprensione, di proposizione…
caro direttore vede cosa mi succede? mi allontano dal pensiero e navigo,… non c’è oceano che tenga,…il dolore ritorna appena sento che devo tenere a bada la mente… rientra.!….. La paura di andare oltre è dolore; sempre e ovunque mi accompagna…oggi mi rivolgo a Lei, dottore, filosofo, posso avere risposta dalla mia stessa “Sapienza “o rischio di impazzire? un attimo e! …”il cervello è come una sfoglia di cipolla”, il terrore è superare l’attimo, è un attimo!, impazzisco o trovo il canale giusto dove far sgorgare una sorgente nuova?.Non mi aspetto niente da nessuno e vorrei sapere da tutti, è possibile? aspetto da me…”in te è la risposta” una vocina che sempre ritorna; aspetto da tutti un soffio di coraggio, di comprensione…la vocina…ma…come puoi ancora!…non cambi mai!…
una inquietitudine che mi accompagna bambina sul palco e mi vede Donna in regia…essa la sapienza o è essa la malattia…

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53 Risposte

  1. Cara Rita.
    A volte, sai, nella parole è nascosta una verità che va molto al di là di noi stessi. Ed io, qui, così lontana da te eppure così vicina, voglio donarti un’etimologia, quella di “felicità”, perché tu, se vorrai, possa farla tua.
    La radice di questa parola è piccina ma antica: è “dhe”, una radichetta che vuol dire nello stesso tempo “allattare” ed “essere allattati”. Cara Rita, è questa la felicità: l’unione degli opposti, il momento in cui non c’è separazione tra una mamma che allatta e un bimbo che succhia, perché sono fusi e con-fusi insieme. Questa stessa radice dà origine anche a “femmina”, “figlio”, “feto”: ed è in questa possibilità di vivere la non contraddizione di alto e basso, giorno e notte, maschio e femmina, io e tu: solo in questa possibilità, la nostra vera felicità.
    Cara Rita, quando ti senti incatenata alla gioia, scava per vederne l’ombra, che la mette meglio in luce; e viceversa, quando senti dolore, scava: spunterai dall’altra parte, “a riveder le stelle”.
    Grazie di questa tua bellissima condivisione, che oggi mi aiuta moltissimo a superare un mio momento di difficoltà.
    Un abbraccio.

  2. Professore, mi prometta che dopo questo intervento mi verrà a riprendere: non sono sicura di farcela…
    Io vado…

    ENNESIMO ATTO

    Allora, Rita… Dimmi, sono quì davanti a te; cosa vuoi veramente? Mi hai presa con te. Io scappavo, ricordi? ma sì che ricordi. Guardami! Ti ho detto di guardarmi. Ti ho preso tutto e non te ne sei resa conto. Tutto quello che ti ho preso l’ho rivenduto… in cambio di niente. NIENTE: hai capito bene! Tu mi hai dato la gioia di vivere me stessa ed io… Me la sono rivenduta per niente, capisci?
    Quante volte (le hai contate?) io ho avuto bisogno di te e tu… comparivi come per incanto al mio capezzale, dimentica dei tuoi doveri familiari, soltanto perchè, dicevi, avevi bisogno di me. Di tuo fratello. Di tua sorella. Di tua madre. Di tuo padre.
    Allora guardami, ora che non so più qual’è il mio ruolo. Quì sono l’ostacolo da superare. Sono stata anche l’esempio da non emulare, e altrove la regola da rispettare. Ma con te ero tutto quello che non avevo avuto il coraggio di essere: me stessa!
    Avanti, Rita: prendimi a pugni, feriscimi, cosa aspetti?
    Fallo, prima che lo faccia io con te. Alzati! Ora, alzati! Giuro che me ne andrò: tra il tuo baratro e me c’è tutto quello che mi hai insegnato: la gioia! Soltanto questo mi hai lasciato! E la voglia di non arrendermi mai. Coraggio, ora. Prova ad abbattermi e dopo, se vuoi, va pure all’inferno. Io ti seguirò anche lì; non credere che io abbia paura di bruciarmi. Non più!
    Rita…Rita… Rita…

  3. Molte persone vivono situazioni del genere, dove spesso la difficoltà maggiore è colmare l’irrequitezza interiore con il vuoto che spesso si trova esteriormente, fuori di noi, non ricevendo risposte alle proprie domande o alle grida di aiuto inconsciamente che si danno.
    La razionalità della vita e la brevità dei momenti di vita rendono tutto più provvisorio e temporale.

    Qualche anno fa lessu l’opera “I discepoli di Sais”, cui un giovane era alla ricerca di qualcosa che non conosceva e non comprendeva e alla fine scoprii che quello che cercava era dentro di lui.

    Così, spesso può accadere che le sofferenze e le irrazionalità della vita in genere o della propria vita è scritto dentro di se.

    Credo, però che la “medicina” che faccia guarire dai mali specialmente quelli interiori è l’Amore,
    nel senso universale e fraterno, gli uni con gli altri.

  4. ..provo per una volta a non rispondere in versi ( o versacci )….forse..e sottolineo ‘forse’..è proprio partendo dalla logologia che qualcosa si trasforma…il termine ‘cambiare’…esprime una forzatura, a mio avviso, …cambiare vuol significare obbligarsi a fare qualcosa che non è nelle nostre corde ed infatti ne traiamo sempre e solo insoddisfazione se non inadeguatezza, specie perchè nel momento esatto in cui ci proviamo ci creiamo molte aspettative che inevitabilemente, data la nostra natura, vengono tradite dai fatti e ciò genera tristezza e malinconia.
    ogni volta che forziamo la nostra vera natura, essa tenderà sempre a tornare in modo ancor più recrudescente….vero?..bene…..e se al posto di ‘cambiare’..provassimo a ..’trasformare’? detto così sembra banale e saccente, ma se andassimo ad aprire il nostro ‘zaino dei sentimenti’ e per una volta..dico una sola volta, al posto di risponderci come siamo soliti fare e richiudere a doppia mandata lo zaino, lasciassimo che questa parte di noi venisse fuori in tutta la sua esuberanza?? noteremmo anche la parte che non avevamo mai considerato, quella bella fulgida e fiera di ‘quella cosa’, che ci permetterebbe di ‘dare un nome ‘ al disagio che ci avvinghia e guardandolo bene in faccia lo prenderemmo e riporremmo, ma questa volta con infinta tenerezza comprensiva,salutanolo efinitivamente senza rancore.consci che ‘ha fatto parte’ di noi.. rasserenati dall’averlo finalmente ‘spiegato’ a noi stessi.
    Esiste però un problema nel fare ciò…anzi, un paio…il primo è che tutti noi siamo abituati ad ‘oggettivare’ da soli usando le cosidette ‘logiche’ (vere scatole mentali , a volte, che ci rimandano la risposte che più ci fan comodo ), mentre, sebbene lo troveremmo falsamente umiliante, sarebbe piu utile farlo far ad altri…ovvero, un po quello che sta facendo il prof in questa sede…questo non vuol dire lasciarsi ‘giudicare’, bensì prendere la parte che reputiamo ‘intelligente ‘ dell’altrui punto di vista e usando la mente (ricordo dal latino ‘meus ens’…il mio ente e di nessun altro!!) come filtro adattarlo alle nostre esigenze.
    Questo ,obiettivamente, non lo si puà fare ne con amici ne conoscenti…e nemeno con se stessi…se però l’approccio al problema rimarrà sempre lo stesso è destinato a rimaner tale per come è strutturato il ‘metodo’…vi è poi una questione occulta, celata, data dall’essere storico che è in noi…somma di piccolissime esperienze pregresse che tendono a venir fuori nel corso della nostra breve vita e che , guarda caso, si ripropongono sempre con le stesse dinamiche quando le poniamo in essere…e lo facciamo ben sapendo che la storia si ripeterà forti dell’esperienza….un anonimo napoletano a cavallo tra il 19° e 20° secolo irridendo ai vari mistici, spiritisti o teosofi….che millantavano metodi per capire donde veniamo riferendoci alle vite precedenti, proponeva un metodo semplicissimo (anche per iniziare a capirsi )…’prendi il carattere di tua madre, senza falsi pregiudizi, sommalo a quello del padre e la voca ti parlerà dal fondo dell’abisso’…giusto per aiutare ‘concretamente’…infine, cara rita, ti regalo l’aforisma di cagliostro, che ptrebbe volr dire nulla o molto…..’ per conoscere il cane bisogna sapersi cangiare in cane’…un saluto di cuore dal vostro nightaxidriver in turin ( fino al 21 novembre c’è il torino film festival, a non perdere!! )

  5. Perdonami Rita se ti chiedo una conferma. Non appena pensi sei infelice? Non appena cominci una ricerca interiore comincia il dolore? E quindi preferisci oceani stagnanti ma privi di dolore? se è cosi io potrei essere l’altra faccia della nostra medaglia. Ho sempre cercato appagamento nella ricerca interiore, e molto riservatamente senza farne vanto ad altri ho letto letto letto cercando risposte. Doppio dolore cara Rita. Quando sono nel mondo reale, farcito di contraddizioni e ipocrisie, provo dolore e mi rifugio nnella ricerca di risposte. Inutile dire che il dolore è doppio non trovandone alcuna. Dottor La porta, con il dolore come la mettiamo? per un verso o per l’altro io e Rita siamo stanchi di provare dolore.

  6. CARO Gabriele, non possiamo che essere vicino a Rita che ci ha descritto il teatro dell’Anima.
    Caro Gabriele io abito a Bergamo, e penso che abbia capito a cosa mi riferisco, già la tua risposta che hai dato a Rita “ LA LUCE OLTRE LA PORTA” è la strada per trovare e ritrovare Rita.
    Gentilissima Rita penso e sono straconvinto che a Noi FOOL del blog possa chiedere tutto quello di cui può essere d’aiuto
    La mia email . naddeo@alice.it
    Naddeo rosario

  7. A Rita
    questa lettera mi ha toccato l’anima, nel profondo, e mi ha commosso, forse perchè mi rivedo un po’ nel subbuglio che ti prende quando ti poni tante domande e quando a tutte vuoi trovare una risposta.
    La Sapienza poi…….. ho segnato un libro consigliato dal prof. in una sua trasmissione qualche giorno fa e che mi ha incuriosito e che vorrei leggere: “Sulle tracce della sapienza”.
    La Sapienza forse è in ognuno di noi? Abbiamo forse perso il contatto con la nostra parte buona, quella che sa di cosa abbiamo bisogno realmente?
    Mi viene in mente un episodio: durante un esercizio di immaginazione guidata, all’invito di incontrare una persona ho immaginato di incontrare me stessa: è stata una gioia grande, commovente come quando si incontra una persona che non vedi da tanto tempo, che hai trascurato e allora la stringi, la guardi, la accarezzi, le fai le feste, la tieni vicina, non la lasci andare perchè sai che da lei non ti può venire alcun male
    E allora mi viene da dirti, cara Rita, anche a quella nascosta, fai quello che senti di volere e di poter fare, la tua voce ti parla come può parlare una persona cara e che ti vuole bene e se può servirti, per tutto quello che più desideri, hai tutto il mio incoraggiamento e la mia comprensione.
    Se il mio abbraccio si unirà a quello del prof. e di tutti gli altri di interagiranime spero che tu possa sentire un cerchio di affetto e di forza.
    Maria Grazia

  8. PROFESSORE,
    Rita vuole il Suo aiuto. Però, visto che Lei ce lo chiede, Le dico che, personalmente, non sono in assoluto contraria alle medicine che, a volte, fanno un buon lavoro; ma dipende dalle situazioni, naturalmente.
    Ciò che mi vede in assoluto in disaccordo, è l’uso prolungato nel tempo delle medicine che, oltre a creare assuefazione (noi ci assuefacciamo a tutto, ma proprio a tutto, anche alle consuetudini), CAMBIA IL CARATTERE: questo non mi piace.
    E poi, che dire, ad esempio, si potrebbe cambiare il medico che, a lungo andare, può diventare anche lui un’assuefazione.

    Riguardo alla Sapienza, alla quale Rita fa riferimento più volte, mi viene in mente che secondo Don Juan, lo sciamano americano del Castaneda, colui che voglia divenire un UOMO di SAPERE non deve avere paura d’impazzire, deve scegliere una strada del cuore e percorrerla in tutta la sua lunghezza.
    Perché, in fondo, la vera battaglia non è l’accettazione di sé stessi ma l’accettazione dell’Infinito. Dobbiamo accettare volontariamente l’Infinito…oltre questo Don Juan non si spinge, perché ritiene che a ciò si fermi la sua SAPIENZA.

    Insomma, pare che la vera SAPIENZA alla quale, infine, approdano tutti i sapienti (che ci arrivino studiando, perché sono magi, perché poeti o grandi artisti e scenziati o contadini in costante contatto con la natura ed i suoi cicli) è la scelta volontaria di una via del cuore che ci conduca il più possibile vicino alla possibilità d’intravedere l’Infinito.
    Quando si parla di nostalgia…e la nostalgia, che sa di perduto, mette addosso inquietudine, o no? …a me moltissima.
    Naturalmente, la via del cuore è una strettoia ed è un percorso da “visionari” in questo mondo del “cogito ergo sum” che ci circonda.

    A proposito, la metafora dell’Infinito è l’IRRAGGIUNGIBILE.

    Ho il sospetto che l’Infinito non si possa mai raggiungere: noi possiamo solo esserlo l’Infinito…il TUTTO.

  9. Bene,
    Daniela. A presto!

  10. Cara Valeria,
    puoi, puoi… non ti preoccupare d’altro!

  11. Cara Mary,
    condivido. Solo Amore.
    Altro ci è estraneo.
    (Questo “ci” è da intendere come “noi” del TEMENOS)

  12. Grazie Angoliditorino,
    soprattutto per la citazione di Cagliostro.

    A presto!

  13. Caro Giovanni,
    e chi è lieto di subirlo? Ma tant’è, è indispensabile per una “vera” conoscenza (così dicunt). Personalmente preferirei che ogni sofferenza fosse evitata ad umani, animali e piante. Però…

  14. E brava Maria Grazia, parole meravigliose. Stringiamo il cerchio del conforto. A presto!

  15. Noi del tem-enos siamo in un tem-pio. La radice è la stessa. La sacralità ci avvolge e ci attraversa tutti.
    Un abbraccio.

  16. emozione…fremito…
    ringrazio tutti e con forte ululato vi dico…grazie…
    non ho studiato latino, non ho studiato filosofia, ma che magia…
    bevo l’acqua del rubinetto perchè liscia
    bevo le vostre parole perchè amore.

  17. 18nov.2009…ore 10…a.m. Un bel giorno….di festa….la mia festa….

    Entro, un corridoio mi accompagna in una stanza color glicine, al centro un tavolo ricoperto di foglie di stoffa, rosso, giallo, i colori del Natale, sono avanti a me…una macchina da cucire, forbici, aghi, filo, colla….ma che cos’è una festa? Si è la tua festa…ma come….ricordi volevi, volevi sognare con un ago volevi ricamare… è la tua festa…
    Sfoglio il libro, pagine di colori, pagine di erba, pagine di ….sogni….prendo in mano le forbici e taglio….rincorro le forbici, svettano libere in cerca di dove, di come… oggi è la mia festa….un filo e un ago….il primo punto, la prima virgola e poi….poi un incessante tic tac….è la macchina che ricama, sono io che ricamo, prima a destra, poi a sinistra, e poi… e poi in alto e poi in basso…..corri ma dove corri….che importa io vado dice Molly….io cucio ripete… con il suo tic e tac….
    Tre ore son passate e sono volate, in alto, in basso, sono fuggite,,,,oh che festa è la mia festa.
    Oggi ho messo il punto…voglio arrivare dove,… il mio desidero mi porta, un cuscino, no, uno spazzolino… e si è proprio carino…
    Torno a casa, le mie mani accarezzano, nella destra una stellina, la mia stella, nella sinistra il mio cammino…lungo o breve che sarà è il mio cammino. Grazie Ema …che bel giorno di festa….

  18. Cara Marina,
    possiamo intuire.
    Ecco pero’ alcune parole chiavi. Greche. Imparale a memoria. Agiscono dall’interno:

    -TO NÝN: l’Attimo eterno
    – FRÉN: Cuore
    – NOEÍN: la conoscenza intuitiva che quindi attraversa il mondo

    UNA STESSA COSA È INTUIRE ED ESSERE (Parmenide).

    Sulle Medicine poi… credo che le case farmaceutiche mettono, appositamente, sul mercato farmaci che producono dipendenza. Multinazionali! Non sono al servizio dell’umanità’, ma del denaro. Quindi prigioniere del Buio più assoluto.

    Baci baci

  19. Intanto, io sono “fatta di Lei” e non voglio ammettere che non posso più farne a meno. Lo vede che tutto è assuefazione?
    Insomma, leggendoLa mi sono appena “strafatta di Lei” e in questa “alterazione” ho avuto un lampo d’improvvisa illuminazione: INTUIZIONE, ma me lo tengo per me.
    eheheh…sono proprio una ragazzaccia.

  20. Riguardo alle medicine:
    mi spiega come fa l’umana Marina a tenere le briglie agli inumani Daimon di AriannaChiara? Già è dura tenere testa al mio Daimon tentatore…
    Vere forze dell’Universo sa?
    Bisognerebbe chiedere udienza a Necessità e farsi spiegare…ma non si può.
    Eheheh…

  21. Un abbraccio anche a te, cara Daniela!

  22. cara marina,
    le medicine aiutano, è la reazione del corpo che ci viene in soccorso, almeno a me così capita. Un Dottore mi disse: Lei è fortunata, il campanello suona e Lei lo sente. Ascolto il tono e mi calo nel buio, è difficile assaporare i pensieri, faccio fatica.
    Scrivo, è assuefazione, è medicina.
    Il carattere si ribella, ritorna possente, è la forza che prevale.
    … la luce dice il Maestro, leggi la luce…
    …in un momento lo farò, forse lo farò…

  23. E’ un pò inquietante questo appello caro prof che Rita le rivolge al quale lei ci rende partecipi.
    Ha bisogno del dottore del direttore e del sapiente..

    non lo so Rita..quella tua frase finale non mi piace proprio..
    bambina sul palco, Donna in regia…
    vedo troppa consapevolezza e lucidità di agire, quasi tu recitassi sempre una parte che ora vuoi ed ora no e dalla quale sei rimasta intrappolata..non lo so..
    (mi ricorda tanto anche Shakespeare)

    Scusami prof e scusami Rita se dalle mie parole non ho trasmesso conforto.
    Ti auguro solo di trovare la pace dell’anima e del corpo senza più sofferenze o dolori.
    Un caro saluto.

  24. Ah dimenticavo..
    per le medicine..concordo con Marina.

  25. il tuo abbraccio è arrivato, ti rispondo che ci provo ogni mattina, spero di rialzarmi sempre, per ricominciare a lavorare.

  26. in un angolo stà, silenziosa presenza, mi segue ovunque. Sono la strada mi dice, ma che strada le domando.

  27. Cara Rita,
    lo studio è quello che si fa su la propria anima.

    A presto!

  28. Rita. Latino? Filosofia? Non hai studiato? Quello che conta davvero è l’ululato, perché nasce dal tuo cuore e al tuo cuore ti riconduce! Ti suggerisco una lettura che ti farà senz’altro bene: Donne che corrono coi lupi, di Clarissa Pinkola Estès, ed. Frassinelli.
    Ciao!

  29. Cara Rita,
    lo dico sinceramente. Questo blog sta concentrando un numero considerevole di artisti. E’ così. Punto. (Come Te)

  30. Cara Marinariannachiara,
    secondo Albert Kreinheder Dio ci manda soltanto i dolori che siamo in grado di sopportare (e qui rientra il destino).
    A presto!

  31. Gabriele,
    secondo mia nonna Angiola Giorgeschi, vecchia e completa di 94 anni, “chi ha la pancia piena non crede a quella vuota”.
    Ciao a prestissimo!

  32. …e poi ha detto bene Krenheider: sopportare…
    Tuttavia, credo che anche noi abbiamo il dovere diritto di rendere sopportabile la vita, che prevede anche di dormire qualche ora la notte per affrontare la giornata che verrà, di mangiare un boccone in santa pace, di avere la possibilità di procuraselo un tetto sotto il quale dormire ed un pezzo di pane da mandare giù.
    Credo che l’Angelo certe cose non le comprenda bene, bisogna umanizzarlo. Io lo vedo continuamente all’opera forsennatamente e non è detto che tutto quello che pretende sia giusto e sopportabile umanamente. Comunque, il destino è destino…ma la via del cuore può prevedere anche il sollievo della sofferenza e una Madre questo lo sa.
    Baci…

  33. lode, gioia
    sollazzo, imbarazzo.
    grazie,gabriele.

  34. lode, gioia.
    sollazzo, imbarazzo.
    ….grazie…Prof.Dott.Gabriele.

  35. Cara Rita,
    la mia mamma “componeva” vestiti per me e mia sorella. Indossavamo la sua poesia; erano ali di stoffa, le sue ali per noi!

    Baci

  36. Sono felice che ti sia arrivato il mio-nostro abbraccio!
    A presto cara Rita!

  37. Bene Marina,
    mi colpisce come sempre la tua profondita’ interiore!

  38. Grazie a te, cara Rita!

  39. Prof,
    riguardo “al destino”, vorrei dire che comunque “…è al cuore che spetta il coraggio delle proprie scelte.” (Hillman), forse è per questo che ciò che è pre-destinato non può essere pre-visto…
    Abbbbbrabbbbbacio e tè caldo con i biscottini di riso …che fuori diluvia…

    ^______^

  40. …ma che bello, Valeria!
    Che meraviglia quello che hai scritto!
    Grazie, baci baci!

  41. Valeria sei sublime,anzi hai le ALI DI PSICHE
    con il cuore ,
    Naddeo rosario

  42. Carissimi tutti, Prof. e Dottori, umani e sognatori.
    Non sono infelice, tanto x rasserenare tutti, non sono triste, x rallegrare tutti.
    Sono forse stanca, sono in cerca di un aiuto da dare a chi me lo chiede, non trovo le forbici. ecco tutto, valeria non scazzottarmi, non vado nel baratro. Le ali ho di raso rosso, piccoli fili d’oro impreziositi di amore sono indelebili. Sono proprio quelle ali che mi permettono di salire. ciao a tutti, vi voglio bene.

  43. Cara Marina,
    no! Senti, no! Smettila con queste parole create dalla gioia. No! Abbracciobacio e’ davvero troppo bello. Diventera’ mio. (ma i diritti vanno a te)

  44. Noooooo!
    Non e abbbbracciobacio,
    è abbrabbacio
    (con molte b).

  45. Allora Marina abbbbracciobacio!!!

  46. Ricambio il tuo affetto, cara Rita!

  47. Sbaciucchiabbracciamento!

  48. Cara Marinariannachiara,
    affettuositainfinitecuore!

  49. Cara Marinariannachiara,
    affettuositainfinitecuore!

    …secondo te si può dire anche così?

    sFrénAmorevolMente!

  50. Si’, Marinariannachiara! Levando la “S”. Bimba.

  51. Sì, in effetti, mi sono resa conto di essere una bimba…bah!

  52. grazie amici, siete un toccasana.
    GrazieProf, l’ho creduta dottore e ho fatto bene.

  53. FrénAmorevolMente, allora.

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