Farmaci antidepressivi

Vi lascio il lungo intervento di Stefano. È utile. Poi ci sono le mie riflessioni:

Egregio Direttore, cara Marina,
desidero lasciare un intervento senza pretesa alcuna. Dando una breve occhiata al post di Rita, mi pare di riscontrare una situazione di disagio abbastanza importante, pur non essendo un medico. Sono spinto a scrivere perché per molti anni, nonostante io ne abbia 24, ho vissuto una situazione che può avere punti di contatto con quella di cui si sta parlando (so bene in ogni caso, che ogni caso è una storia a sé stante). Se il malessere è tanto profondo, continuo e invalidante, perché credetemi, questi disturbi diventano molto invalidanti, credo che sia necessario non fare il mio stesso errore, ossia cercare una soluzione intellettualizzando il problema e “mascherarlo” dietro problemi metafisici, perché non c’è sempre bisogno di scomodare Kant per capire che il disagio può derivare il più delle volte da fattori biochimici che per qualche motivo si alterano. Da umanista rigettavo l’ottica meccanicista che riduce l’essere umano con la sua interiorità ad un circuito elettrico da “aggiustare”, mi pareva assurdo. Il fatto è che, se si delinea un disturbo neurologico che si consolida nel tempo, si continuerà a star male e non ci sarà psicoanalisi che tenga, parlo per esperienza personale. Anche se teniamo presente che l’analisi va fatta con personale competente, il discorso non cambia. La mia esperienza in breve è consistita in un lungo esaurimento dovuto a stress, delusioni sentimentali e altro, con un sostrato di depressione sempre latente che tendeva a peggiorare sino a quando negli ultimi tempi non dormivo più e mi consolavo solo in parte con le Sue trasmissioni, Direttore, che in ogni caso seguivo sin da adolescente. Mi svegliavo in uno stato psicofisico terribile ed ero pressoché incapace di svolgere le mie attività ed i miei studi. La situazione degenerò sino al punto in cui, sentendomi un peso per me stesso e la mia famiglia, dato che ero convinto che non sarei mai più tornato normale, avevo cominciato a maturare la decisione di togliermi la vita, decisione che ritenevo la più giusta, sentendomi finito e disonorato. Il pensiero si concretizzò in alcuni veri e propri drammatici tentativi, fermati in extremis in quanto sentivo che una grossa colpa avrebbe macchiato il mio folle gesto, una gravissima colpa verso chi quaggiù mi era vicino, ma non solo. Sentivo che me ne sarei andato con un fardello pesantissimo che avrebbe gravato su di me con conseguenze irreparabili nel caso vi sia, come credo, un inconscio che permanga. Per questo desistetti. In seguito (ero allora già in analisi da una brava terapeuta) mia madre decise di portarmi presso un noto neurologo ed io accettai pieno di diffidenza, proprio in virtù dell’ottica assolutamente in sintonia con la Sua, Direttore. Mi fu prescritto un famoso antidepressivo a base di serotnina che avrebbe dovuto stemperare lo stato depressivo e l’ansia riequilibrando il sistema. “E’ tutta una questione di neuroni e impulsi elettrici per me, nient’altro. Io non Le chiedo neppure il motivo per cui sta male”, ripeteva il luminare aggiustatore. Lasciai lo studio medico ancora più sconfortato pensando a come si potesse assurdamente credere di lenire i mali dell’anima con una pillola e rabbrividendo all’immediato risuonare nella mia mente di quelle insensate parole. Dopo l’inizio della cura dormii per una settimana pareggiando le veglie prolungatesi per anni e via via, lentamente, iniziò la mia insperata risalita che prosegue tuttora, dato che i fatti che narro risalgono ad un anno fa appena. Oggi i sintomi non si manifestano più nell’entità con cui lo facevano in passato, anche se sovente mi rimprovero di non apprezzare e di non capire il dono della vita, di non capire per giunta perché questo sia un dono, dato che, legato all’ottica esistenzialista, per certi versi credo davvero che esistere sia re-sistere. Questo era il motivo per cui spesso, foscolianamente, la morte mi pareva così dolce in taluni momenti. Concludo precisando che, diversamente dall’ansiolitico, l’antidepressivo va assuto per un certo periodo e non crea dipendenza e/o effetti collaterali. I moderni farmaci sono diversi da quelli del passato e non vanno demonizzati quando occorrano davvero. Per questo, pur non sapendo nulla di chi sia Rita, di cosa faccia nella vita, di quali siano le reali cause donde derivi il malessere che lamenta, riferisco la mia esperienza per lasciare un messaggio di speranza. Ci si sente perduti, finiti, sull’orlo di un barartro buio che aspetta solo di ingoiarci da un momento all’altro e sembra non esserci rimedio. Occorre in questi casi avere persone care intorno; credere fino all’ultimo che il sole prima o poi dovrà tornare perché lo meritiamo anche noi; affidarsi ad un bravo analista e se occorre anche ad un bravo neurologo, perché il problema può essere là; avere forza e volontà e aprire gli occhi su un mondo piendo di gente che soffre tanto, troppo spesso più di noi e capire che la nostra presenza può forse fare la differenza, non è presunzione questa. Il farmaco può sembrare una sconfitta dato che stiamo agendo sul sintomo più che sulla causa, ma forse non è proprio così, dopo tutto. Intellettualizzare e ritirar fuori sempre la vecchia istanza romantica del fiore azzurro di Novalis, in cui l’uomo tende all’infinito e trova cose, non è detto che sia sempre utile. Giusto è tendere al valore spirituale, all’evoluzione della coscienza, accettare che la vita è anche dolore e sofferenza senza i quali la vita sarebbe, come diceva lo stesso Socrate, inconcepbile, ma stare sempre e solo così male denuncia un quadro patologico su cui mi pare ragionevole intervenire. Se lo avessimo fatto con il Leopardi forse avremmo perso un genio poetico, ma probabilmente avremmo riportato un uomo alla vita (conosco il Suo parere sul pessimismo leopardiano che sarebbe da minimizzare, Direttore, ma mi permetto di discostarmene in questo caso). Spero di non avervi tediato inutilmente e che la mia esperienza possa essere utile a chi la vive nel presente. Un saluto affettuoso a tutti e sempre vivi complimenti a Lei, mitico Direttore e a tutta l’entourage di Anima.

Grazie del contributo. Ho avuto però, recentemente, un caso (un familiare) imprigionato negli antidepressivi.
No. Nella chimica non crederò MAI. Almeno per i casi come i tuoi. Sono felice che stai bene, ma, secondo me, non è dovuto alla “pasticca” il tuo “RESURGO”, ma alla tua Anima che si è potuta attivare finalmente libera dal tuo schermo di EGO. Debbo, per onestà, dire che il mio carissimo amico Giovanni Gocci crede, in alcuni casi, nell’uso dei farmaci. E quindi voi tutti che posizione avete? Per favore riportate dei casi concreti.

Pubblicità

…quell’amore nascosto

Cari amici, anche questa domenica una poesia ci conduce in quello spazio emozionale dove ri-conoscerci. Oggi Carlo Betocchi (1899-1986) ci canta di una ricchezza inestinguibile, potente e scardinante:

Non ho più che lo stento d’una vita
che sta passando, e perduto il suo fiore
mette spine e non foglie, e a malapena
respira. Eppure, senza acredine.
C’è quell’amore nascosto, in me,
quanto più miserevole pudico,
quel sentore di terra, che resiste,
come nei campi spogli: una ricchezza
creata, non mia, inestinguibile.
Nemmeno più coltivabile, forse, ma vera
esistenza; così come pare sperduta
nel cosmo, con la sua gravità, le sue leggi,
il suo magnetismo morente, che lo Spirito
non dimentica, anzi numera.
Non guardatemi, che son vecchio,
ma nel mio mutismo pietroso ascoltate
come gorgheggia, com’è fiero l’amore.

Presenterò questa lirica, insieme ad altre, nella mia trasmissione “Inconscio e Magia – Psiche”  in onda questa notte su Rai 2 verso le 2:20 circa. Lasciate fluire l’emozione… Buona domenica a tutti voi!

…cielo d’amore

Vi lascio a Kabir (1435-1518) e a questo suo inno di tensione verso un “ricongiungimento” universale. Con questa lirica chiuderò la mia trasmissione “Inconscio e Magia – Psiche”  in onda domani mattina su Rai 2 verso le 6:15 circa.

Buon finesettimana!

Cadono le ombre della sera
lunghe, serrate,
di buio avvolgono il corpo e la mente.
Tu apri la finestra che dà a ponente
perditi nel cielo d’amore.
Bevi il miele stillato dai petali
del loto che hai in cuore.
Lascia che ti penetrino
le onde del mare, le onde
di splendore.
Ascolta, un suono di conchiglie, di campanelli
si leva dalle acque.
Kabir dice: «Fratelli,
è Dio in questo vaso, in questo mio corpo».

Psiche: Sogno, Ombra e Doppio.

Cari amici, domani 28 novembre, ore 9:00, in occasione del seminario di Formazione AEP (Associazione Europea di Psicoanalisi) sarò a Zelarino (Mestre), presso il Centro Culturale Cardinal Urbani, dove terrò una conferenza sulla “Psiche e i suoi meandri: Sogno, Ombra e Doppio”. Interverranno con me Angelo Conforti, vice Presidente e Webmaster dell’AEP, e Gianpaolo Crovato, Direttore della Scuola di Formazione AEP.

Un saluto affettuoso!

Avversari dell’Estasi

Vi lascio le parole di Nicola e il mio commento:

Scusami Gabriele,

i Reportages a cui mi riferivo (di cui inavvertitamente non ho specificato l’autore)
appartengono a Santiax. Anche io apprezzo Mozart ubriacone ma il discorso vale soprattutto per chi non può apprezzare la bellezza – non può esserne “fruitore”” perchè magari nato in un emisfero del mondo in cui si è diffusa l’estetica dell’antivita.

all’una e trenta parto per Calcata. Un abbraccio

La contro-estetica, ovvero gli avversari dell’Estasi, si ramificano per ogni dove. Multinazionali, fondamentalisti religiosi, puritani, bacchettoni, pedanti…

(continuate la lista, prego)

Marina…

Oggi ecco una riflessione molto indicativa per noi. E’ di Marina:

PROFESSORE,
Rita vuole il Suo aiuto. Però, visto che Lei ce lo chiede, Le dico che, personalmente, non sono in assoluto contraria alle medicine che, a volte, fanno un buon lavoro; ma dipende dalle situazioni, naturalmente.
Ciò che mi vede in assoluto in disaccordo, è l’uso prolungato nel tempo delle medicine che, oltre a creare assuefazione (noi ci assuefacciamo a tutto, ma proprio a tutto, anche alle consuetudini), CAMBIA IL CARATTERE: questo non mi piace.
E poi, che dire, ad esempio, si potrebbe cambiare il medico che, a lungo andare, può diventare anche lui un’assuefazione.

Riguardo alla Sapienza, alla quale Rita fa riferimento più volte, mi viene in mente che secondo Don Juan, lo sciamano americano del Castaneda, colui che voglia divenire un UOMO di SAPERE non deve avere paura d’impazzire, deve scegliere una strada del cuore e percorrerla in tutta la sua lunghezza.
Perché, in fondo, la vera battaglia non è l’accettazione di sé stessi ma l’accettazione dell’Infinito. Dobbiamo accettare volontariamente l’Infinito…oltre questo Don Juan non si spinge, perché ritiene che a ciò si fermi la sua SAPIENZA.

Insomma, pare che la vera SAPIENZA alla quale, infine, approdano tutti i sapienti (che ci arrivino studiando, perché sono magi, perché poeti o grandi artisti e scenziati o contadini in costante contatto con la natura ed i suoi cicli) è la scelta volontaria di una via del cuore che ci conduca il più possibile vicino alla possibilità d’intravedere l’Infinito.
Quando si parla di nostalgia…e la nostalgia, che sa di perduto, mette addosso inquietudine, o no? …a me moltissima.
Naturalmente, la via del cuore è una strettoia ed è un percorso da “visionari” in questo mondo del “cogito ergo sum” che ci circonda.

A proposito, la metafora dell’Infinito è l’IRRAGGIUNGIBILE.

Ho il sospetto che l’Infinito non si possa mai raggiungere: noi possiamo solo esserlo l’Infinito…il TUTTO.

Energia mutabile

Giuseppe Conte (1945), poeta contemporaneo tra i più pregiati e apprezzati, ci pone dinnanzi ad un eterno dilemma: amore guidato, forse, dal naturale desiderio di “possesso” per l’altro oppure dal “dono” (agape) verso chi amiamo? Questi sono i versi che apriranno la mia trasmissione “Inconscio e Magia – Psiche”  in onda questa notte su Rai 2 verso le 2:20 circa.

Attendo ogni vostra emozione… Buona domenica a tutti voi!

Energia mutabile

L’amore vero, tu lo sai, è volere
la gioia di chi non ci appartiene
è questo uscire, traboccare
da se stessi, come il sangue dalle vene
per un taglio, è l’irrinunciabile,
amore energia mutabile eterno bene.

…tutta, tutta mia!

Ed ecco a voi John Keats (1795-1821): bramosia, supplica, amore esclusivo… Da quale corrente siete trasportati?

Sonetti
XVI

[…]
Lascia ch’io t’abbia tutta, tutta mia!
Quella forma leggiadra, quella dolce
droga d’amore minima, il tuo bacio –
mani ed occhi divini, il caldo e bianco
lucente seno dalle mille gioie;
te stessa, la tua anima, ti supplico
per pietà, dammi tutto, non escluso
un atomo di un atomo, o morrò,
o se forse vivrò, tuo miserando
servo, sarà mia vita senza scopo
nella foschia della sventura inutile…

Presenterò questa lirica nella mia trasmissione “Inconscio e Magia – Psiche”  in onda domani mattina su Rai 2 verso le 6:15 circa. Un abbraccio!

Ritorni dell’Infinito

Vi sottopongo, voi dal FRÉN (cuore) languido, questo mito propostoci da Daniela, una nuova viaggiatrice del nostro blog. A voi…

E’ bella questa lirica, fremente; e per contrasto mi richiama alla mente un mito, anch’esso indiano, che vi racconto qui.
Si racconta che la Luna fosse un malinconico principe di nome Soma, innamorato di una belissima stella rossa, che si chiamava Rohini: oggi noi la chiamiamo Sole. Il principe voleva sposare la sua Rohini, ma il padre lo costrinse a sposare anche le sue 27 sorelle; e così ogni notte Soma stringeva fra le braccia una stella diversa, ma desiderando ardentemente la sua Rohini. Quando finalmente giungeva la notte in cui poteva coronare il suo sogno, il principe era immensamente felice, e la Luna appariva, a chi la guardava dalla Terra, piena e splendente. Ma già da quella successiva il Principe perdeva un po’ del suo splendore, e così sempre di più finché, nella quattordicesima notte del ciclo lunare, il Principe sentiva talmente la mancanza di Rohini da non apparire più per niente nel cielo, proprio come la Luna nera. Poi, pian piano, sentendo avvicinarsi la notte felice, Soma ricominciava a splendere e la Luna a riempirsi, finché non tornava piena.
Questo è il mito di Soma e di Rohini: e siccome il mito racconta “le cose che non furono mai, ma sono sempre”, si ripete ancora e ancora, nel nostro cielo…

Per Rita…

Rita ha bisogno di Rita nascosta. Oggi vi propongo questa lettera di Rita. Vediamo di cosa siamo capaci di fare per lei, noi tutti insieme.

Gentile direttore, professore, dottore,
la domanda è per il dottore, per capire come mi sento chiamo il Sapiente, che cosa voglio gli chiedo, sarai mai contenta?ma io sono contenta è che non sò cosa ho…navigo i mari continuamente e non ci sono tempeste che mi fanno riapparire diversa…caro dottore, il dolore è profondo, l’angoscia è secolare, il pianto non è liberatorio…a chi chiedere aiuto se non al Sapiente…
un attimo e Lei parla della Sapienza che è nelle cose, che è disgiunta dalle cose, che è…per me è ,,,cerco nel mio …
…la sapienza..la dottoressa che mi cura..la dottoressa che mi appaga…sono sempre stata inquieta, sempre insoddisfatta, sempre felice…che contraddizione sono!…sempre bastian contrario, quasi a trovare La risposta….si può arrivare a farsi del male solo per rispondere a se stessi? caro dottore, nella mia sapienza immune alla conoscenza rivolgo un grido…chi può aiutarmi…cerco una medicina che sostituisca la cura sintetica che da anni mi ha assuefatta e improgionata al piacere della gioia, al volere la pace, ad essere messaggera di comprensione, di proposizione…
caro direttore vede cosa mi succede? mi allontano dal pensiero e navigo,… non c’è oceano che tenga,…il dolore ritorna appena sento che devo tenere a bada la mente… rientra.!….. La paura di andare oltre è dolore; sempre e ovunque mi accompagna…oggi mi rivolgo a Lei, dottore, filosofo, posso avere risposta dalla mia stessa “Sapienza “o rischio di impazzire? un attimo e! …”il cervello è come una sfoglia di cipolla”, il terrore è superare l’attimo, è un attimo!, impazzisco o trovo il canale giusto dove far sgorgare una sorgente nuova?.Non mi aspetto niente da nessuno e vorrei sapere da tutti, è possibile? aspetto da me…”in te è la risposta” una vocina che sempre ritorna; aspetto da tutti un soffio di coraggio, di comprensione…la vocina…ma…come puoi ancora!…non cambi mai!…
una inquietitudine che mi accompagna bambina sul palco e mi vede Donna in regia…essa la sapienza o è essa la malattia…

…dei dolcissimi amanti

Vi consiglio Alda Merini segnalata prima da Rossano e poi da Valeria. Forza, che vi viene dal profondo?

“Amai teneramente dei dolcissimi amanti
senza che essi sapessero mai nulla.
E su questi intessei tele di ragno
e fui preda della mia stessa materia.
In me l’anima c’era della meretrice
della santa della sanguinaria e dell’ipocrita.
Molti diedero al mio modo di vivere un nome
e fui soltanto una isterica”.

L’allodola

Ed ecco per noi Antonia Pozzi (1912-1938), poetessa milanese la cui poesia sarà segnata da un destino tanto intenso quanto tragico. Presenterò queste “parole sognate” nella mia trasmissione “Inconscio e Magia – Psiche”  in onda questa notte su Rai 2 verso le 2:25 circa. Un affettuoso saluto a tutti augurandovi una piacevole giornata!

L’allodola

Dopo il bacio – dall’ombra degli olmi
sulla strada uscivamo
per ritornare:
sorridevamo al domani
come bimbi tranquilli.
Le nostre mani
congiunte
componevano una tenace
conchiglia
che custodiva
la pace.
Ed io ero piana
quasi tu fossi un santo
che placa la vana
tempesta e cammina sul lago.
Io ero un immenso
cielo d’estate
all’alba
su sconfinate
distese di grano.
E il mio cuore
una trillante allodola
che misurava
la serenità.

…simile alla luna

Carissimi amici, oggi lasciamoci incantare dalla suadente lirica di Bilhana, poeta indiano del XI-XII secolo, che presenterò nella mia trasmissione “Inconscio e Magia – Psiche”  in onda domani mattina su Rai 2 verso le 6:15 circa. Attendo le vostre emozioni e vi auguro un buon finesettimana. Un abbraccio!

Ancora oggi, se rivedo lei
dal volto simile alla luna,
nel principio della giovinezza,
coi seni ricolmi e la pelle bianca,
con le membra estenuate dal fuoco
delle saette d’Amore, il mio corpo
è percorso da un fremito, bevo la
sua bocca stringendola fra le braccia,
come fa un’ape col fiore di loto.

Demone in ombra

Cari amici, oggi vi propongo un pensiero di Adolf Guggenbüh-Craig sulla quale vi invito a riflettere:

Un’entità quasi non umana che agisce nell’ombra ed è più forte del medico, del paziente e dello psicoterapeuta.

Da Deserti dell’anima, in Gabriele La Porta, Dizionario dell’Inconscio e della Magia, Sperling & Kupfer – Rai Eri, 2008.

Trasformare e Trasformarsi

Ecco Rosario. Leggete bene e dite con cuore fremente.
“Soltanto un cuore sacro e indicibile sussiste allora. Che con veloci pensieri si slancia attraverso il mondo” (Empedocle, trad. Giorgio Colli)

Gentilissima Emma,
mi chiamo Rosario Naddeo ,seguo questo blog che l’oasi dell’anima, certe affermazioni, o preconcetti qui dentro non li possiamo portare. Qui siamo in un’altra dimensione, non escludo che tutti noi abbiamo delle psicosi, lo scrivente ne ha più di tutti. Sono peggio di Angelo Conforti, e non vorrei perdere il farmaco quotidiano che trovo qui.
Non condanno e ne affermo la sua tesi, io qui dentro trovo anzi cerco di trovare la luce per la mia ombra, e MARINA MORELLI è un faro.
Cerchiamo ti trasformare il dolore in amore che è l’unica strada che può dare speranza alla vita.
Mi sembra che Lei conosce anima e mi meraviglio che non ha preso in considerazione che dentro di noi ci sono tanti Dei che si ripresentano e se sappiamo curali il male nel mondo potrebbe essere meno doloroso per tutti.
L’unica cosa che non sopporto, la prego di perdonarmi, è il processo intenzionale. Vada a leggere il mio commento che ho fatto su ANNA FRANK.

Grazie per l’attenzione
Naddeo Rosario ( IL viandante)

Per Valeria
Sei telepatica? 

…teneramente ti ho amata

Carissimi amici, l’emozione di oggi ci è donata da questa lirica appassionata di Aleksandr S. Puškin (1799-1837), uno dei più grandi autori del Romanticismo russo, che aprirà la mia trasmissione “Inconscio e Magia – Psiche”  in onda questa notte su Rai 2 verso le 2:25 circa. Attendo come sempre le vostre emozioni e vi auguro una buona domenica. Un abbraccio!

Ti amai – anche se forse
ancora non è spento del tutto l’amore.
Ma se per te non è più tormento
voglio che nulla ti addolori.
Senza speranza, geloso,
ti ho amata nel silenzio e soffrivo,
teneramente ti ho amata
come – Dio voglia – un altro possa amarti.

Liete Presenze

Vi regalo e mi regalo queste righe di Marina che non commento. Per non sporcarle.

Caro Gabriele,
questo post mi ha turbato e mi ha ricordato di un sogno che ho fatto circa tre anni fa.
Era già un po’ di tempo che mi svegliavo di soprassalto o, sarebbe più esatto dire, che mi imponevo di svegliarmi, nel senso che nel bel mezzo del mio sogno, mi rendevo conto che un elemento esterno al sogno stava arrivando velocemente ed io, impaurita da quella irruzione, mi svegliavo, a volte urlando terrorizzata. Tanto che i miei si preoccuparono pensando che fossi esaurita. Ma io ero solo impaurita da quella presenza.
Poi, un giorno, per liberarmi da questa situazione che oramai si ripeteva ogni notte, decisi che mi sarei fatta coraggio ed che avrei affrontato questa presenza che continuava ad insistere.
Così, nel bel mezzo di un sogno, ecco che sento questo “rombo” arrivare veloce: mi sforzo di non aprire gli occhi e di tenere aperti gli occhi dell’immaginazione…ed ecco che velocemete, avvolta in un vortice d’aria, arriva questa presenza che si ferma, inaspettatamente, dolcemente davanti a me, come se avesse dei cuscinetti degli ammortizzatori ad aria, per spiegarci. Era una figura imponente, né uomo né spirito, sfiorava la terra.
Mi dice: “Il paradiso non è quello che vi hanno insegnato.”
Ricevuto il messaggio, aprii gli occhi immediatamente, anzi in automatico.
Accesi la luce e restai così, distesa supina, pensierosa ed immobile a fissare il soffitto.
Nessuno nel sonno, dopo quella volta mi ha più impaurito.

Chiara mi chiede spesso: “Mamma, ma chi sono quegli spiriti strani e magri che vengono nel sonno che mi chiamano per nome? Mi fanno paura, sono cattivi?”
Ed io le rispondo: “No, amore, non sono cattivi ma se non vuoi che vengano più perché ne hai timore, chiedi loro cosa vogliano, ascoltali e vedrai che la paura passerà.”

Un bacio.

Riconoscere il Bene

Sono felice di mettere come post di oggi quanto mi (ci) ha scritto Calliope. È una ghirlanda di fiori di tenerezza.

Eccomieccomi ^_^
la quotidianità mi assorbe però credo che la quotidianità sia una grande bella scuola per apprendere come per esempio accade nel condominio di Marina (definirlo crazy cara amica mia è un termine soft

Prof…devo apertamente dire una cosa…

io in quel condominio ci sono stata.
Ma cosa bella assai e di cui sono felicissima è che sono stata ospitata dall’unica persona normale di quell’abitato…Marina Morelli.

Dopo tempo che ci sentivamo, si è presentata l’occasione (anzi l’ho proprio voluta fortemente) ed abbiamo deciso di incontrarci.
Una dea ed una musa che si incontrano, passeggiano, prendono il the insieme e parlano come se si conoscessero da chissà quanto tempo.
Un clima che non saprei come definire…
puro, semplice, sereno, fool, dove Arianna e Chiara vivono con la mamma in quest’atmosfera da universo parallelo, in un mondo che non conosciamo e che non siamo abituati a vivere.
E non parlo di diversità ma di Bene.
Dove ricevere una carezza è la cosa più naturale del mondo e le parole gentili sorgono spontanee..
io e mio figlio siamo venuti a contatto con persone speciali e definirle diverse è fuori luogo…
tutti siamo diversi da tutti ma non in tutti c’è quella specialità che colpisce…ed a volte affonda.
Arianna è di una dolcezza e di una sensibilità che spiazza, ordinata, disponibile ed intelligente nell’avere la capacità di non sprecare niente, neanche il tempo.
Le racconto questa…
eravamo in cucina e mentre aiutavo Marina a pulire la fagiolina per lessarla…Arianna mi guarda…Marina capisce che vuole aiutarmi e così mi aiuta..
io pulivo i fagiolini ad uno ad uno…
lei invece ne allinea qualcuno sul tagliere e con un colpetto ne pulisce 3-4.
Ottimizzazione del tempo e risultati garantiti.
Chiara ha uno sguardo profondo e mentre ti guarda sembra che ti stia scavando dentro e se combina una marachella ti chiede scusa ancor prima di essere rimproverata…
Vede prof…io da subito ho sentito di voler bene a Marina e questa distanza che abbiamo in km la compensiamo col bene a lunga gittata.
Non so se Marina gradirà questo mio intervento qui…(si figuri che non avevo nessuna intenzione di parlarne pubblicamente in nessun posto come se questo incontro fosse un Bene prezioso da custodire in uno scrigno segreto) ma non potevo non testimoniare che crazy a volte nella vita è un eufemismo e che i tesori che troviamo camminando ed i doni che riceviamo vanno tenuti si in uno scrigno ma quello scrigno è il cuore ed il mio cuore vuole “indossare” questo gioiello, ogni giorno, con cura e dedizione e farne sfoggio…con vanità e con umiltà….e non è un controsenso.
Sono felice.
Potrei scrivere per ore con emozione di questo incontro con la Triade botticelliana……

Ciao prof e ciao Interagiranime.

Aldilà

Vi propongo oggi una riflessione sull’aldilà dell’immenso Carl Gustav Jung. Come sempre attendo i vostri pensieri. A presto!

Se nell’aldilà tutto fosse piacevole e buono, certamente vi sarebbe un’amichevole relazione tra noi e gli spiriti beati, e la bontà e la bellezza si effonderebbero su di noi fin dallo stato prenatale. Ma non capita nulla di simile. Perché vi è questa insormontabile barriera tra i vivi e i morti? Almeno la metà dei racconti di incontri con i defunti narra di terrificanti esperienze con spiriti oscuri; e di regola il regno dei morti osserva un silenzio gelido, non turbato dal dolore dei familiari dei defunti. Per seguire il pensiero che involontariamente mi viene: il mondo, così mi pare, è troppo unitario perché possa esservi un aldilà nel quale la natura degli opposti sia del tutto assente. Anche di là vi è la «natura», che a suo modo è di Dio. Il mondo nel quale entreremo dopo la morte sarà un mondo grandioso e terribile, come Dio e come tutta la natura che conosciamo; e non credo che la sofferenza possa cessare del tutto. […] Ritengo probabile che anche nell’aldilà esistano certe limitazioni, ma che le anime dei morti solo per gradi scoprano dove siano i limiti del loro stato di libertà.

La doppia nascita

Da qualche parte «di là» deve esserci un elemento determinante, una necessità che condiziona il mondo, che cerca di porre una fine alla condizione ultraterrena. Questa costrizione creativa deciderà – così immagino – quali anime si immergeranno di nuovo nella nascita. Alcune anime forse ritengono lo stato dell’esistenza tridimensionale più beato di quello «eterno»; ma forse questo dipende dalla misura di compiutezza o di incompiutezza della loro vita terrena che hanno portato con sé. È possibile che la continuazione della vita tridimensionale non abbia più alcun senso una volta che l’anima abbia raggiunto un certo stadio di comprensione; e che allora non debba più tornare indietro, perché quella più piena comprensione avrebbe reso impossibile il desiderio di reincarnarsi. In tal caso l’anima si dileguerebbe dal mondo tridimensionale, e aggiungerebbe ciò che i buddisti chiamano il Nirvana. Ma se ancora rimane un karma disponibile, allora l’anima è ripresa da desideri e ritorna ancora una volta alla vita, forse anche perché resta ancora qualcosa da compiere.

Carl Gustav Jung, Ricordi Sogni Riflessioni, citato in Gabriele La Porta, Dizionario dell’Inconscio e della Magia, Sperling & Kupfer, 2008.

Lirica antica

Cari amici, l’articolo di oggi è un omaggio alla nostra Alda… Lascio la parola alla sua grande poesia:

Lirica antica

Caro, dammi parole di fiducia
per te, mio uomo, l’unico che amassi
in lunghi anni di stupido terrore,
fa che le mani m’escano dal buio
incantesimo amaro che non frutta…
Sono gioielli, vedi, le mie mani,
sono un linguaggio per l’amore vivo
ma una fosca catena le ha ben chiuse
ben legate ad un ceppo. Amore mio
ho sognato di te come si sogna
della rosa e del vento,
sei purissimo, vivo, un equilibrio
astrale, ma io sono nella notte
e non posso ospitarti. Io vorrei
che tu gustassi i pascoli che in dono
ho sortiti da Dio, ma la paura
mi trattiene nemica; oso parole,
solamente parole e se tu ascolti
fiducioso il mio canto, veramente
so che ti esalterai delle mie pene.

(Alda Merini)