La speranza di pure rivederti…

Carissimi, vi propongo questa struggente e criptica lirica di Eugenio Montale:

La speranza di pure rivederti
m’abbandonava;

e mi chiesi se questo che mi chiude
ogni senso di te, schermo d’immagini,
ha i segni della morte o dal passato
è in esso, ma distorto e fatto labile,
un tuo barbaglio:

(a Modena, tra i portici,
un servo gallonato trascinava
due sciacalli al guinzaglio).

 

Attendo le vostre emozioni…

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18 Risposte

  1. Gabriele,
    questi versi mi stanno facendo singhiozzare…la speranza di pure rivederti… Ma perché Gabriele noi abbiamo così disperato bisogno d’amore, di presenza, di conferme…di cosa siamo stati privati? Guai a togliere la speranza a chi è senza speranza… Le voglio bene e preferisco non conoscerLa di persona… Lo sa che tante persone credono il contrario?
    Con tanto affetto Marina.

  2. Primo termine dell’equazione: la speranza, ragione prima dell’esistenza, è fatta di una parte immateriale, che è il ricordo, ed una materiale, la donna amata, che rappresenta – per il poeta – IL Senso, la facoltà di “sentire”; è il legame, il ponte, tra l’io interiore e l’io esteriore, tra l’io esteriore e il mondo all’esterno calato nella Storia. Il concetto rimanda ad una forma geometrica triangolare con il vertice verso l’alto.
    Il venir meno della speranza, di questo ponte, è causa di squilibrio. NEL poeta e nell’uomo: nel suo universo. Nel suo cuore.
    Tanto che il poeta ( la parte creativa, il fuoco da cui parte l’osservazione e “vertice”) si chiede se LEI, la donna, (elemento contrapposto al poeta che osserva) sia ricettacolo (schermo delle immagini) della Memoria e della forza delle radici, o piuttosto causa, veicolo, simbolo di tutto il male del mondo. (Ho letto che il “simbolo” femminile aveva una valenza negativa. Non nella tradizione Alchemica!)
    Il servo gallonato che trascina due sciacalli al guinzaglio è una figura geometrica triangolare, con il vertice verso il basso, ed il “secondo termine” dell’ equazione.
    E’ scritto tra parentesi ed io penso ad un semicerchio, un arco, che si riflette…nell’acqua del “primo termine” dell’equazione e forma un cerchio.

    Professore, il suo medaglione con il sigillo di Salomone mi ha suggestionata e non poco!

  3. Il medaglione…
    Mentre Modena, la sua storia e il suo dialetto, la città tra due fiumi, il ghetto ebraico…purtroppo sono molto lontani da me: un vago “barbaglio”!
    Sento di dover chiedere scusa, professore.

  4. Davvero smeravigliosa, ma altrettanto criptica questa poesia prof!!
    Dopo averla letta e riletta, se posso esprimerlo, questo è il mio pensiero.
    L’autore ha ormai letteralemente perso ogni speranza non solo di essere amato dalla propria amata, ma ancora peggio nel suo cuore persino la “speranza” di poterla rivedere ormai l’ha letteralmente abbandonato.
    Di fronte alla perdita dell’unica cosa che rimane ad un innamorato solo e disilluso, egli osa domandarsi se questo non sia che l’anticamera della morte o del passato. Forse “morte” e “passato” sono due metafore: la morte forse sottintende la morte psichica, la morte del cuore per aver perso la propria amata, mentre con il termine “passato” l’autore intende in realtà esprimere un concetto molto più personale e intimo. Il suo presente e il suo futuro sono solo nel passato: egli ormai può vivere solo del suo passato, per lui senza l’amata non c’è nè presente nè futuro. Perde in un certo senso ogni attinenza spazio- temporale con la realtà.
    In altre parole il suo presente ed il suo futoro saranno vissuti solo sulla base dei ricordi del cuore.
    Infatti solo nel passato, nel ricordo sebbene ormai nebuloso e confuso, è la sua amata.
    Per dirla con i versi di un mio amatissimo cantautore, A. Minghi,

    “…..perduti e persi mai mi appasionai di voi,
    su di voi guirai e mi ci tormetai, i ricordi non passano mai, stanno con noi, sono molto più forti di noi, più vivi….nel ricordo anche senza di noi tutto torna possibile….”.

    Davvero particolare inoltre la punteggiatura: a me fanno riflettere i versi tra parentesi: sembra quasi che l’autore abbia voluto dividere che forza la poesia in due tempi: il contenuto tra le parentesi sembrerebbe suggerire un tono di voce diverso ed anche uno stato d’animo diverso. I versi nelle parentesi sembrerebbero evocare lo stupore di un ricordo molto personale e ormai lontano.
    Un grande grande abbraccio a tutti Bea!

  5. Cara Marina,
    il FATO ha comandato. Noi siamo intimi senza esserci mai visti. (Il Mito del Giorno e della Notte)

  6. Cara Valeria,
    il Simbolo del Femminile e’ piu’ di un Simbolo. E’ un archetipo.

  7. Cara Valeria,
    scusa?
    Ma di cosa?
    Luce curativa.

  8. Cara Valeria,
    e’ molto appropriato quello che dici.
    L’unico commento che posso fare e’ PERSA. (Persa per sempre, mai piu’ ritrovabile. E quando questa consapevolezza arriva i ricordi lacerano e struggono).

    Baci. A presto

  9. PERSA, lo so…
    LACERAZIONE,…

    Quando non si è capaci di dare il giusto nome agli accadimenti, vuol dire che i loro effetti tragici sono già stati elaborati, metabolizzati…oppure si sta nascondendo la realtà, le vere emozioni, dietro un altro significante per non cedere, per non “tornare indietro”.

    In me si alternano momenti di luce a momenti di ombra. Ma “la speranza di pure rivederMI” è ormai cementata nel presente. Sembra ferma come un sasso,che non si muova, quella mia speranza. Eppure si sta trasformando…
    Voleva per caso sapere se ero pronta a partire e a non tornare più?

  10. Carissimo Gabriele,
    questa lirica è straordinariamente intensa, intrisa di quella struggente malinconia e di quella celeste nostalgia (rubo a Cocciante l’aggettivo) che è tipica di Montale. Vorrei tanto che tu dedicassi una delle tue trasmissioni a Montale e, in particolare, a “La Casa dei doganieri”, una delle più belle liriche del poeta. L’amore perduto, il tempo che passa, il mare che si frange sulla scogliera, il paesaggio ligure mi fanno rivivere, ogni volta che la leggo, le mie estati al mare (proprio nei luoghi montaliani), da ragazzo prima della linea d’ombra della maturità, gli amori adolescenziali, quella pienezza del vivere difficile da ritrovare e insieme quelle speranze e quei sogni che solo a qull’età si coltivano, e poi il vortice del tempo che passa, mentre il ricordo ti resta dentro, e dolcezza e malinconia si fondono nella consapevolezza del tempo perduto e ritrovato.

  11. Cara Valeria,
    e perche’ devi proibirti il ritorno?

  12. Caro Angelo,
    perche’ non trascrivi per noi tutti “La casa dei doganieri”? Sarebbe bello e struggente insieme.

  13. Mi scuso (ovvero…”Posso entrare?”, è ormai un laconico intercalare, retaggio dell’educazione ricevuta!) per il significato tutto personale che darò a questo “partire per non tornare più”… Non è pertinente con la lirica di Montale e mi sento “fuori luogo”.

    E’ vero che, ogni volta che dico a me stessa di aver fatto un passo in avanti e di aver imparato UNA lezione , l’onda ritorna con più violenza a mettermi alla prova. E’ la mia stessa eco. So che arriverà. L’aspetto, quell’onda di ritorno che sarà il mio nuovo punto di partenza. Mi preparo ad affrontarla con gambe tremanti, con la riverenza dovuta ad un avversario dal quale ho appreso di avere dei punti di forza e dei punti deboli. Gli concedo la prima mossa…
    Ogni volta è una partenza…da un nuovo punto di partenza. Non torno più su quello precedente…
    La mia utopia è credere che coloro che vivono con me debbano aver capito il mio bisogno di crescere. Unico riscontro tangibile a questo mio “vaneggiare” un’armonia tra la Valeria che ero e la nuova Valeria, e unica forza trainante, sono…le mie figlie, con le quali cresco; le persone che mi amano nutrendomi di fiducia e che, nonostante la lontanaza, saranno sempre per me “entità luminose”…
    Ma non sento di dover ritornare (non sono un’insegnante ed ho il titolo di madre!) da coloro che non hanno voluto vivermi se non da lontano, poichè credevano che mi avrebbero trovata sempre là, ferma, pronta a “parare”… il fulmine delle loro frustrazioni… Erano certi, poichè non mi muovevo, che fossi felice là…( In effetti ho vissuto un periodo prolungato di adolescenziale intontimento in cui le novità mi intimidivano e mi travolgevano; mi lasciavano sola con la convinzione di aver sbagliato qualcosa ma nessuno tornava a dirmi cosa!)
    Non credo di dover ritornare da chi non avevo nessuna intenzione di lasciare, da chi sarei stata disposta a…”vivere”, ma si è lasciato indietro perchè ogni cambiamento, se pure in se stesso/a, gli/le procurava stress… Ogni suo “lo so che finirà”, era un saluto di commiato, per me, “l’inizio della fine”, un invito velato ad andarmene, a rispettare quella forma…
    Come dice Beatrice, in un commento a “Sottovoce”, ci si sente inutili e inadeguati…
    Da tutti gli altri torno e do di più! Spero sempre che mi dicano di ritornare per dare ciò che di nuovo ho da dare.

    Mi scusi, professore, questa entrata personale inappropriata con il piede sinistro!!! …Clicco, non clicco…
    Clicco SUBMIT COMMENT… Baci, Arrisentirci, professore!

  14. Cara Valeria,
    non mi sembra inappropriato. Assolutamente. Anzi scrivere e “metterci nel gioco” lo trovo molto utile.
    A presto!

  15. Sono a Ferrara a fare il commissario d’esame di filosofia. Appena riesco allego un messaggio con “La casa dei doganieri”. Intanto ti dico che Ferrara è una città stupenda, in cui si respira l’anima magica del Rinascimento. Scrivo dalla Biblioteca Ariostea, un posto meraviglioso, e appena ho un secondo di tempo voglio andare a ritrovare qualche ottava sulla follia d’amore dell'”Orlando”.
    Ciao, a presto,
    Angelo

  16. Ferrara… La conosce e l’adoro. Ciao Angiolino. (NB. per tutti: e’alto DUE metri!)
    Un abbraccio

  17. Di ritorno dalla Cattedrale di Otranto, il caldo, torno a fissarmi (perchè a volte non è “passione” ma è vera e propria fissazione, la mia!) sulla figura “chimerica” della sirena, la sua forma ad omega che forse indica la fine di un percorso (e non solo!), chiude il “periodo” del mosaico pavimentale… Di tempo ne ho, per questi tipi di appetiti e allora navigo, non avendo materiale cartaceo da masticare…
    Incontro UN sigillo, il simbolo gnostico: Abraxas e parto! Le teste di cane dei serpenti… Assonanze, somiglianze, barbagli, licenze poetiche, il caldo e…

    Ci sentiamo sulle ultime liriche.

    Baci! (Che Afrodite mi assista!)

  18. Cara Valeria,
    rintraccia Demian di Hesse, e vedrai.

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