Ed ecco il secondo post di oggi, l’amicizia in comune di Marco che ha scritto anche lui il 7 giugno:
“…mi ricollego ad un bellissimo post di enza in cui immagina la stanza di Gabriele (grazie enza, che bella la tua immaginazione che comtempla ache il particolare…). Gabriele anch’io la immaginavo così…la tua risposta mi ha commosso profondamente, ho ritrovato aspetti della mia di stanza (è vero con meno libri in giro, ma le forme e i colori in certi punti si avvicinavano come a ricordare luoghi e malinconie senza tempo). A proposito di libri…sul mio comodino fra i libri e le carte varie, oggi ho aperto un libro a me caro, che in passato mi ha fatto rivivere le vicende interiori di un Santo, ma anche di un “Maestro” e per me uomo straordinario. Ho aperto il libro e mi sono soffermato su un passo, che vorrei condividere con voi, perchè parte del passo secondo me descrive lo spirito di questo luogo di magia:
CONFORTO DELL’AMICIZIA
Il tempo non perde tempo: il suo corso non è senza traccia sui nostri sensi, ma nell’animo il suo operato è mirabile. I giorni succedevano ai giorni e nel loro succedersi insinuavano in me altre speranze, altri ricordi, risanandomi a poco a poco con il richiamo ai gusti di prima; e quell’antico dolore perdeva della sua forza; vi sottentravano però, se non proprio altri dolori, cause di altro dolore. Come mai infatti quel dolore era penetrato tanto addentro e tanto facilmente in me, se non perché io avevo riversato l’anima mia sulla sabbia, amando un essere mortale quasi non fosse mortale?
Sopra tutto mi rianimavano e mi distraevano le attenzioni di altri amici con i quali amavo ciò che amavo invece di Te, cioè la macchinosa finzione, l’interminabile sequela di menzogne corrompenti con peccaminosi ambagi la mente e con prurito le orecchie. Ed anche se qualcuno dei miei amici moriva, non moriva in me quella finzione. Ma v’era altro che anche più mi teneva legato ad essi: il conversare, il ridere insieme; lo scambio di reciproche cortesie, la lettura fatta in comune di libri; scherzare tra noi e insieme onorarci; dissentire talvolta, ma senza animosità, come uno di noi fa con se stesso, e anche con queste discussioni, rarissime del resto, rendere più saporosi i numerosissimi consensi; insegnarci o imparare a vicenda questo o quello, desiderare gli assenti con impazienza, accogliere con gioia chi torna: tali e simili manifestazioni sgorganti da cuori che amano e che sono amati, nel viso, nei discorsi, negli occhi, in mille altri segni tutti graditissimi, erano come esca che infiamma le anime e, di molte, forma una sola.
(S.Agostino – Le confessioni)
Chiedo comunque scusa a tutti voi per la mia animosità troppo controllata, che spesso manifesta l’indifferenza, la provocazione cieca e si rivolge inevitabilmente contro me stesso..
Ciao, bacetti a tutti”
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