Porto VII

Nel Fedro Platone riporta un’affabulazione egizia contro la scrittura. Il suo viso, dice, disabitua gli uomini a esercitare la memoria e l’immaginazione, rendendoli schiavi dei segni impressi sulla carta. I volumi sarebbero come dei ritratti: sembrano vivi, ma se si rivolge loro la parola, rimangono muti.

Nella VII lettera prosegue con maggior veemenza e afferma che nessun sapiente che sia veramente tale si sognerebbe mai di affidare alla scrittura la propria saggezza.

Prosegue idealmente su questa linea Clemente di Alessandria, che assicura: «Scrivere un intero libro (di cose sagge) è come lasciare una spada ad un bambino».

Insomma, la sapienza non è possibile comunicarla a tutti, a meno che non siano persone di coscienza elevata. Ma se sono tali riusciranno a comprendere il sapere anche se è velato. Per questo, sempre Platone, nel Timeo dice: «Duro compito è quello di scoprire l’artefice del creato e anche se lo scopri è impossibile farlo conoscere a tutti gli uomini».

La coscienza va insomma gentilmente nascosta, velata, per impedire che gli stolti possano impadronirsene.

Basta pensare a quanto è accaduto con l’energia atomica per provare un profondo rispetto per gli antichi maestri.

Bisogna dare per scontato dunque che esista un sapere «coperto», i cui segni sono stati lasciati a chi riesca a decodificarli? La tradizione neoplatonica vuole che esistano numerose «schegge» e che si possa accedere a esse mediante una continua ascesi individuale. Non si tratta di trasformarsi in mo­naci o mistici, tutt’altro. È come andare in palestra, ma con la mente. Come gli esercizi ginnici sviluppano i muscoli, così quelli psichici ampliano l’intelligenza e la comprensione.

Con il tempo ciò che era muto improvvisamente parla all’anima.

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21 Risposte

  1. Eppure ti esprimi anche attraverso la scrittura.
    Lo sto facendo anch’io in questo momento.
    Laggere tra le righe, cogliere i segnali, spesso questo accade quando c’è una sinergia tra chi legge e chi scrive. Ma cosa saremmo ora se molto non ci fosse stato trasmesso in forma scritta?
    Forse mi sfugge qualcosa.
    Annamaria

  2. A proposito di Oscuro (…no, non Doppio)

    “ La trama nascosta è più forte di quella manifesta ”

    Un po’ di “palestra” …per la mente ?

    “ Ciò che si oppone converge, e la più bella delle trame si forma dai divergenti “

    E, se ci si vuole dedicare un po’ più di tempo
    (tipo …tutta una vita)

    “ I confini dell’anima, nel tuo andare, non potrai scoprirli neppure se percorrerai tutte le strade:
    così profonda è l’espressione che le appartiene. “

    .
    Eraclito
    in, Giorgio Colli
    “LA SAPIENZA GRECA III”
    .

    BUONA PASSEGGIATA 😉

  3. Grazie.
    M.A.C. che può diventare SMAC!

  4. Caro Gabriele,
    quante volte addentrandoCi nelle Nostre preferite letture o nel corso di “matti e disperatissimi” Studi, d’un tratto abbiam percepito, e sempre con Fanciullino Stupore, che non si stava più leggendo …ma Ricordando…?

    Per quanto nascoste, le «schegge» non sono che il Riflesso della Nostra Comune (ma Dimenticata) Consapevolezza…

    «Siamo Tutti Libri Viventi
    che rileggon la Storia di sè stessi
    in un Gioco Infinito di Sguardi,
    Scambi…e Riflessi…»

    Junio Massimo

    Un abbraccio

  5. «Siamo Tutti Libri Viventi
    che rileggon la Storia di sè stessi
    in un Gioco Infinito di Sguardi,
    Scambi…e Riflessi…»

    di chi è questa profonda verità? L’Autore? se sei tu, Junio, complimenti.

  6. Ho sempre pensato che la scrittura fosse la più grande “invenzione ” dell’uomo in quanto è in grado di mettere in comunicazione uomini di tutte le epoche storiche e di tutti i continenti.
    Poi mi sono imbattuta nel Mito di Theuth.
    Ed è stata una scoperta!
    E’ stato riconoscere ciò che “sapevo “già, come è stato detto nel commento sopra. E’ stato lo scontro con il Mito.
    Certo la scrittura rende disponibili più informazioni, ma l’accumulo di informazioni non è SOPHIA.
    La scrittura può provocare dimenticanza, tanto c’è sempre un libro d’appoggio sul quale fare affidamento ma la vera sapienza si ottiene rielaborando, confrontando, analizando da soli o in compagnia.
    E Mi rifaccio al commento sopra: è il Riflesso della Nostra Comune (ma Dimenticata) Consapevolezza…
    Buona giornata. Pinuccia

  7. Emanuele, adoro Colli. E chi lo cita. Quando Eraclito parla di Anima e dei suoi non-confini, dà la definizione di Inconscio. IMMANE. Per questo è nel mio programma di studi. sia a Siena, sia a Verona.

  8. MAC! SMAC! BAC! KISS! (a pioggia)

  9. Mnemosyne…siamo solo i nostri ricordi (e non solo i nostri)

  10. Si, Sarah. Lo ammetto.
    Sono proprio io l’autore di quella frase.
    Ma l’autore con la A maiuscola, in verità, è l’Anima che vive in me.
    E Ti Ringrazia.

    E ringrazia anche Te, caro Gabriele, per averle dato uno Spazio dove esprimere e condividere quello che “Sente” sin dall’infanzia…

  11. prof carissimo pare che in un altro mio post avevo già citato che x mia esperienza è molto difficile trovare le parole x descrivere quello che la nostra anima, il nostro inconscio suggerisce , si può scrivere anche un libro intero ma non verrà mai alla luce la giusta e reale verità che ci si porta dentro , e non credo nemmeno che si può parlare di dimenticata consapevolezza, almeno in chi è abituato o meglio a chi abbia la grande capacità di allenare la propria mente a parlare, a dialogare, ad analizzarsi spesso con se stessi sia con il cuore che con la ragione ma si tratterebbe di ricordi di Se….. Un mio pensiero che cito spesso a chiunque : “rivolgi lo sguardo all’orizzonte lì dove finisce il mare e comincia il cielo troverai la chiave per trovar le risposte a tutti i tuoi perché!” ciò che non si vede è nell’abisso più profondo del mare e ciò che è manifesto è il cielo , tra questi dovrebbe esserci un punto di incontro !? Io lo chiamo “Amore”….. Prof le auguro una serenissima giornata :-)con il sole nel cuore ! …ecco! Tra il cielo e il mare c’è il sole! 🙂 ..(ed anche le nuvole )…. Prof io scrivo così come sono! Forse troppo semplice! Baci

  12. bentornata sarah, sono in sintonia con te.

  13. Pinuccia, il rapporto orale espone chi parla al giudizio dell’altro. nella parola detta c’è tutta la personalità e le contraddizioni di chi affabulando, quindi chi ascolta, può dare dei giudizi. la scrittura è ipostatica, nasconde l’autentica personalità dell’autore. nella scrittura ci possono essere molti più inganni che nella parola proferita; ma attenzione! il dialogo diretto, anche una lezione, non debbono essere delle pagine imparate a memoria e riportate, o peggio, lette. anche qui può nascondersi una trama sotterranea e carica di im-brogli.

  14. Gabriele, Pinuccia,
    m’inserisco nella Vostra conversazione.
    GRAZIE.
    Questa risposta di Gabriele conferma il mio vissuto di lettrice/scrittr… non esageriamo.
    Comunque, sicuramente, nello scrivere, se veramente lo si fa per l’impellenza di comunicare “qualcosa”, sapendo quindi quel che si dice, escono fuori tanti “altarini” di noi stessi: la narrazione scritta, analizzata onestamente, a me ha fatto capire quanto il mio Ego “aggiusti”, continuamente, il principio di realtà a suo favore…e non sempre, come ben sapete, questo è un bene…e l’aspetto pesantissimo, ho potuto notare, è che l’Ego è in divenire.
    Nel parlare, poi, ho notato che sussiste una reale impossibilità a dire qualcosa che sia veramente inequivocabile…
    Quel che mi disturba tantissimo, però, a causa d’un mio limite d’insofferenza per la mistificazione dovuto al fatto che sono cresciuta in un’ambiente ipocrita ai limiti del delirio, è il parlare/scrivere saccente per bocca atrui, senza saper quel di cui veramente si parla: una noia senza fine, un nervoso! E, per quanto devo ammettere, che nella vita, un po’ tutto è emulazione, ad un certo punto, però, ritengo che sia, assolutamente, indispensabile interagire Intellettualmente con la nostra esperienza: via il Camaleonte che è in noi!
    Quel che mi ha giovato, è stato il salto di qualità che io ho compiuto quando ho cominciato a “riflettere a mente aperta” e a fare mia, a modo mio, quella che Lei, Gabriele, chiama mnemosyne. Questa capacità riflessiva unita alla voglia di guardarmi dentro mi hanno dato quelle ispirazioni soltanto mie su la me stessa più occulta e su quel che mi circonda.
    Questo, a mio modesto parere, è l’atteggiamento dell’Intelletto che ci rende Unici, nella narrazione verbale come in quella scritta, e che ci dà la concreta posibilità di smascherare tutti quei meccanismi d’autodifesa, inutili, che ci opprimono nell’Anima.
    Andiamo incontro al nostro Destino!
    GRAZIE.
    Marina

  15. Quello che ha detto Professore è come sempre l’aspetto che non ho considerato.
    Comunque sia a me piace leggere. Se no come potrei incontrare autori di tutti i tempi e di tutti i luoghi? E come potrei dialogare con lei e con le altre persone che si trovano in questa “Accademia”, se pure virtualmente? Buona giornata. Pinuccia

  16. Junio caro, respiri ricolmi d’incenso.

  17. Nella, il punto di incontro per Jung è il Sé. Ovvero Hermes, ovvero il Cristo. Ovvero Al khidr. Ovvero Kerz.

  18. MArina, sento “altro”. Questo “altro” è una dimensione imperscrutabile. A volte la percepisco. A volte avverto solo la mia Maschera.

  19. Se siamo in Accademia,
    Pinuccia, siamo platonici. Ma preferisco “neo-platonici”.

  20. “La nostra essenza è impenetrabile.”
    Tuttavia, volendolo, si può tentare, umilmente, di guardarsi dentro, piano piano…solo che dopo si vive male, perché se conosci meglio te stesso capisci gli altri meglio, nel bene e nel male…comunque, non siamo tutti uguali.
    Ultimamente vorrei imparare a dedicarmi al SILENZIO.

    Un Abbraccio, Professore.

    PS: Interiorizzare l’altro fa parte di quello che ho appena detto ma questo Lei lo sa meglio di me…il punto è imparare a capire quando possiamo fidarci, anche di noi stessi, nella relazione intendo. Perché è nella relazione che entriamo in ballo, altrimenti, come le buttiamo giù le nostre innumerevoli maschere? Anche perché i repertori finiscono…

  21. Hai mille volti, Marina. Tutti belli.

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