Nell’Interiorità di Anima — “Demoniaco”…

Ognuno di noi è portatore di una naturale polarità e ambivalenza – luce e oscurità – che è tensione all’interezza. Il demoniaco è un impulso naturale, presente in ogni essere, un bisogno di affermazione dell’individuo che, tuttavia, non deve prevaricare su ogni altro aspetto del Sé esprimendosi in un’eccessiva ostilità, aggressività o ferocia, ossia gli aspetti di noi stessi che maggiormente suscitano il nostro orrore e che noi rimuoviamo e proiettiamo sugli altri. La nostra vita è un flusso che oscilla tra questi due aspetti del demoniaco. Rimuovere il demoniaco, che è fonte di creatività, comporta l’insorgenza di un’apatia e di una conseguente dis-integrazione personale e interpersonale.

Demoni e angeli

Nell’epoca ellenistica e, successivamente, in quella cristiana, il dualismo fra i il bene e l’aspetto negativo del demoniaco divenne più pronunciato. Si cominciò così ad avere una popolazione celeste separata in due campi: i demoni e gli angeli, i primi schierati con Satana, i secondi alleati di Dio… Ha inizio così il problema avvertito da Rilke: se i demoni vengono scacciati anche gli angeli spiccano il volo.

Rollo May, L’amore e la volontà, Astrolabio, 1971, pag. 137

Demoniaco (1)

Il demoniaco è connesso all’eros piuttosto che alla libido o al sesso in quanto tali… Il demoniaco lotta contro la morte affermando incessantemente la propria vitalità e non accetta alcuna gara né alcun’altra regolamentazione temporale della vita… non si arrende di fronte a nessun “rifiuto” razionalmente motivato e sotto questo aspetto esso è nemico della tecnologia: non accetta né gli orari, né le tabelle cronometriche, né le linee di montaggio che noi invece accettiamo come robot.

Rollo May, L’amore e la volontà, Astrolabio, 1971, pagg. 126-127

Demoniaco (2)

Quanto più riusciamo a venire a patti con le nostre tendenze demoniache tanto più ci riscopriremo come esseri che concepiscono una struttura universale della realtà e vivono entro di essa. Questo movimento verso il logos è transpersonale. Vediamo allora che noi muoviamo da una dimensione personale ad una transpersonale della coscienza.

Rollo May, L’amore e la volontà, Astrolabio, 1971, pag. 176

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5 Risposte

  1. Caro Gabriele,
    riguardo al “Demoniaco 1”, il quale non accetta alcun tipo di regolamentazione temporale della vita…ebbene questo viene a confermare una mia intuizione di questi giorni. Dovrebbe frequentare casa mia per vederlo all’azione!
    Le ho già detto che sono madre di due ragazze autistiche, Chiara, la più grande, è una di quelle menti “particolari” che sembrano spesso spaziare in quel velo tra la riflessione e la fantasia dove ci si può ritrovare a “gareggiare con il divino”… Chiara a volte mi confonde con i suoi discorsi ispirati e, mi creda, non è facile confondermi.
    Per venire al punto, sempre più spesso, Chiara mi chiede rassicurazioni sul suo essere buona o cattiva. L’altro giorno ho riflettuto sul suo discorso e le ho risposto così:
    “Tu sei profondamente buona Chiara….e non immagini quanto. Eppure, ti senti cattiva. Lo sai il perché? Perché quanto ti viene chiesto dal mondo per poter entrare a farne parte è enormemente contrario ad alcuni fra i tuoi bisogni più profondi ed impellenti. Bisogni che, credimi, sono simili a quelli degli altri. Solo che per te, a volte, è più complicato capire ed accettare la ragione per la quale tu debba controllarli. Ma io sono qui soprattutto per questo: per aiutarti. E’ un compito, il mio, che sento di avere accettato quando entrambe eravamo, come dici tu, “nell’idea sbagliata di questa nostra vita del Dio”. Figlia mia, ecco perché insisto con te sull’importanza del lavorare sull’accettazione delle regole. Educazione, delicatezza, rispetto, gentilezza, comprensione, amore per il prossimo…ci danno, in qualche modo, il senso dell’altro e ci fanno sentire, non esseri inquadrati dal mondo, bensì, parte di una collettività e ci fanno sentire soddisfatti di noi stessi. Ci sarà un motivo se siamo qui in carne ed ossa in mezzo a tanta gente che si difende in carne ed ossa…”

    Qualche giorno fa scrivevo sul mio blog:
    “Io sono diversa e so di esserlo e non vorrei esserlo ma non riesco ad esser nulla di diverso da quel che sono e mi sento in colpa per esserlo e cerco negli altri conferme del mio esser buona perché mi sento diversa…ed anche Chiara si sente diversa e sa di esserlo e non vorrebbe esserlo ma non riesce ad esser nulla di diverso da quel che è e si sente in colpa per esserlo e cerca negli altri conferme del suo esser buona perhé si sente diversa.
    La storia si ripete sebbene in copioni diversi…insomma, tutto ciò che credo di aver capito è che siamo diversi.”
    Ma c’è qualcosa di meglio a questo mondo di una persona che si presenta per quel che è, nel bene e nel male?”
    Io penso di no, naturalmente, nell’ambito del condivisibile…
    Gabriele, io sono veramente convinta che il nostro spirito rifletta, anzi, sia custode della memoria dell’Universo, nel bene e nel male. L’accettazione del “male”, dentro e fuori di noi, ci libera dal giudizio e ci apre la via all’accettazione dell’Infinito…ma è il perseguire volontariamente una via del bene, assolutamente soggettiva come si confà ai veri folli, appunto in compagnia della nostra guida, il Daimon, il vero scopo della vita.
    Grazie per confermare i miei pensieri pericolosi… Attenta al rogo Marina!

  2. Cara Marina,
    una mia amica, Ada Pavan Russo, egittologa, proprietaria della libreria Iside a Venezia, un giorno mi ha detto: “Quante volte siamo stati sul rogo?”.
    In effetti, da quando sono bambino, ho paura del fuoco e mille e mille volte ho “percepito” il supplizio.
    Siamo eretici, cara.
    Gabriele

  3. Mi fa riflettere questa Sua confidenza della paura del supplizio…in effetti non sono mai riuscita a leggere la storia di Giovanna D’arco né quella di Giordano Bruno ed ho orrore dell’argomento tortura per non parlare poi della pena di morte.
    Grazie della Sua generosità, non fequento molto internet perché, di solito, scrivo ma ho scoperto il Suo blog, da pochissimo…evidentemente c’è un buon motivo.
    Buonanotte.
    Marina

  4. Cara Marina,
    anch’io ti ringrazio, per i pensieri e le riflessioni che ci doni. Grazie ancora.
    Torna presto!

    Gabriele

  5. Genti.le Gabriele, per me ci sono voluti più di 30 a identificare il mio “demone” o daimon, ora gli ho dato anche un nome. Quando alcuni anni fa lessi “il codice dell’anima” di Hillman, non credevo al daimon e a quelle teorie, perché consideravo che la vita reaale è ben diversa. Ho sempre sentito nella mia vita di avere una ambivalenza, tra bene e il male, ma essendo di natura buona, non desidero concepire il male. Ma come ha scritto anche la signora Marina, quando ci si immerge nella società o in mezzo agli altri, si può correre il pericolo di fare del male anche incosapevolmente o di immedesimarsi negli altri. Dopo lunghi anni ho capito che ho l’opinione che la gente del mondo esteriore è cattiva, perché ho paura di dover diventare cattiva se sto in mezzo a loro (perché loro sono stati cattivi con me fino all’adolescenza). Nella mia evoluzione ho capito che bisogna sconfiggere la concezione del male e concepire il bene, non aver paura della morte, tenere a bada l’inconscio negativo, avere degli ideali e credere in qualcosa di buono. Così il nostro demone o la nostra parte negativa non può fare del male.
    Nella seconda ipotesi del demone-creatività, su alcuni libri avevo letto sulla sublimazione, sull’aggressività da esprimere esteriormente in modo positivo, ecc.E il mio Daimon si esprime attraverso la creatività e l’arte.
    In questo caso il mio daimon l’ho indentificato definitivamente dopo aver letto e interessandomi sulla poesia, sull’arte, ecc. Che va dal 1700 al 1800.E’ come un daimon intellettuale, prima era negativo al massimo verso l’autodistruzione. Ora ho avuto la conferma che il mio daimon appartiene a quell’epoca del passato perché nel mio passato avevo sempre desiderato vivere in quell’epoca o essendo vissuta a quei tempi, (anche se razionalmente non credo a queste cose).

    cordiali saluti

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