Bellezza (7)
«La bellezza è malinconia?» Penso che si possa essere tentati, al primo impulso, di rispondere: «Sì». Perché la bellezza ci lascia a distanza. Ci tiene a distanza. Ci lascia ai margini. Resta lontana da noi. Solo che, invece di condurre alla prostrazione, costituisce una sorpresa, un avvenimento, un’epifania che sollecita il dispiegamento dell’anima e la gratitudine.
Christian Gaillard, Malinconia e prospettive, in AA.VV., Anima – Per nascosti sentieri, pagg. 24-25
Bellezza (8 )
No, la vera bellezza ha bisogno di silenzio. Una sola parola può distruggerla. La bellezza, la grande bellezza, può essere dolorosa: ci sono momenti in cui si vuole piangere, e il rumore di una voce umana, di una macchina, di una radio, perfino il gracchiare di un corvo possono essere tanto distruttivi quanto un sasso scagliato in uno stagno pieno di ninfee rosse e bianche. Di tanto in tanto un rumore può aumentare il piacere.
Fred Uhlman, Un’anima non vile; una lettera di Konradin von Honenfels prima della sua esecuzione, Guanda, 1987, pagg. 32-33
Bellezza (9)
«La luce della sua fronte dissipa le tenebre della notte come la fiamma nell’eremo dell’asceta solitario!» Questo verso, scritto da un grande poeta arabo per celebrare la sua beneamata, sembra essere stato composto per Ramata Kaba. Ramata era uno di quei rari esseri che Dio aveva curato con particolare meticolosità per modellarne la forma e fare del suo corpo un’opera perfetta. Non era né alta né bassa, né magra né grassa, la sua carnagione non era né scura né chiara, e il suo viso era gradevole e rassicurante come un chiaro di luna nel buio della foresta, un’alba in montagna o un tramonto sul mare tranquillo, un’immensa distesa d’acqua limpida o di erba verde. Per qualsiasi uomo normale, santo o miscredente, era impossibile guardarla, di fronte o di spalle, senza farsi cogliere dal desiderio. Era bella, molto bella, persino più bella di Gina Lollobrigida. E lei lo sapeva.
Abasse Ndione, Ramata, E/O, 2004, pag. 203
Bellezza (10)
«È molto bella. Il suo viso ha quasi sempre un’espressione profonda, significativa, appassionata. Qui sta il segreto del suo fascino. La sua bellezza non mi stanca mai; mi suggerisce sempre un sogno…»
Gabriele D’Annunzio, Trionfo della morte, Mondadori, 1995, pag. 17
Bellezza (11)
Se l’anima, come dice Plotino, “è sempre un’Afrodite”, allora essa ha sempre a che fare con la bellezza, e le nostre risposte estetiche sono la prova dell’attiva partecipazione dell’anima al mondo.
James Hillman, Politica della bellezza, Moretti e Vitali, 1999, pag. 11
Bellezza (12)
La bellezza è una qualità che diventa sensibile alla prima impressione; l’anima l’apprende e, riconosciutala, l’accoglie e in un certo modo le si accorda. Ma quando è impressionata da qualche cosa brutta, si agita, la rifugge e la respinge da sé come cosa discordante ed estranea.
Plotino, Enneadi, Rizzoli, I 6, 2, in Breviario di Plotino, Rusconi, 1997, pag. 60
Filed under: Alfabeto dell'interiorità | Tagged: Afrodite, Anima, Bellezza, James Hillman, Plotino | Leave a comment »