La Grande Madre — Introduzione

Tutto cominciò alle cinque di un mattino del 1945, quando decisi di nascere causando interminabili doglie a mia madre. Ero grosso e quindi dopo alcune ore di travaglio, alle cinque appunto, il medico si stufa e decide di ricorrere al forcipe. Mi prende per la testa e mi tira fuori. Così facendo, però, ne esco con il cranio un po’ allungato.
Poi mi prende per i piedi, perché stentavo a respirare, ma non calcola bene le distanze e mi fa sbattere contro il lettino. Un po’ lo strumento ostetrico, un po’ l’urto, un po’ la natura, e la mia faccia non ne giovò certo. Tanto è vero che la mia povera mamma quando mi vide si impressionò e lanciò il fatidico urlo: «Non voglio vederlo, è troppo brutto!».
Be’, come inizio niente male. Finisco così da mia nonna Carla. È lei a darmi il latte al suo seno, non materno, ma “nonnerno”.
Sì, avete letto bene. È stata mia nonna ad allattarmi perché anche lei aspettava un bambino. La differenza d’età con mia madre era di appena diciotto anni e a sua volta lei mi ha partorito a diciassette. Purtroppo il bimbo di mia nonna morì dopo il parto. Per questo io riesco a succhiare al suo seno. Già questo credo sia un caso unico al mondo.
Ma c’è dell’altro.
Da questo momento in poi, in tutte le occasioni importanti della mia vita, compare il nome di questo neonato “caro agli dèi” invece del mio. Quando la RAI mi fa il primo contratto, quando scrivo il mio primo articolo per una testata, quando mi laureo, ecco che invece di Gabriele appare scritto il suo nome. Anche quando ho condotto la prima diretta è apparso in sovrimpressione al posto di quello giusto. Ci sono abituato e mi stupisco ormai quando non capita.
Come mi sono assuefatto a questa stranezza, ho affrontato con lo stesso spirito numerose altre occasioni che mi si sono via via presentate, fino al giorno in cui ha fatto irruzione, appunto, nel mio vivere quella dimensione che gli anglosassoni chiamano “brillantanza”.
Nel 1968 decido di sposarmi. Faccio le pratiche (inutile dire che devo fare i documenti due volte perché scrivono il mio nome di battesimo errato con il solito scambio) e quindi con la mia futura moglie, da cui sono oggi divorziato, decidiamo di andare a comprare le fedi nuziali.
Ci troviamo casualmente in via Nomentana a Roma e altrettanto casualmente entriamo nella prima oreficeria che incontriamo sul cammino. Al banco c’è un anziano signore. Diamo i nostri nomi e, quando dico il mio, il padrone se ne esce con un: «Lei è per caso parente di Arturo La Porta?». Gli dico di sì e lui immediatamente aggiunge: «Ma lo sa lei che suo padre e sua madre hanno comprato le fedi proprio da me?».
Quanti gioiellieri ci sono a Roma? Come ha fatto quell’uomo a ricordarsi? Perché si rammentava proprio di papà? Credo sia inutile tentare di dare una spiegazione. Come è altrettanto inutile tentare di spiegare ciò che mi accadde al Salone del libro di Torino, nel 1990.
Sono da sempre un ammiratore di Hugo Pratt. Lo incontro e sono emozionato, felice.
E non do peso al fatto che lui mi si rivolge subito con un «Ciao, da quanto tempo». Poi parliamo con grande intensità di esoterismo e al momento di salutarsi lui mi fa una dedica sul suo libro Il romanzo di Criss Kenton.
Ma invece della firma fa un disegno.
Il volto di profilo di un indiano irochese che porta un grande orecchino, con sopra incastonato un cerchio con la croce di re Salomone. Ovvero il sigillo di Geova con un agnello al centro. Ebbene io da anni portavo al collo un talismano: un pendaglio con sopra impressa la croce di re Salomone. Mi stupisco e gli racconto della “coincidenza”.
Mi guarda a lungo e sussurra: «Niente di nuovo sotto il sole». Ovvero mi cita una frase di Giordano Bruno, una delle mie preferite: io sono un biografo di questo filosofo.
Coincidenze. Come quelle che mi inducono a ventitré anni a sognare un grande portone in via Arbia a Roma. Una voce mi dice di andare. Il giorno dopo mi reco sul luogo e “casualmente” incontro un uomo che mi chiede un fiammifero per la pipa. Scambiamo due parole, ci attardiamo, facciamo amicizia e questo signore diventa determinante nella mia vita. Mi fa scoprire la filosofia emetica e tutto un universo che mi porto dentro. Mio figlio porta il suo nome, Michele.
Che in ebraico vuol dire: chi è come Dio? Per rispondere occorre un poco di “brillantanza”, come per leggere questo libro che ha un solo vero scopo. Rivelare una dimensione parallela, e spesso nascosta, della realtà. La storiografia ufficiale ha sistematicamente cancellato i ricordi del mondo magico perché giudicato irrazionale, quindi indegno di esistere. Cercheremo invece di mettere in evidenza questo universo sconosciuto e spesso perseguitato, sia a livello psichico che fisico. È un lungo viaggio verso una forma di conoscenza che si esprime con concetti non necessariamente obbedienti alla logica di causa ed effetto, ma non per questo meno potenti dello scientismo. Si avvale anche dell’intuizione, che spesso non rispetta né spazio né tempo. A questo punto, però, si rende necessaria un’avvertenza. Stiamo per entrare in un mondo femminile. Perché la magia è femminile, splendidamente femminile. Occorre intendersi su questo elemento: femminile. Per ora è importante comprendere che non si tratta di una qualità esclusivamente delle donne, ma di una facoltà dello spirito. È la tolleranza, è la capacità di abbandono e di tenerezza, è la curiosità verso il nuovo, è l’accettazione del diverso, del debole, dello straniero. È l’energia che guida il mondo. È il sentimento dolce e rutilante, forte e languido, erotico e avvampante che sussurra alle creature il mistero della vita. È la Luna, è Artemide, è Persefone, è Iside, è Ishtar, è la madre che osserva, riflette, ama e non giudica. È la nostra capacità di intendere e di comprendere, priva di pregiudizi e di rancori. È l’energia raggiante che si dispiega benevola sulle creature. È la possibilità di un mondo privo di lotte e odi. È la pace della mente e del corpo. È la follia, la conoscenza. È contemporaneamente luce e buio, notte e giorno. È la possibilità del mutamento e della trasformazione. È insomma la parte migliore di noi, che la storia della violenza patriarcale ha soffocato per privilegiare il sangue e la lotta all’estasi dell’intuizione radiosa.
Il viaggio è dunque un itinerario sia esteriore sia interiore. Nella storia vedremo dove e quando il Femminile, che correderemo di maiuscola in segno di rispetto, è riuscito a emergere o a lasciare tracce simboliche in pittura, scultura, filosofia, letteratura, poesia e politica. E una volta evidenziati questi momenti, ecco che l’itinerario diventerà anche sotterraneo, verso l’elemento psichico più recondito. Perché Femminile è anche l’inconscio, sia individuale sia collettivo. Scoprendo l’oscura trama di questo millenario movimento, faremo anche dei ritrovamenti nella nostra città interiore. Scopriremo la città dei gioielli celata tra la vegetazione del rimosso e dell’oblio. Scopriremo il tesoro perduto che non sapevamo di possedere e che invece era soltanto in attesa di una principessa che tramutasse l’orrido apparente in un folgorante essere manifesto.
È un viaggio tra folgori, lampi, acqua, squarci e vampe. Tra persecuzioni e indomite resistenze. È scoprire il sotterraneo del cuore. È ascoltare la musica che l’orecchio cupo non riusciva a percepire più.
È, insomma, Femminile.
Sognare, forse. Ma che le interiorità erranti ci siano propizie.

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38 Risposte

  1. ciao gabriele!
    un grande abbraccio
    da re nudo 🙂

  2. Un grande abbraccio anche a te Re Nudo!

    A presto!

  3. Salve, caro Gabriele,
    ti ho seguito per notti intere. In questa selva di informazioni avrei avuto spesso bisogno di una guida e troppo spesso ho pensato a te. Avrei voluto porti mille domande sul mio percorso di vita e spirituale, segnato da tante sincronicità e da tante rinascite.
    Adesso voglio solo ringraziarti, perchè hai contribuito a farmi comprendere, per dirlo quasi con parole tue, che l’importante non è la propria destinazione, ma come si vive questo splendido viaggio: la vita!
    è bello riscontrare delle analogie con quanto da me vissuto, nel tuo vissuto. è come un ritrovarsi nell’altro, o più precisamente in questo meraviglioso calderone in cui ciascuno è tutto.

    Sono lieta di aver “scoperto” questo meraviglioso blog.

    Ti abbraccio fraternamente.
    Cristina

  4. Carissima Cristina,
    sapessi come questi messaggi mi facciano bene.
    Jung sostiene che non è importante percorrere il cammino della trasformazione fino in fondo.
    L’essenziale è intraprendere la strada. Il percorso è il percorso stesso.
    Un affettuoso saluto!

  5. Anche a me fa bene sapere che il mio messaggio ti abbia fatto bene. Sono davvero commossa. Così commossa che è da un quarto d’ora che cerco le parole, quelle giuste.
    Spero di riuscire, lungo questo cammino, ad abbeverarmi sempre presso le fonti del Perdono, le cui acque sono talmente limpide da risultare talvolta invisibili a quegli occhi che sono annebbiati dalla sofferenza. Leggendo ciò che scrivi, so che mi ricorderò di prestare attenzione a tutto quanto fluisce, pulsando di vita e rammentandoci che nulla è irrimediabile.

    A proposito delle splendide avventure che hai sopra narrato, trascrivo una citazione di Richard Bach che mi piaceva molto quando ero più piccina, ai tempi del liceo:

    “Ogni persona, tutti gli eventi della tua vita sono lì perchè tu li hai attratti lì. Quello che decidi di fare con essi dipende da te”.

    Ti saluto con un’ altra citazione, questa volta tratta da una canzone di un gruppo rock che a me piace molto:

    “This body. This body holding me. Be my reminder here that I am not alone in
    This body, this body holding me, feeling eternal. All this pain is an illusion.”

    Ti abbraccio forte.
    Cristina.

  6. Cara Cristina,
    anche io sono commosso dal tuo messaggio: le tue parole sono di straordinaria bellezza.
    Ti ringrazio per averle regalate a questo spazio!

    Spero che tornerai presto. Un caro saluto!

  7. Grazie, Gabriele.
    è bello sapere che un intellettuale della tua levatura si interessi così tanto al prossimo.
    Certo che tornerò, anche troppo spesso, vedrai!

  8. Gabriele, grazie per il sorriso, per la semplicità nonostante la tua levatura, grazie per il cuore e l’animo grande che hai e per essere così capace di prendermi per mano e senza presunzione per provare ad insegnarmi in parte quel che sai, in quelle notti in cui… forse il mio spirito insieme ad altri ancora sentono il bisogno di riunirsi per stare ad ascoltar l’amore in buona compagnia. Buon Natale e Tanti Auguri d’ogni bene.
    Un abbraccio, presto.

  9. Caro Prof. La Porta in questo giorno di vigilia, in attesa del rinnovarsi del miracolo nella notte santa magica ed eterna voglio augurarle un santo natale magico che possa portarle tutto ciò che il suo cuore desidera.
    Con stima ed estasi.
    Ps: non credo alle coincidenze ma solo all’avverarsi di un disegno divino già scritto per tutti..il mistero è avvolto dentro di noi nello sfogliare con amore e rispetto la nostra anima e far parlare il nostro cuore.
    Un abbraccio e felicissima di averla “trovata”.

  10. Cara Calliope, comunque – chiamiamole così – le “coincidenze” ci hanno permesso di “trovarci”. E ne sono felice. Ricambio ed estendo il tuo affettuoso augurio.
    A presto!

    Gabriele!

  11. Gent.mo Gabriele, ogni tanto ti seguo su Rai notte,
    ed ogni volta mi viene una nostalgia immensa di non conoscere personalmente persone che parlano di quegli argomenti. Mi sento come un piccolo pesce solo in un immenso mare vuoto. Figurati che tempo fa mi dissero che chi legge libri del genere di Freud e Jung, hilman, “impazzisce”. Ho letto sul blog i testi sulle coincidenze, nell’ultimo anno appena trascorso ho vissuto (secondo me) straordinarie esperienze emozionali e coincidenze che hanno a che fare con l’arte, la poesia, l’architettura, ecc. (Nel mio piccolo mi occupo di arte, poesia, ecc. e la mia cultura da autodidatta si discosta notevolmente da quella tradizionale del luogo in cui vivo di conseguenza non posso parlare con nessuno di ciò che vivo e sento, perché non le capiscono cose del genere (quelle cose tra arte, magia, inconscio, poesia emozionale, miti, ecc.), di conseguenza la mia parte razionale non mi fa credere a ciò che sento, vivo e vedo.
    Secondo te ciò che vive e sperimenta l’anima è vero?

  12. Cara Maria,
    ciò che vive e sperimenta l’Anima è vero, più vero dell’esperienza sensibile.
    Tutto è Anima.
    Approfondisci in te questo concetto.
    Un abbraccio!

    Gabriele

  13. Gent.mo Gabriele, vorrei descriverti in breve un’esperienza piena di coincidenze che ha a che fare con l’arte e l’anima , che ho vissuto nel maggio del 2008. A maggio ho fatto un viaggio a Londra per andare a trovare dei parenti, prima del viaggio feci delle ricerche su internet per trovare i musei da visitare o i luoghi dove hanno vissuto i miei personaggi, di musei c’è n’erano molti ma luoghi sui miei personaggi, nessuno. Ho visitato 4 musei, uno che non era previsto era il musei dei ritratti, perché credendo piccolo e di poca importanza. Nell’andare al National Gallery, lo trovai chiuso, nello stesso edificio c’era il museo dei ritratti, mia sorella disse, andiamo lì, ci andammo, nel vedere tutti i dipinti mi è piaciuto molto perché conoscevo tutti i personaggi della storia inglese. Arrivati in una sala, vidi un ritratto ma non ricordavo chi era, lessi la targhetta e lessi Coleridge con mia meraviglia. Mia sorella mi chiamò e mi disse se in un altro dipinto sulla parere opposta era quel poeta che mi piaceva, io dicevo (dovè), all’improvviso vidi il ritratto di Byron, poi quello di Shelley e quelli di Keats. La prima cosa che feci è che scoppiai a piangere forte. In quell’atmosfera surreale vidi provenire tra quei dipinti ma specialmente dal ritratto di Byron, una tensione e una folata di luce o fumo bianco. I miei fratelli e sorelle, vedendomi piangere stavano mettendosi a piangere pure loro per l’emozione, la prima cosa che gli dissi (non stata a guardare la mia reazione ma non potete capire ciò che sto vivendo), gli dissi che non sapevo di trovare e vedere i dipinti originali dei miei poesti preferiti.
    Mio fratello per scherzare e smorzare la tenzione emozionale che si era creata, disse che era il fantasma del poeta che ha voluto che lo vedessi.
    (mi meravigliai che disse quella cosa visto che lui non crede a nulla). Infine avevo esaudito un mio desiderio, leggendo (a bassa voce) in inglese una poesia che avevo scritto qualche anno fa per questi poeti, davanti a qualcosa che li rappresentasse. Non riuscivo a leggere poiché continuavo a piangere.
    Il foglio con la poesia me lo portai solo per fargli varcare la terra di quei poeti che non prevedevo di vederli in nessuna forma. Poi mio fratello chiese a un custode se potevamo fare una foto per ricordo, ma era proibito. Ma questo che era un giovane si mise a parlare un pò in inglese e italiano con tutti noi, e parlò degli altri artisti persenti nella sala e mi fece vedere nella sala adiacente l’archivio dei dipinti di questi poeti su un computer pubblico. Non ho mai vissuto un’esperienza così, dal punto di vista emozionale e culturale. Mi sembrava di aver avuto un trauma. Mi sembrava di aver vissuto una spece di sindrome di Stendal. Da allora i miei fratelli e sorelle mi prendono un pò in giro, e ogni volta che ora e in futuro c’è qualcosa che riguarda i personaggi che mi piacciono, devono vedere che reazione ho.

    Dopo quella esperienza mi sono posta delle ipotesi se devo crederci o no: Quello che ho visto era veramente un fantasma? Io che non credo ai fantasmi!
    Ciò che avevo vissuto era simile alla Sindrome di Sthendal?

    Da allora ho timore di andare in luoghi d’arte, per paura di avere strane reazioni e la paura di fare brutte figure davanti agli altri. Però ero convinta che certe esperienze si possono vivere una volta nella vita, così ero rassicurata.
    invece no!

    Dopo alcuni mesi venni a sapere che una mia sorella e nipote mi dovevano regalare un libro su Byron. Ma dopo un pò di tempo non avendo ricevuto ancora niente me ne dmenticai. Invece una sera Vennero a casa, mi diedero il libro e mi dissero che aspettavano di vedere la mia reazione, fu che mi ero così emozionata che il mio viso diventò rosso come un peperone, ma mi trattenni. in questo evento ci furono delle coincidenze, era il giorno 17, prima che mi davano il libro se ne andò la luce per 3 o 4 volte e stavo tutto il tempo ad accnedere la candela e spegnerla al ritorno della luce, e spegnerla di nuovo e così via. Io pensai Byron si voleva far sentire del suo Arrivo (attraverso il libro).

    La terza esperienza: premetto che viaggio raramente, ma trovando l’occasione di visitare Roma con una gita organizzata (che detesto fare), ma visto i numerosi luoghi da visitare ci andai con mia sorella.
    L’unico posto che non era previsto era Piazza di Spagna, dove desideravo andarci perché c’era la casa museo di Keats e Shelley. Oltremodo ero sicura che non avrei vissuto più l’esperienza di Londra nel vedere le oepre d’arte. Mi rimaneva l’idea di poter vedere alcuni dei miei capolavori preferiti:La scuola di Atene; il giudizio universale e la creazione di Adamo. La reazione che ebbi nel vedere questi capolavori e tutti gli altri, sono stati vertigini, e sgomento fino nel sentirmi piccolissima difronte a quelle grandezze, sia artistiche che dal punto di vista visivo. Alla fine incitai alla guida di andare a Piazza di Spagna. Finalmente vidi la palazzina dove visse Keats, il poeta) e dove morì. Ma per sfortuna era chiuso, finalmente ho potuto esaudire un altro desiderio di potergli declamare (a bassa voce) da più vicino alcuni suoi versi.
    (..Sospirami qualche parola di fuoco
    sorridimi come se quelle parole mi bruciassero
    stringiti a me come (uno) che ama o baciami
    e nel tuo cuore seppelliscimi) J.Keats.

    Per me queste esperinze sono straordinarie, perché erano le prime volte che vidi dei musei veri e propri, delle opere pittoriche di pittori famosi, delle sculture di Canova e altre, e tante altre cose. Così belle che non le ho mai viste dal vero, che è un altra cosa.
    La parte più angosciante era la differenza che sentivo da tutte quelle cose tutte messe insieme in uniche città o il niente dove vivo io.

    Le domande che mi pongo.
    Devo credere ai fantasmi?
    Alle coincidenze?

    la cosa più importante che capii è le le emozioni erano così forti per “l’innamoramento dell’anima”,
    La mia anima si era innamorata di quelle forme d’arte , dei personaggi, ecc.
    E quando l’anima ama è felice.

  14. E’ vero, piccola, che l’ANIMA quando si innamora è felice. Per capire meglio ANIMA leggi alcune voci riportate su questo blog. Mi piace la tua scrittura e non preoccuparti della lunghezza. Credo nelle coincidenze. Non a caso ho scritto un libro (fuori commercio) “Coincidenze Miracolose” con i disegni di Donatella Scatena.
    Non credo ai fantasmi come presenze. Sono “ENERGIE” sospese. Forse tu ti sei messa in contatto con queste.
    ciao g.

  15. http://precariamens.wordpress.com/2009/01/27/inter-mezzo/

    dicci che ne pensi, gabriele

  16. ciao ragazzi, vi rispondo con un po’ di ritardo ma vi dico che il video che ho visto è suggestivo. (precariamens: il vostro nome ci ricorda una ferita aperta nell’Occidente, l’insicurezza stabile. Orribile contraddizione, che sa di ansia e paura. Chi vuole i precari non è precario)

  17. Scrivo qui a proposito di coincidenze, e anche di educazione e di buon carattere e di anime buone.
    Caro professore, da quando ho letto il tuo libro Coincidenze Miracolose, che ora (accipicchia!)devo restituire in biblioteca, faccio caso a tante cose che succedono intorno a me. Mi si è aperto un nuovo mondo.
    Vorrei raccontare quello che è successo l’altra domenica in un supermercato.
    Dunque ..ero con mia figlia a un banco e aspettavo il nostro turno. A un certo punto si è avvicinato un ragazzo (bella faccia, bel sorriso, denti candidi, riccioli, sembrava un cherubino) e ha preso il pezzetto di carta con il numero per la fila. Rendendomi conto che noi non l’avevamo fatto, mi affretto a prenderlo e lui con il suo bel sorriso mi dice ” c’eravate prima voi, scambiamoci i numeri”. Resto piavevolmente stupita da tanta gentilezza e ringrazio calorosamente.
    Fatta la spesa, ci avviciniamo alle casse. La fila era decisamente molto lunga. Dopo un po’ si avvicina una signora anziana e, senza parere, quando ormai toccava a noi, si infila davanti a noi. Io con gentilezza le dico “signora, si dovrebbe mettere in fila!” Lei con aria un po’ attonita replica” ma.. non so… sono venuta con mio nipote che mi ha mollato qua…sono di Pisa, non so le usanze di qui..” Tutto molto buffo, sia l’espressione del viso che il concetto espresso. Prese da tenerezza nei suoi confronti, sia mia figlia che io, la invitiamo comunque a passare (nonostante la ns fretta per l’ora tarda). Dopo pochissimo arriva il nipote e …sai chi era? Quel ragazzo che aveva voluto che ci scambiassimo i biglietti al banco.
    Non credi, prof, che sia una bella coincidenza? Nel supermercato ci saranno state centinaia di persone!
    Un bacio, Paola

  18. cara Paola, io penso che uno dei comuni denominatori delle coincidenze sia lo scambio di doni. baci

  19. nell’ombra oscura delle tenebre della notte dura,
    si insidia la paura.
    di noi non si trova piu la vvia sicura.
    si puo andare avanti soltanto trovando luce nel nostro cuore,
    portando chiarezza alla sublime certezza
    del nostro piu virtuoso obbiettivo.
    se le tenebre oscura , la luna matura , ciò che spinge ad inoltrarsi nei sentieri sconosciuti dell’inconscio.
    ma cosi consciamente non si arriva proprio a niente.
    l’abbandono forse è piu trasparente .
    abbandonarsi nella certezza di un abbraccio piu propizio a lui piu fittizio.
    il compito e forse tenere saldamente il sentiero del cuore sostenuto da compassione e amore .
    la vita senza loro non è altro che l’insieme di capricci e desideri, nascenti a proposito, per sprofondare nelle paludi del male,rimanente cosi, l’eterno chaos.
    il sentiero di virtù è tutt’altro che desiderio capricioso di avere e dare.
    e solo qualita di donare ed imparare in umilta e silenzio.
    bg
    con questo nosro chiacherare ,vorremmo noi due partecipare.amanti non tanto della vita, ma alla sua piu sublime esenzialita.

  20. La rivelazione è di questa mattina,insomma la mia situazione è simile a quella descritta da Maria:il pesciolino fuori dall’acqua,peggio un pesciolino a cui tutti chiedono amore,dedizione,comprensione.Un pesciolino importante..ma un po’ solo.Sola? Ecco questa mattina ho visto le cose in maniera opposta..Io non posso definirmi sola perchè incompresa,io ho il dono di sentire il mondo di Anima,le sue storie,le so capire,ma soprattutto sento il suo amore costantemente..Mia madre non mi ha saputo amare,ma Anima eccome..se no..non saprei donare amore a chi mi sta vicino.Allora è questa la chiave: è

  21. Chi riceve simili doni,deve imparare a donare agli altri,mettendo se stesso in secondo piano. Non si tratta di essere buoni,o altruisti..credo che sia proprio una legge..ci deve essere una proporzione tra quello che ricevo e quello che dono..Forse,Prof..forse è questa la sezione aurea dell’amore?

  22. Anche in questo caso potrebbe, ma io penso che il donare non prevede psicologicamente il desiderio della restituzione. Baci.

  23. caro Gabriele (questa volta ti dò del tu),
    A me ultimamente è successo questo.
    Avevo trovato una cosa che mi serviva per qualcosa di “magico” (diciamo così) che devo fare ed invece di acquistarlo la lascio lì.Stranamente. E poi ci penso e mi dico ma perchè non l’ho comprato? eppure ora so il perchè..
    Dopo alcuni mesi torna una una signora, da una città all’estero e dallo shop di un museo, mi porta un pacchetto.
    Eccolo.Se non è “magia” questa….

  24. Credo che abbia ragione,Prof… donare dovrebbe gratificare per sè stesso..altrimenti somiglia ad un baratto. Grazie per avermi risposto,era un post molto..emotivo e confuso..!!!

  25. Cara Amalia, non mi sembrava confuso, ma intenso. Baci.

  26. Cara Map pina, questa è una coincidenza junghiana. Baci.

  27. baci baci baci a farfallina caro Gabriele

  28. Baci baci anche a te, cara Map pina

  29. comunque avanzo sempre un bacio

  30. Map,grazie! Ogni volta che posti un video per me è una esperienza ed una scoperta..anche questa volta non mi hai deluso..Molto suggestivo,e mi hai dato l’idea di rileggermi la favola di Apuleio..eppoi quella frase che si sente..”dall’inverno non ritornerai..e chi non conosce questa minaccia..?! Un bacio Malì

  31. Ps..il mio bacio non può certo compensare quello che ti deve il Proffi.. 😳 😆

  32. Cara Amalia chissà se un dì ci conosceremo..possibile che io sia sempre d’accordo con te?
    Per quanto riguarda ilproffi ebbene è la mia indole…ninfa….(eccalalà… battutina?)….poi magari arriva Pan e fuggo … non che ilproffi sia Pan…caso mai Afrodite….ecchè sto leggendo Hillmann “saggio su Pan” giusto per farci la pace co stò Pan (è necessario per la mia coscienza occidentale traviata da bigotti chiesaioli) e ora scappo devo comprare il …pane a proposito.Pane cafone è ovvio.Cotto sulle fascine.(Spero non delle casse da morto…)
    Per quanto riguarda Freud sarebbe stato meglio non leggerlo mai, se ne sta aquattato nella mia memoria e non mi consente di fare altre battute su Pan.Ma perchè Freud ha rovinato tutto???Tutto finisce là.
    Scherzo, è solo una fase transitoria del mese di Agosto, cara Amalia, —agosto cervello mio non ti conosco—…a proposito ho inserito degli orribili video dalla cultura o pseudo cultura dei cartomanti televisivi partenopei della mia terra da morir dal ridere.
    Egoisticamente ti invio mezzo bacio, sono diventata tirchia…

  33. E’ bellissimo…anche se si vede un’ pò male..Gabriele dimmi che ne pensi.

  34. Forse i rom sono figli di Pan? Non li vuole nessuno….

  35. O Pan abita qui…?

  36. Pan riflette , sogna, la sua inafferabile ninfa…

  37. è arrivata la pioggia nel bosco di Pan…

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