Continuiamo il nostro viaggio, lasciandoci sedurre ed onorando
Afrodite d’oro, Dea di Cipro, che infonde il dolce desiderio negli Dei
e domina le stirpi degli uomini mortali,
e gli uccelli che volano nel cielo, e tutti gli animali,
quanti, innumerevoli, nutre la terra, e quanti il mare
dall’Inno Omerico, citato in Ginette Paris,
La rinascita di Afrodite, Moretti&Vitali, 1997
Lo scritto che segue è tratto dal Dizionario dell’Inconscio e della Magia, il mio ultimo libro edito da Sperling & Kupfer.
Afrodite
Dea dell’Amore e della Bellezza. È figlia di Urano. Nasce dai testicoli e dallo sperma di questo Dio, che fu evirato da Crono. Quando le parti amputate di Urano caddero in mare, ecco che sorse la Dea. Appena uscita dal mare fu portata dagli Zefiri a Citera e poi a Cipro. Qui l’accolsero le Stagioni (le Ore) che la vestirono splendidamente e la portarono tra gli Immortali. Afrodite è il divino che estrinseca in una sessualità dove spesso la parte razionale, il nostro ego, è travolto o quanto meno escluso. Da qui il sospetto o addirittura l’avversione delle religioni del Mediterraneo nei confronti di questa Signora madre di Eros. Suoi appellativi sono principalmente Philommeides, che vuol dire amante dei sorrisi, ma anche e soprattutto amante dei genitali. Poi anche Anasyrma, che significa Arte di sollevarsi la veste.
La sessualità e la sensualità di Afrodite sono direttamente in contatto con la nostra parte Ombra, quindi con l’inconscio. Per tale motivo tutti i culti e le cerimonie legati alle parti profonde e sotterranee di Afrodite sono state condannate non solo dai religiosi, ma da tutti i pensatori di stampo razionalista. Così come da moltissimi psicoterapeuti. Persino Platone si vede “obbligato” a scindere Afrodite in due. Quella nata da Urano è la Dea dell’Amore Puro. E quella nata da Dione (un mito tardo rispetto al primo) è la Dea dell’Amore “volgare”. Questa si chiama Afrodite Pandemia.
Nella filosofia ermetica non esiste Amore Volgare. Nella filosofia junghiana non esiste amore “volgare”. Alcuni altri nomi di Afrodite erano Peitho, colei che persuade; Porne, colei che si prostituisce; Psithiros, colei che bisbiglia; Parakyptousa, colei che sbircia.
Quest’ultimo scritto su Afrodite andrà a comporre un altro tassello dell’Alfabeto dell’interiorità. Sullo stesso tema vi consiglio inoltre il testo di Thomas Moore, Lo spirito del sesso, Sonzogno, Milano 1998.
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Lo stesso concetto di pornotico, ed il suo relativo psicologico, l’oscenità (ciò ch’è fuori scena) sarebbero da ripensare filosoficamente.
ah, si fa intrigante questo blog! anche se… secondo me… Massimo M., nuovo arrivato, dovrebbe argomentare la sua tesi. a quanto ho appreso, il blog di Gabriele è una terra di di mezzo governata dal principio della partecipazione e della libera condivisione, perciò non conservi tutte le sue intuizioni per gli incontri privati!
Evviva la sincronicità! Ciao Gabriele, ieri sera leggevo la voce ‘Pleroma’ nel tuo ultimo libro e da lì arrivarono una serie di associazioni. Il Pleroma gnostico come Essenza Suprema viene considerato da Jung corrispettivo del Sé autentico e allora perché non ripensarlo nei termini di un ologramma (come sostiene Grof e molti altri). Mi piace pensare al Grande Ologramma come universo tissutale composto da infinite vie di luce, capace di restituirci ciò che siamo nel profondo (qualcuno direbbe, le nostre energie sottili) in termini di realtà. Ed ecco, inizio a distinguere alcune vie luminose tra cui la trama dorata intessuta dal filo di AFRODITE, che tutto permea con afrore. Chi è in grado di riconoscere tale aroma, respirarlo per lasciarsi trasportare lungo la via tracciata, e infine fondersi con esso…quale estasi! Stamane ascoltavo Battiato cantare: “…ed è in certi sguardi che si vede l’infinito…tutto l’universo obbedisce all’Amore…come puoi tenere nascosto un amore?…come possiamo tenere nascosta la nostra intesa?”.
(tratto dall’ultimo splendido album di Franco Battiaro Fleurs 2).
E allora, che dire?, ogni cosa ci parla d’Amore…se sappiamo sentire nelle nostre profondità quel profumo e seguirne l’invisibile scia…
Volevo condividere questo sentire. Un abbraccio, Sarah