Una critica penetrante del modo di concepire la nostra esistenza, in particolare in rapporto con il nostro modo di abitare il mondo. Nell’epoca dello scientismo e della tecnica come fede accecante, del mercato globale, la natura ha finito per ridursi ad una massa estranea da cui trarre soltanto merci. L’uomo sembra definitivamente estromesso dal suo ambiente, avendo costituito attraverso il potere della sua mente un mondo artificiale e artificioso, sostitutivo di quello reale. Una società ormai composta
da individui tanto narcisisti psichicamente quanto mercantilmente intercambiabili
dichiara Duque, e
tanto autarchici quanto sottomessi a un’identica impronta mediatica, tanto desiderosi di un’estetica contemplazione della natura quanto pienamente sradicati dalla terra natale… tanto pieni di tecnica quanto manchevoli di mito e di storia.
Duque non inneggia però ad un ritorno ad un’area epoca felice, ad una natura virginea e ad un uomo edenico, ma indica una strada che attraversa e combina filosofia ed architettura, il pensiero di Heidegger e il modo di costruire di Meis. Una via in cui l’industria e la tecnica non conducano ad un olocausto dell’interiorità, ad una nuova stagione dell’essere.
Félix Duque, Abitare la terra. Ambiente, Umanismo, Città. Moretti & Vitali, 2007
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