Vi propongo oggi una riflessione sull’aldilà dell’immenso Carl Gustav Jung. Come sempre attendo i vostri pensieri. A presto!
Se nell’aldilà tutto fosse piacevole e buono, certamente vi sarebbe un’amichevole relazione tra noi e gli spiriti beati, e la bontà e la bellezza si effonderebbero su di noi fin dallo stato prenatale. Ma non capita nulla di simile. Perché vi è questa insormontabile barriera tra i vivi e i morti? Almeno la metà dei racconti di incontri con i defunti narra di terrificanti esperienze con spiriti oscuri; e di regola il regno dei morti osserva un silenzio gelido, non turbato dal dolore dei familiari dei defunti. Per seguire il pensiero che involontariamente mi viene: il mondo, così mi pare, è troppo unitario perché possa esservi un aldilà nel quale la natura degli opposti sia del tutto assente. Anche di là vi è la «natura», che a suo modo è di Dio. Il mondo nel quale entreremo dopo la morte sarà un mondo grandioso e terribile, come Dio e come tutta la natura che conosciamo; e non credo che la sofferenza possa cessare del tutto. […] Ritengo probabile che anche nell’aldilà esistano certe limitazioni, ma che le anime dei morti solo per gradi scoprano dove siano i limiti del loro stato di libertà.
La doppia nascita
Da qualche parte «di là» deve esserci un elemento determinante, una necessità che condiziona il mondo, che cerca di porre una fine alla condizione ultraterrena. Questa costrizione creativa deciderà – così immagino – quali anime si immergeranno di nuovo nella nascita. Alcune anime forse ritengono lo stato dell’esistenza tridimensionale più beato di quello «eterno»; ma forse questo dipende dalla misura di compiutezza o di incompiutezza della loro vita terrena che hanno portato con sé. È possibile che la continuazione della vita tridimensionale non abbia più alcun senso una volta che l’anima abbia raggiunto un certo stadio di comprensione; e che allora non debba più tornare indietro, perché quella più piena comprensione avrebbe reso impossibile il desiderio di reincarnarsi. In tal caso l’anima si dileguerebbe dal mondo tridimensionale, e aggiungerebbe ciò che i buddisti chiamano il Nirvana. Ma se ancora rimane un karma disponibile, allora l’anima è ripresa da desideri e ritorna ancora una volta alla vita, forse anche perché resta ancora qualcosa da compiere.
Carl Gustav Jung, Ricordi Sogni Riflessioni, citato in Gabriele La Porta, Dizionario dell’Inconscio e della Magia, Sperling & Kupfer, 2008.
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