Libertango e “I passeri perduti”

I passeri perduti

                                                                                          
Amo i passeri perduti
che tornano dall’aldilà
a confondersi con un cielo
che mai più potrò recuperare.

Tornano di nuovo i ricordi,
le ore giovani  che ho dato
e dal mare giunge un fantasma
fatto di cose che amai e persi.

Tutto fu un sogno, un sogno che perdemmo
come perdemmo gli uccelli ed il mare,
un sogno breve e antico come il tempo
che gli specchi  non possono riflettere.
Dopo cercai di perderti in tante altre
e quell’altra e tutte eri tu;
infine riuscii a capire quando un addio e’ un
addio,
la solitudine mi divorò e fummo due.

Tornano i passeri notturni
che volano ciechi sul mare,
la notte è uno specchio
che mi  ridà la tua solitudine

Sono solo un passero perduto
che torna dall’aldilà
a confondersi con un cielo
che mai più potro recuperare.

Mario Trejo

Liete Presenze

Vi regalo e mi regalo queste righe di Marina che non commento. Per non sporcarle.

Caro Gabriele,
questo post mi ha turbato e mi ha ricordato di un sogno che ho fatto circa tre anni fa.
Era già un po’ di tempo che mi svegliavo di soprassalto o, sarebbe più esatto dire, che mi imponevo di svegliarmi, nel senso che nel bel mezzo del mio sogno, mi rendevo conto che un elemento esterno al sogno stava arrivando velocemente ed io, impaurita da quella irruzione, mi svegliavo, a volte urlando terrorizzata. Tanto che i miei si preoccuparono pensando che fossi esaurita. Ma io ero solo impaurita da quella presenza.
Poi, un giorno, per liberarmi da questa situazione che oramai si ripeteva ogni notte, decisi che mi sarei fatta coraggio ed che avrei affrontato questa presenza che continuava ad insistere.
Così, nel bel mezzo di un sogno, ecco che sento questo “rombo” arrivare veloce: mi sforzo di non aprire gli occhi e di tenere aperti gli occhi dell’immaginazione…ed ecco che velocemete, avvolta in un vortice d’aria, arriva questa presenza che si ferma, inaspettatamente, dolcemente davanti a me, come se avesse dei cuscinetti degli ammortizzatori ad aria, per spiegarci. Era una figura imponente, né uomo né spirito, sfiorava la terra.
Mi dice: “Il paradiso non è quello che vi hanno insegnato.”
Ricevuto il messaggio, aprii gli occhi immediatamente, anzi in automatico.
Accesi la luce e restai così, distesa supina, pensierosa ed immobile a fissare il soffitto.
Nessuno nel sonno, dopo quella volta mi ha più impaurito.

Chiara mi chiede spesso: “Mamma, ma chi sono quegli spiriti strani e magri che vengono nel sonno che mi chiamano per nome? Mi fanno paura, sono cattivi?”
Ed io le rispondo: “No, amore, non sono cattivi ma se non vuoi che vengano più perché ne hai timore, chiedi loro cosa vogliano, ascoltali e vedrai che la paura passerà.”

Un bacio.

Aldilà

Vi propongo oggi una riflessione sull’aldilà dell’immenso Carl Gustav Jung. Come sempre attendo i vostri pensieri. A presto!

Se nell’aldilà tutto fosse piacevole e buono, certamente vi sarebbe un’amichevole relazione tra noi e gli spiriti beati, e la bontà e la bellezza si effonderebbero su di noi fin dallo stato prenatale. Ma non capita nulla di simile. Perché vi è questa insormontabile barriera tra i vivi e i morti? Almeno la metà dei racconti di incontri con i defunti narra di terrificanti esperienze con spiriti oscuri; e di regola il regno dei morti osserva un silenzio gelido, non turbato dal dolore dei familiari dei defunti. Per seguire il pensiero che involontariamente mi viene: il mondo, così mi pare, è troppo unitario perché possa esservi un aldilà nel quale la natura degli opposti sia del tutto assente. Anche di là vi è la «natura», che a suo modo è di Dio. Il mondo nel quale entreremo dopo la morte sarà un mondo grandioso e terribile, come Dio e come tutta la natura che conosciamo; e non credo che la sofferenza possa cessare del tutto. […] Ritengo probabile che anche nell’aldilà esistano certe limitazioni, ma che le anime dei morti solo per gradi scoprano dove siano i limiti del loro stato di libertà.

La doppia nascita

Da qualche parte «di là» deve esserci un elemento determinante, una necessità che condiziona il mondo, che cerca di porre una fine alla condizione ultraterrena. Questa costrizione creativa deciderà – così immagino – quali anime si immergeranno di nuovo nella nascita. Alcune anime forse ritengono lo stato dell’esistenza tridimensionale più beato di quello «eterno»; ma forse questo dipende dalla misura di compiutezza o di incompiutezza della loro vita terrena che hanno portato con sé. È possibile che la continuazione della vita tridimensionale non abbia più alcun senso una volta che l’anima abbia raggiunto un certo stadio di comprensione; e che allora non debba più tornare indietro, perché quella più piena comprensione avrebbe reso impossibile il desiderio di reincarnarsi. In tal caso l’anima si dileguerebbe dal mondo tridimensionale, e aggiungerebbe ciò che i buddisti chiamano il Nirvana. Ma se ancora rimane un karma disponibile, allora l’anima è ripresa da desideri e ritorna ancora una volta alla vita, forse anche perché resta ancora qualcosa da compiere.

Carl Gustav Jung, Ricordi Sogni Riflessioni, citato in Gabriele La Porta, Dizionario dell’Inconscio e della Magia, Sperling & Kupfer, 2008.